Celebrata ieri in molte chiese ortodosse la festività di sant’Ambrogio. Particolarmente sentita a Milano, dove il santo è da anni una porta aperta verso le comunità dell’est Europa. Ma anche verso la Cina, dove Ambrogio è modello per i giovani teologi in uno dei momenti più delicati della storia religiosa del Paese.
A distanza di quasi due settimane dalla ricorrenza cattolica, Milano è tornata a festeggiare il compatrono della città. Numerose Chiese ortodosse hanno infatti celebrato ieri, 20 dicembre, la festività di sant’Ambrogio, venerato anche dalla Cristianità orientale. Appuntamento particolarmente sentito in una Milano sempre più multiculturale, dove la componente ortodossa è importante e in crescita.
A chi si trovasse a frequentare la basilica di Sant’Ambrogio, ed in particolare il suo scurolo – la cripta che custodisce le spoglie del santo, insieme a quelle di Gervasio e Protasio – non potrebbe sfuggire il pellegrinaggio pressoché continuo di fedeli provenienti dall’est Europa, in gran parte donne. Capi velati da foulard variopinti, che si fermano compostamente davanti alla cripta, si fanno il segno di croce, si inginocchiano, sussurrano alcune preghiere e riprendono il loro viaggio in una città un po’ meno straniera.
Sono numerose le denominazioni ortodosse presenti a Milano: dalla Chiesa ortodossa russa, che raccoglie anche le comunità ucraine e moldave, a quelle ortodossa romena, ortodossa bulgara, ortodossa serba, ortodossa greca con le comunità della diaspora, ortodossa eritrea ed ortodossa etiope, senza dimenticare la Chiesa apostolica armena, che fa parte delle Chiese ortodosse orientali, e la Chiesa copta ortodossa, che è una della prime quattro sedi patriarcali con Gerusalemme, Antiochia e Roma.
Segni di fede attorno ai quali sono rinate comunità in gran parte formatesi grazie ai flussi migratori, nelle quali il disagio e il senso di abbandono sono colmati dal permanere di forti legami spirituali e culturali con la terra d’origine. In questo senso, le Chiese svolgono un insostituibile ruolo di mediazione, agevolando il rifiorire di tradizioni liturgiche e linguistiche. Ad un clima di reciproca collaborazione contribuisce da anni la diocesi di Milano, favorendo l’azione pastorale delle Chiese ortodosse anche attraverso l’assegnazione di luoghi di culto in città.
Chiese storiche, ma spesso in stato di abbandono – come quella di San Vito in Pasquirolo, quasi fagocitata dalla rapida crescita urbanistica – che nella cessione ad una delle Chiese ortodosse hanno trovato nuova vita e risuonano oggi di liturgie tutt’altro che estranee alla tradizione ambrosiana, che da sempre ha guardato ad Oriente. Una vicinanza che nel 2009 ha condotto l’allora arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi, a “prestare” per la prima volta la basilica di Sant’Ambrogio agli ortodossi per celebrarvi la ricorrenza del santo titolare, anch’esso milanese di adozione. Una ricchezza liturgica che nella basilica trova un momento importante anche nella Messa cattolica in latino e in rito ambrosiano, celebrata alle 11.00 di ogni domenica e nelle festività, alla quale prendono parte i canonici del Capitolo della basilica, mentre l’antico canto ambrosiano è affidato alla Cappella musicale ambrosiana, diretta dal maestro Paolo Massimini.
Non sono mancate iniziative in favore delle Chiese ortodosse anche da parte del Comune, come nel caso della chiesa ortodossa russa dei Santi Nicola e Ambrogio, insediata fra gli unici portici ancora agibili del Lazzaretto dei Promessi Sposi, in via San Gregorio. Un pezzo della storia di Milano salvato dagli ortodossi, che lo hanno ristrutturato a proprie spese, arrivando a preservarne la memoria anche con l’ipotesi di installarvi un museo. Una chiesetta in legno, che ogni domenica prova ad accogliere due-trecento persone, divenuta troppo piccola e per la quale ora si domanda all’amministrazione comunale il permesso per un ampliamento.
La mediazione di sant’Ambrogio non si ferma comunque ai fedeli ortodossi. Spingendosi più ad Oriente e tornando in seno alla Chiesa cattolica, da anni proprio il Patrono di Milano, insieme all’Immacolata, è l’emblema di purezza interiore, sete di verità e ricerca accademica scelto dal Forum di Studi cattolici dei giovani ricercatori cinesi che si svolge ogni anno a Pechino il 7 e 8 dicembre e che è giunto nel 2016 alla sua nona edizione. Protezioni tutt’altro che superflue per i 96 ricercatori cinesi chiamati quest’anno ad affrontare anche tematiche di teologia dogmatica, morale, inculturazione, ecologia cattolica, antropologia, esegesi, storia e dialogo di civiltà, in uno dei momenti più delicati della storia religiosa della Cina, rinnovata dalle scelte operate da papa Francesco negli ultimi mesi rispetto alla complessa situazione della Chiesa cattolica nel Paese. Uno sguardo alla fede e alla politica nel quale anche sant’Ambrogio era esperto.
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