Con la “rinuncia” di Reinhard Marx e di Annegret Kramp-Karrenbauer, Chiesa cattolica e CDU perdono due leader del progressismo della Germania cattolica. Ora alla ricerca di un successore.
Ci sono passi indietro destinati ad avere conseguenze. Uno è quello del card. Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e attuale presidente della Conferenza episcopale tedesca, che, in vista dell’assemblea generale della Chiesa in Germania che si svolgerà a Magonza dal 2 al 5 marzo, ha annunciato che non si renderà disponibile ad un secondo mandato alla presidenza. Ufficialmente per dedicarsi all’arcidiocesi di Monaco e per «fare largo ai giovani» (al momento il Cardinale tedesco ha 66 anni, non certo un record nella Chiesa), ma a pesare sulla decisione deve essere soprattutto la profonda crisi che sta vivendo la Chiesa cattolica in Germania, sempre più ridotta ai minimi termini (salvo che negli introiti, ma è solo questione di tempo) e ottusamente tentata da soluzioni che la storia e il protestantesimo hanno già dimostrato essere fallimentari, dalle indiscriminate “aperture” sull’onda del pensiero dominante alle versioni “light” della dottrina cattolica.
Il clima che caratterizza la fine della presidenza Marx non è, infatti, dei più sereni. È scontato che l’avvio di un processo di rinnovamento porti con sé resistenze e malumori, ma la Chiesa tedesca appare attraversata da fratture troppo profonde su alcuni temi cruciali per poterle derubricare ad una semplice opposizione al cambiamento – il gender e l’accompagnamento (quanto realmente pastorale?) delle persone omosessuali, il sacerdozio per le donne, l’abolizione del celibato sacerdotale, per citarne solo alcuni.
Spinte in avanti al limite dello scisma, che non godono del sostegno di papa Francesco, come dimostra la frenata imposta all’ordinazione sacerdotale di uomini sposati e donne contenuta nell’esortazione apostolica Querida Amazonia diffusa nei giorni scorsi. In verità, scandali sessuali e malaffare finanziario sembrano aver allontanato il popolo di Dio dalla Chiesa ben più della presunta arretratezza dottrinale dell’universo cattolico, mentre l’avvio di un biennio di consultazioni sinodali in Germania dà l’impressione di muoversi su binari predeterminati.
Se nella Chiesa è tempo di spostamenti (indietro), anche in campo politico in Germania i movimenti non mancano. Ha fatto discutere, per l’impatto sullo scenario politico tedesco, la scelta di Annegret Kramp-Karrenbauer, la “delfina cattolica” della cancelliera Angela Merkel e fra le principali candidate a raccoglierne l’eredità nella CDU e nel Paese, di rinunciare alla guida dei cristiano-democratici tedeschi e alla corsa alla cancelleria federale in vista delle elezioni del 2021. A far decidere la Kramp-Karrenbauer è stato il caso Turingia, con la CDU travolta dalle polemiche per aver votato il nuovo governatore del Land insieme all’AFD, il partito dell’ultradestra. Una sintonia fortemente criticata dalla Kramp-Karrenbauer, secondo la quale «l’AFD va contro tutto ciò che rappresenta la CDU». Un veto, però, che non ha messo d’accordo le diverse anime dei cristiano-democratici, confermando la profonda crisi d’identità dei conservatori in Germania.
Ciononostante, come da tradizione, i legami della CDU con la Chiesa cattolica tedesca non mancano. Proprio Annegret Kramp-Karrenbauer in passato aveva fatto parlare più volte di sé per alcune esternazioni in tema di religione. Non più tardi di due anni fa, in un’intervista a Christ & Welt, supplemento di Die Zeit, la AKK aveva dichiarato, a proposito dell’ordinazione femminile, di «sperare» che «presto le donne possano diventare sacerdoti». Una posizione ribadita pochi mesi fa in un’intervista alla rivista Publik-Forum, nella quale l’ex delfina della Merkel sosteneva che l’accesso delle donne al sacerdozio e l’abolizione del celibato sacerdotale per gli uomini potrebbero incentivare le vocazioni. Tornando nuovamente sul tema poche settimane fa, per RedaktionsNetzwerk Deutschland, la Kramp-Karrenbauer ha precisato che «la decisione di vivere senza famiglia è un ostacolo troppo grande per molti» uomini e che l’ordinazione delle donne dovrebbe passare per il «primo passo» della loro ammissione al diaconato. Annegret Kramp-Karrenbauer dimostra, così, di conoscere perfettamente quanto si agita – senza che possa essere esplicitamente dichiarato – in alcuni ambienti della Chiesa, tedesca e non solo: una ricetta tanto semplicistica quanto rovinosa.
