Precari come foglie in attesa del vento, oppure immobili come pastori che contemplano il Nuovo.
«Si sta come / d’autunno / sugli alberi / le foglie». È il testo della poesia Soldati di Giuseppe Ungaretti, fra i più evocativi della letteratura. Scritta nel 1918, la poesia tratteggia in quattro versi l’esperienza del poeta e soldato in trincea, verso la fine della Grande Guerra, nel bosco di Courton, in Francia.
L’ennesimo Natale in cui non taceranno le armi, non solo in Ucraina, ci mette di fronte all’inquietudine dell’esistenza. Sia essa minacciata da un bombardamento, dalla malattia o dalla naturale condizione di precarietà che tutti ci accomuna e tutti dimentichiamo.
«Si sta». Aggrappati al fragile ramoscello di una vita, come foglie d’albero in autunno in spasmodica attesa di un colpo di vento. Immobili e sospesi.
«No’ istavamo immobili e sospesi / come i pastor che prima udir quel canto» (Pur. XX, 139-140). Sono la fede e la maestria di Dante Alighieri a restituire un senso a questa attesa. È il Gloria in excelsis Deo che risuona nel Purgatorio del nostro e di ogni tempo a risvegliare anime intorpidite dal dolore e dall’indifferenza.
Più che foglie in attesa della fine, siamo uomini e donne sul limitare di un nuovo inizio. Si sta come a Natale immobili i pastori.
Buon Natale
Simone M. Varisco
Nell’immagine: Jorge Cocco, Adorazione dei pastori, 2021 (particolare). Credit: Royal Mail.
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