Viganò, Maffeis, Milani: la cordata dei preti amanti del cinema

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Giovani, martiniani per ordinazione, cinefili per vocazione: sono i sacerdoti al centro della scena comunicativa della Chiesa, una cordata dal Nord Italia verso Roma, passando per il cinema. I protagonisti di oggi e quelli che verranno.

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Mentre sembra profilarsi nella persona dell’ormai uscente Custode di Terra Santa e Guardiano del Monte Sion, padre Pierbattista Pizzaballa, francescano, il possibile successore del card. Angelo Scola alla guida dell’Arcidiocesi di Milano, l’intera Italia settentrionale, Lombardia in testa, si ritaglia un ruolo di spicco nel panorama comunicativo della Chiesa, con alcuni personaggi che da tempo si passano il testimone – quasi in cordata – in alcuni posti chiave. Ad accomunarli un tratto insolito: la passione per il cinema.

In principio fu Dario Edoardo Viganò. Cognome brianzolo, ma nato brasiliano e cresciuto milanese, l’attuale – primo – prefetto della neonata Segreteria per la comunicazione e già direttore del Centro Televisivo Vaticano dal 2013 al 2015, si è formato presso i gesuiti e i salesiani ed è stato ordinato sacerdote dall’allora arcivescovo di Milano, Carlo Maria Martini. Una carriera, quella di mons. Viganò, interamente legata alla comunicazione – nella quale campeggiano per curiosità la realizzazione nel 2014 delle prime riprese dagli oltre 130 metri della cupola di San Pietro e più recentemente l’inaugurazione del profilo ufficiale del Papa anche su Instagram – con un ruolo di rilievo per il cinema: nel 2004 gli viene chiesto di assumere l’incarico di presidente di quell’Ente dello Spettacolo che nel 2006 sarebbe divenuto la Fondazione Ente dello Spettacolo, cui si aggiunse per mons. Viganò la direzione della “Rivista del cinematografo”, il più longevo periodico italiano sul cinema. Prima di sbarcare al nuovo incarico vaticano, mons. Viganò si è diviso fra il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, in particolare nella Direzione generale per il cinema, la Commissione Nazionale Valutazione Film della Cei – della quale divenne presidente nel settembre del 2004 – le svariate docenze in campo comunicativo e il Festival del cinema di Venezia, per il quale è stato anche membro di giuria.

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Cinema, Fondazione Ente dello Spettacolo e Commissione Nazionale Valutazione Film tornano nelle passioni e nella carriera di don Ivan Maffeis. Trentino di Pinzolo, ex direttore del settimanale “Vita Trentina” e dell’Ufficio comunicazioni sociali della diocesi di Trento, Maffeis è stato nominato nel maggio 2015 direttore dell’Ufficio nazionale comunicazioni sociali della Cei con il compito di fare da portavoce ai vescovi, sostituendo nell’incarico mons. Domenico Pompili, nominato vescovo di Rieti. A questo ruolo si sono aggiunti nel giugno 2013 quello di presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo – succedendo a mons. Viganò – e di direttore della “Rivista del cinematografo” e nell’ottobre 2015 quello di sottosegretario della Cei. All’Ufficio nazionale comunicazioni sociali, don Ivan Maffeis arriva dopo aver ricoperto ruoli di docenza e quello di presidente della Commissione Nazionale Valutazione Film, anche in questo caso prendendo il posto di mons. Dario Edoardo Viganò. Avvicendamenti di rilievo e niente affatto casuali, soprattutto tenendo conto che non si tratta degli unici.

Chi si muove nell’Arcidiocesi di Milano e nei suoi canali d’informazione non può infatti prescindere dalla conoscenza di don Davide Milani, vero Figaro della comunicazione ambrosiana tablet-à-porter. Lecchese, formatosi al giornalismo nella storica testata locale “Il Resegone” e fino al 1995 dirigente d’impresa e responsabile della qualità nel settore metalmeccanico, don Davide – i più omettono di usare il già acquisito “don Milani” – è ordinato sacerdote nel 2001 durante l’episcopato di Carlo Maria Martini. Dal 2007 don Davide è responsabile della comunicazione dell’Arcidiocesi ambrosiana e portavoce del card. Dionigi Tettamanzi prima e del card. Angelo Scola poi, ruolo che mantiene tuttora. Docente di comunicazione nelle università milanesi, dal 2015 è presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo – succedendo a Maffeis, che però si mantiene membro del consiglio di amministrazione – e direttore della “Rivista del Cinematografo”, incarichi ai quali si è aggiunto nel febbraio scorso – va da sé – quello di presidente della Commissione Nazionale Valutazione Film, subentrando nuovamente a don Ivan Maffeis.

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Ben avviato a ruoli di spicco nel futuro – anche cinematografico – dell’Arcidiocesi e della Chiesa italiana sembra essere don Gianluca Bernardini, dal 2009 a servizio dell’Ufficio comunicazioni sociali dell’Arcidiocesi di Milano per il settore cinema e teatro, con il compito di seguire gli aspetti pastorali delle sale della comunità (come fu in origine per mons. Viganò). Per lui all’inizio del 2015 sono arrivate anche la presidenza dell’Associazione Cattolica Esercenti Cinema – con annessa direzione della rivista e del sito internet dell’Associazione – e quella dell’Acec Lombardia. All’attivo don Gianluca ha già anche un ruolo di membro di giuria in una kermesse cinematografica, nell’edizione 2012 del Fiuggi Family Festival.

Profili che sembrano ben adattarsi ad un pontificato mediatico come quello di Francesco, che a più riprese ha però dimostrato di essere più soggetto dei media che loro fruitore. Il Papa non nasconde, comunque, il proprio interesse per il cinema, in particolare per La strada di Fellini, Roma città aperta di Rossellini e naturalmente per l’ormai celebre Il pranzo di Babette di Axel, una cui scena è citata anche nella recente esortazione apostolica postsinodale Amoris laetitia come esemplificativa della gioia che deriva dalla condivisione e dal procurare diletto agli altri. Per l’Arcidiocesi di Milano un futuro da Oscar.

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