Nulla di cui stupirsi, se si tiene conto che la Kramp-Karrenbauer figura tra i membri del Zentralkomitee der deutschen Katholiken (ZDK), il Comitato Centrale dei Cattolici Tedeschi, fra le più potenti organizzazioni cattoliche laiche in Germania, che vanta fra i propri membri numerosi politici e altri esponenti di spicco della società tedesca. Suo attuale presidente è Thomas Sternberg, politico della CDU, lo stesso partito di Annegret Kramp-Karrenbauer e Angela Merkel. Nonostante una storia di dissenso rispetto all’insegnamento della Chiesa su numerosi temi (fra i più noti, nel 2015, il favore espresso dal Comitato alla benedizione delle unioni omosessuali nelle chiese in Germania), il Comitato Centrale dei Cattolici Tedeschi rimane un interlocutore privilegiato dei vescovi tedeschi e del loro presidente. Suo, ad esempio, il ruolo di primo piano nella risposta della Chiesa tedesca alla crisi degli abusi sessuali sui minori, alla quale far corrispondere, come ripetutamente affermato dal ZDK, una risposta «radicale» e «di rottura». Ma sue anche le analisi delle ragioni della crisi, individuate primariamente nel celibato sacerdotale e – risolutamente – non nella diffusa omosessualità, a scapito delle evidenze offerte da altri studi.
Diversi commentatori indicano proprio nel Comitato Centrale dei Cattolici Tedeschi il principale protagonista del cammino sinodale in corso in Germania. Con esiti che appaiono scontati, se si guarda alla reazione del Comitato alla Querida Amazonia. «Con la sua esortazione apostolica post-sinodale sul Sinodo amazzonico, papa Francesco prosegue il cammino che ha scelto. Si rivolge a tutto il popolo di Dio e a tutte le persone di buona volontà in un linguaggio chiaro e comprensibile, anche emotivo», scrive il ZDK in un comunicato. «Sfortunatamente, non trova il coraggio di attuare vere riforme nelle questioni relative all’ordinazione degli uomini sposati e alle capacità liturgiche delle donne, che sono state discusse per 50 anni». La delusione per quelli che vengono giudicati come dei mancati “passi avanti” è palpabile e la condanna nei confronti del Pontefice assume toni da 1517. «Dopo la pubblicazione del Lineamenta sul Sinodo amazzonico e le deliberazioni a Roma, le aspettative in merito a passi specifici verso la riforma, in particolare per quanto riguarda l’accesso all’ufficio sacerdotale e il ruolo delle donne, erano molto alte. Ci dispiace moltissimo che papa Francesco non abbia fatto un passo avanti nella sua lettera. Piuttosto, rafforza le posizioni esistenti della Chiesa romana [sic!, römischen Kirche] sia in termini di accesso al sacerdozio sia di partecipazione delle donne ai ministeri».
Sul tema, il Comitato Centrale dei Cattolici Tedeschi può anche contare sull’interpretazione data alla Querida Amazonia dal card. Marx. Pur non prendendo apertamente le distanze da Francesco, il presidente uscente della Conferenza episcopale tedesca non intende chiudere la porta alle ambizioni teutoniche di archiviare il celibato clericale. «Chiunque si aspetti decisioni concrete e istruzioni per agire, non le troverà nell’esortazione post-sinodale», ha ammesso Marx, ponendo l’accento sulla natura di «cornice di riflessione» del documento e assicurando che le raccomandazioni per il cambiamento emerse dal Sinodo amazzonico «sono ancora in discussione».
Con la “rinuncia” sincrona del card. Reinhard Marx e di Annegret Kramp-Karrenbauer, Chiesa tedesca e cristiano-democratici si trovano entrambi nella condizione di cercare nuove personalità in grado di condurle fuori dalla crisi. Per la Chiesa in Germania, al pari delle organizzazioni che le orbitano attorno, il presente narra ancora di ricchezza e potere, ma le chiese sempre più vuote pongono più di una nube all’orizzonte e le soluzioni moderniste appaiono scontate sulla carta, ma tutt’altro che tali nelle realizzazioni.
Sul fronte politico, anche in Germania si conferma la ricerca di una sponda religiosa fra i partiti conservatori. Le caratteristiche del nuovo leader, però, sembrano più che mai incerte. Se la scelta ricadesse su un leader cattolico forte, infatti, per la CDU si tratterebbe di una presa di distanze dall’atteggiamento accomodante che ha caratterizzato gli anni della leadership luterana di Angela Merkel e un’adesione, forse, alle istanze più novatrici caldeggiate dalla maggioranza della Chiesa cattolica tedesca. Con un rischio all’orizzonte: che, complice la recente evoluzione del conservatorismo europeo e statunitense in chiave tradizionalista, la polemica politica possa coinvolgere anche il piano religioso, acutizzando le divisioni già presenti anche nella Chiesa cattolica.
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completamente d’accordo sulla analisi della povera ricca Chiesa tedesca
Grazie del riscontro Adriano