C’è chi visita Roma in tre giorni e alla fine del tour si è fatto una cultura di sedili di bus e metropolitane. E c’è chi, anche nel turismo, si prende il suo tempo. Se obesità e mal di stomaco sono figli della (non) cultura dei fast-food, confusione e vesciche ai piedi lo sono del “turismo rapido“, pratica diffusa e alla quale certo tutti, prima o poi, si è costretti per diverse ragioni: vacanze ridotte all’osso, lavoro o studio che premono sul poco tempo libero a disposizione. Ma è quando si scopre che non sempre – quasi mai – il “vedere tutto” è migliore del “vedere bene” che si approda in quella che una fantasia prevalentemente anglofona ha chiamato urban-trekking, slow touring, vagabonding, ma che rimane una pratica che trova in Italia una delle sue mete privilegiate e nella cultura italiana una delle più adatte e ricettive. Un turismo a passo d’uomo, un po’ figlio del ritmo del pellegrino medievale e un po’ della moderna sostenibilità, nel quale sono la città e l’arte ad adattarsi ai ritmi umani e non il contrario.
Una buona notizia, che merita certamente di essere festeggiata e che infatti Siena, fra le città capofila di questa pratica di umanità e arte, celebrerà dal 25 ottobre fino al 3 novembre. Ad essere ricordati saranno i dieci anni dell’iniziativa Trekking urbano, che coinvolge ormai 34 comuni italiani (pochi), con eventi che spazieranno dalla scoperta delle stanze segrete del Palazzo comunale, uno fra gli edifici più rappresentativi di un certo Medioevo italiano, al volo in mongolfiera sopra l’inconfondibile profilo della città toscana. Le opere dell’ingegno e del lavoro di Giovanni Pisano, Lippo Memmi, Sano di Pietro, Giovanni Antonio Bazzi detto “il Sodoma”, Lorenzo di Pietro “il Vecchietta”, Domenico e Rutilio Manetti si apriranno all’osservatore come una lunga corsa dal Trecento all’epoca moderna. Una corsa lenta, che è impossibile farsi scappare.
Nell’immagine: Siena, Torre dela Mangia.