Si può contribuire a cambiare la storia anche con un regalo. Bene lo ha dimostrato Paolo VI: prima donando la propria tiara ai poveri nel 1964, dopo una celebrazione con il patriarca di Antiochia dei Melchiti, Massimo IV Saigh, fra i protagonisti del Vaticano II; in seguito imponendo la propria stola sulle spalle del patriarca di Venezia, Albino Luciani, nel 1972, in seguito suo successore; e, fra i due momenti, privandosi anche di un anello.
Paolo VI
Come invece potevano apparire. Quei Pontefici che non furono cappellani
Il Papa come “cappellano dell’Occidente”? Un ruolo già rifiutato da Pio XII e da suoi successori. Troppo spesso «in mezzo a due popoli» a cui si vuole bene.
La Russia “tagga” il Papa e invia un messaggio all’Occidente
La storia è fatta di appuntamenti. Appuntamenti con la storia da non mancare, nel presente. Appuntamenti da ricordare, nel passato.
Impariamo dagli animali. Ma ad essere uomini
Una carezza contro pelo, per rimanere in tema. Figli pochi, genitori ancora meno. È la società dell’orfanezza. Che compensa la propria solitudine con cani e gatti. Chiudendo il cerchio di una società suicida ed egoista. Che avrebbe da imparare, anche dagli animali.
Una morte da Papa
«Siamo in buona compagnia. Io tengo sempre vicino al mio letto la fotografia che raccoglie coi loro nomi scritti sul marmo, tutti i nostri morti». A mettere nero su bianco queste parole, con una macchina da scrivere «nuova e tutta per me» è papa Giovanni XXIII, in quello che è considerato il suo testamento spirituale alla famiglia Roncalli: una lettera inviata dal Papa al fratello Zaverio il 3 dicembre 1961, ad un anno e mezzo dalla propria morte.