La mafia, una svastica e la politica. Note a margine di un incontro di preghiera e di festa.
Rom e Sinti
Paolo VI, Riboldi e quella santità fra i Rom
Don Giovanni De Robertis
Simone M. Varisco
Mentre a pochi chilometri di distanza, nel cuore di Milano, è ancora in corso il Sinodo minore diocesano “Chiesa dalle genti”, qui con la cattolicità della Chiesa ambrosiana ci si siede a tavola. E tra un caffè e la Santa Messa celebrata in una roulotte, si legano passato, presente e futuro della pastorale dei rom e dei sinti. Cattolici, “genti” anche loro della medesima Chiesa al pari di latinoamericani e ucraini, gruppi spesso più in vista. Eppure una presenza plurisecolare, non solo a Milano, riconosciuta come tale anche dal 47° Sinodo diocesano inaugurato alla metà degli anni Novanta dal card. Carlo Maria Martini. La Chiesa è «chiamata ad annunciare loro il Vangelo della salvezza», si scriveva oltre 20 anni fa, attraverso una pastorale specifica che sia consapevole di come «Rom-Sinti-Kaolie, pur essendo in larga parte cittadini italiani, costituiscono un gruppo etnico con una propria cultura e lingua».
Storie di donne. Suor Lucia Mazzoleni, a Bergamo fra cultura dell’incontro e sorriso di Dio
Suor Lucia Mazzoleni – entusiasmo e sguardo vivace – mi accoglie nel suo ufficio sotto un cielo che minaccia pioggia. «Più che un ufficio, un magazzino – scherza – anzi, un “ufficio operativo”!».
Porajmos. 16 dicembre 1942, la deportazione degli zingari negli occhi di Pankok
Il 16 dicembre 1942 Heinrich Himmler firma il “decreto Auschwitz”. È l’inizio del Porajmos, il “grande divoramento”, la deportazione di tutti gli zingari del Reich a Birkenau. Dimenticati dalla storia, sono ricordati nelle poesie e nell’arte. Come in quella del pittore e scultore tedesco Otto Pankok.