È attesa per il prossimo 18 giugno l’enciclica Laudato si’ di papa Francesco. Un tema, l’ambiente, fra quelli al centro del suo pontificato, come lo è stato per i suoi predecessori. Una ecologia umana per salvare l’uomo nel creato, contro gli schemi dell’ecologismo e della cultura dello scarto. Anche all’Expo.
Il cristiano è «una persona chiamata non solo a coltivare e a custodire la terra, ma a preservare e a dare continuità all’ordine della creazione nel quale si inserisce a pieno titolo il tema della nutrizione», ha ricordato mons. Giovanni Angelo Becciu, sostituto per gli Affari generali della Segreteria di Stato, intervenuto l’11 giugno alla celebrazione del National Day della Santa Sede all’Expo di Milano, citando il discorso dello scorso novembre pronunciato da papa Francesco in occasione della Seconda conferenza internazionale sulla nutrizione. Un approccio all’ambiente che obbedisce all’onnipotenza creatrice di Dio e pone al centro dell’impegno della Chiesa la dignità – spirituale e materiale – dell’uomo. Il creato diviene quindi anche ambiente privilegiato della produzione di cibo e teatro di «un’azione condivisa che abbia come priorità la riduzione del numero degli affamati», ha proseguito Becciu. In ultima analisi «un più diretto ripensamento dei nostri stili di vita, che sembrano ormai unicamente orientati alla globalizzazione dell’indifferenza».
Sono infatti Dio, l’uomo e il creato al centro dell’interesse della Chiesa per l’ambiente. «Non è che la Chiesa abbia un progetto sull’ecologia – ha ha sottolineato il card. Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e incaricato di seguire i lavori della nuova enciclica, intervenuto all’Esposizione milanese lo scorso 29 maggio – vuole soltanto assistere l’umanità nel suo cammino. I temi portanti [dell’enciclica] sono quelli dell’ecologia umana e dell’ecologia naturale. Nella Bibbia, Dio ha creato due cose: la Terra e l’uomo, il giardino e la persona. Non si può amare Dio senza amare ciò che ha creato». Un’impostazione che da sempre ha caratterizzato l’approccio della Chiesa all’ambiente, sin dalle origini. L’interesse per la natura condusse i Padri della Chiesa a riaffermare l’onnipotenza di Dio, ammonendo all’adorazione del Creatore in luogo della creatura, come era invece d’uso fra i pagani. La Bibbia mostra che non potrebbe esistere l’uomo senza Dio e che il mondo non avrebbe scopo senza l’uomo.
Una posizione sulla quale inevitabilmente sarà modellata anche l’ormai prossima enciclica di papa Francesco e che è destinata a far discutere. Anzi, «controversie ce ne sono già», come ha sottolineato Turkson. «Ci dispiace un po’ – ha dichiarato il Cardinale – che [le controversie] provengano per la maggior parte dall’Occidente, dagli Stati Uniti, come se fosse il Santo Padre ad attaccare. Il Papa è conscio di non essere uno scienziato. “È vero o non è vero che c’è il cambiamento climatico?”, non è questo il punto. Non possiamo vivere senza custodire la vita dell’uomo».
«Il coltivare e custodire non comprende solo il rapporto tra noi e l’ambiente, tra l’uomo e il creato, ma riguarda anche i rapporti umani», ricordava papa Francesco a pochi mesi dal suo insediamento, nell’udienza generale del 5 giugno 2013, in coincidenza con la Giornata mondiale dell’ambiente. Una visione dell’ecologia non orientata esclusivamente alla conservazione di quanto l’uomo ha ricevuto, ma ad una sua collaborazione attiva alla creazione, un aspetto sovente trascurato nell’impostazione ecologista dominante. «I papi – ricordava ancora Francesco in quell’occasione – hanno parlato di ecologia umana, strettamente legata all’ecologia ambientale».
Solo due anni prima, il 9 giugno 2011, parlando nella Sala Clementina ai nuovi ambasciatori accreditati presso la Santa Sede, Benedetto XVI sottolineava come «adottare in ogni circostanza un modo di vivere rispettoso dell’ambiente e sostenere la ricerca e lo sfruttamento di energie adeguate che salvaguardino il patrimonio del creato e non comportino pericolo per l’uomo devono essere priorità politiche ed economiche» e «in questo senso, appare necessario rivedere totalmente il nostro approccio alla natura». Se l’importanza dell’ecologia appare «ormai indiscussa», come ricordava nel settembre di quell’anno l’allora Pontefice nel suo discorso al Bundestag tedesco, è vero anche che esiste «un punto che mi pare venga trascurato oggi come ieri. Esiste anche un’ecologia dell’uomo. Anche l’uomo possiede una natura che deve rispettare e che non può manipolare a piacere. L’uomo non crea sé stesso. Egli è spirito e volontà, ma è anche natura, e la sua volontà è giusta quando egli rispetta la natura».
Un concetto che torna ad interrogare profondamente la famiglia umana, anche in merito all’accesso alle risorse. «Riflettere sull’accesso al cibo e all’acqua – ha evidenziato il card. Angelo Bagnasco, intervenuto al National Day della Santa Sede all’Expo – è un’occasione per ragionare sulle logiche del mercato, l’allocazione delle risorse e le disponibilità future». «Senza apocalissi e illusioni – ha proseguito il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana – bisogna individuare dove si annidano le strutture di peccato affinché nessuno, donna o uomo, debba morire di stenti o vedere morire i propri figli. La Chiesa contribuisce e può contribuire alla lotta alla fame annunciando il Vangelo e la visione dell’uomo che ne scaturisce». Una visione inevitabilmente collegata a quella cultura dello scarto sulla quale più volte è tornato ad insistere papa Francesco e che già a Buenos Aires costituiva uno dei temi portanti del suo episcopato.
Un tema ripreso anche sotto il neologismo di de-creazione nella potenza documentaria ed evocativa di alcune delle fotografie esposte nel padiglione della Santa Sede all’Expo di Milano. Tasselli di mondo che raccontano dell’opposizione dell’uomo alle leggi morali e naturali, di una perdita di senso etico che sfocia nella violenza e nella distruzione, anche ambientale. Un tema ricorrente nella partecipazione della Chiesa a manifestazioni internazionali, quali la 55a Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia, nel 2013, e nell’opera del card. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura e commissario generale per la Santa Sede all’Expo di Milano.
«La Santa Sede a Expo è come una spina nel fianco per le coscienze», ha sottolineato il card. Ravasi, a margine della sua partecipazione al National Day della Santa Sede. «La parola ebraica Adamo significa color ocra, che è il colore della terra. Noi siamo fatti di materia e la terra è la nostra sorella, come ricorda anche papa Francesco nella prossima enciclica. La Bibbia non pone l’uomo sulla terra perché la soggioghi, ma perché la abiti, la coltivi e la custodisca. Nella Bibbia si dice anche che per ogni ingiustizia Dio manda sulla terra un granello di sabbia; all’uomo sembra una piccola punizione e difatti continua ad allontanarsi dalla Legge: non è un caso che i deserti continuino ad allargarsi».
Nell’immagine: Luca Catalano Gonzaga, Witness Image a Expo Milano 2015.
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Il Sismografo