La storia, la politica e la letteratura hanno già dimostrato che il tarlo del potere, della corruzione e della devianza non appartengono soltanto alla metà maschile del mondo. Così come la virtù e la santità. Una parità alla quale non sfugge neppure la religione. Nelle Chiese che hanno già raggiunto una sorta di equiparazione con la componente maschile, come è il caso di diverse denominazioni protestanti, gli scandali “al femminile” – economici o sessuali – purtroppo non sono più una novità.
Da questo punto di vista, la Chiesa cattolica non fa eccezione. È degli scorsi giorni la notizia di una religiosa statunitense accusata di abusi sessuali nei confronti di una giovane ragazza. Soltanto un caso contro i molti che vedono coinvolti sacerdoti ed educatori uomini, verrebbe da dire, ma purtroppo nulla affatto raro né tanto meno unico. Sufficiente, insieme agli altri, a sfatare il mito femminista che il momento di crisi vissuto dalla Chiesa ci va riproponendo: che “concedere” (un punto di partenza, peraltro, di un maschilismo disarmante) più potere alle donne potrebbe ridurre l’incidenza di piaghe come la pedofilia e la pederastia.
Molti segnali di allarme fanno pensare, invece, che la prossima frontiera del malaffare ecclesiale ci condurrà ben oltre il clero, proprio verso gli ordini religiosi femminili e i movimenti laicali, finora soltanto lambiti dallo scandalo di abusi e potere. Anche perché, in molti casi, viziati dal medesimo lassismo che caratterizza una certa parte del percorso di discernimento dei candidati al sacerdozio, come più volte denunciato dallo stesso Pontefice.
L’ultimo riferimento pochi giorni fa, nel libro intervista con il missionario clarettiano Fernando Prado “La forza della vocazione” (Edizioni Dehoniane, 2018). L’omosessualità tra i sacerdoti e i religiosi «è qualcosa che mi preoccupa – afferma papa Francesco – perché forse a un certo punto non è stato affrontato bene. Nella formazione dobbiamo curare molto la maturità umana e affettiva». «Quella dell’omosessualità – prosegue il Pontefice – è una questione molto seria. Nelle nostre società sembra addirittura che l’omosessualità sia di moda e questa mentalità, in qualche modo, influisce anche sulla vita della Chiesa».
È fuor di dubbio che un maggiore coinvolgimento delle donne nella vita ecclesiale – anche decisionale e ad alto livello – non sarebbe che il giusto riconoscimento del loro ruolo insostituibile nel Popolo di Dio, nonché di quel «genio femminile» indicato anche da Paolo VI e Giovanni Paolo II. Ma non sarebbe certo una panacea a tutti i mali.
Tanto più che anche nella Chiesa si sta consumando il sottile passaggio dal “più donne al potere” al “più potere femminile”, nella convinzione – errata – che un “potere rosa” sia intrinsecamente migliore di uno “azzurro”. Cliché dei colori a parte, alla base di questa idea non c’è che un pregiudizio assurto a ideologia: la natura maschile tende al male, quella femminile al bene. Se le cose stessero davvero così, la soluzione sarebbe di una semplicità disarmante: interdire agli uomini i ruoli di comando.
Invece, nel bene e nel male, c’è molto di più, anche e soprattutto nella prospettiva offerta dalla santa (e controcorrente) fantasia del Cristianesimo. In grado di svelare quanto il re sia nudo e che a nulla varrà qualsivoglia rivoluzione di genere – e tanto meno di gender – se non sarà il sistema, e in ultima analisi l’umanità stessa, a cambiare. «Il femminismo sta facendo lo stesso lavoro del patriarcato, ma meglio», ha scritto l’attivista Jessa Crispin nel suo “Why I am not a feminist” (“Perché non sono femminista”, Sur, 2018). E non c’è da stare sereni.
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Il femminismo come rivendicazione di diritti non salverà la Chiesa, mentre il ruolo della donna come servizio è certamente importante. Ma la Chiesa non ha bisogno di salvatori, essendo sostenuta dallo Spirito Santo. Il male presente nella società e quindi spesso anche nella Chiesa c’è sempre stato già nel gruppo di dodici apostoli per cui il fedele sa che c’è e che ci sarà, ma sa anche che la Chiesa non verrà mai meno, secondo la profezia di Gesù, perché la Chiesa non è altro che il Corpo mistico di Cristo, composto dei santi, delle anime del purgatorio e di noi pellegrini su questa terra. La Chiesa in duemila anni non è mai stata così grande come ora, sia come numero di battezzati nella Chiesa Cattolica, sia come paesi del mondo in cui è presente, sia come numero delle diocesi e dei vescovi, a cui bisogna aggiungere il gran numero di beati e santi canonizzati di entrambi i sessi vissuti nell’ultimo secolo.