Da dieci anni un appuntamento fisso con il passato e il presente delle migrazioni degli italiani. Dati, statistiche, approfondimenti, sempre con la persona al centro. È questo lo spirito del Rapporto Italiani nel Mondo, che giunge quest’anno alla sua decima edizione. Lo stesso spirito che anima la Fondazione Migrantes, organismo pastorale della CEI, che ne cura la pubblicazione. Un’opera a più mani, alla cui stesura hanno partecipato 53 autori, dall’Italia e dall’estero, fra i quali chi scrive. Cinquanta saggi, che spaziano dai dati statistici alla riflessione, dalla prospettiva storica alla contemporaneità del fenomeno migratorio italiano.
«Se la storia è davvero maestra di vita – si legge in apertura del Rapporto Italiani nel Mondo 2015 – il vero fine dell’andare avanti nella riflessione sulle migrazioni è riuscire a far sì che ci sia un giorno in cui la decisione di partire per ogni migrante deriva da una scelta e non da un obbligo». Parole nelle quali riecheggia l’ammonimento di papa Giovanni Paolo II, scritto in occasione della 90sima Giornata Mondiale del migrante e del rifugiato, il 21 novembre 2004. «Costruire condizioni concrete di pace, per quanto concerne i migranti e i rifugiati – sottolineava l’allora Pontefice nel suo messaggio – significa impegnarsi seriamente a salvaguardare anzitutto il diritto a non emigrare, a vivere cioè in pace e dignità nella propria Patria».
«Ci si augura che la storia o meglio le storie nazionali di ciascun popolo, siano d’esempio per comprendere che la chiusura non porta rimedio, alzare i muri crea solo astio e rancore – dichiarano congiuntamente mons. Gian Carlo Perego, direttore della Fondazione Migrantes della Conferenza Episcopale Italiana, e Delfina Licata, responsabile Studi e Ricerche della Migrantes e storica curatrice del Rapporto Italiani nel Mondo – L’accoglienza governata e voluta è l’unica strada possibile e percorribile».
L’edizione 2015 del Rapporto Italiani nel Mondo rappresenta la decima tappa nella storia di questa pubblicazione. Come è cambiato il fenomeno dell’emigrazione italiana in questi anni?
In realtà il cambiamento ha riguardato la mobilità tout court. Lo vediamo con quello che sta capitando con l’arrivo in diversi Paesi europei dei richiedenti protezione internazionale. Nel generale mutamento dei numeri e delle caratteristiche della mobilità umana, quella italiana è storicamente incisiva e pregnante per gli elevati numeri che l’hanno caratterizzata, ma anche per le peculiarità che l’hanno contraddistinta.
La mobilità italiana di oggi è contraddistinta da numeri sempre più alti e generalmente da uniformità di genere. Le donne hanno la stessa intraprendenza degli uomini e anche in passato il loro ruolo discreto e silenzioso è stato fondamentale nella riuscita degli uomini ai quali erano accanto. Mogli, madri, lavoratrici o casalinghe sono state determinanti nella riuscita del progetto migratorio e sono determinanti anche oggi nel cambiamento culturale della mobilità. Sono sempre più numerosi anche i nuclei familiari che si spostano nel mondo.
Matrimoni a distanza, coppie bi-nazionali, migranti per amore sono le nuove e moderne figure da cui hanno origine le famiglie globali, quelle per le quali le coordinate su cui realizzano la socializzazione e la costruzione dell’identità sono situate oltre i confini nazionali. In altri termini, nelle famiglie globali il confronto con l’estraneità, con il diverso, l’altro, il mondo è all’ordine del giorno. Come nelle famiglie, così ogni migrante di oggi all’interno dei processi di globalizzazione vive la globalità della sua identità, per cui il mondo esterno e l’altro, prima estraneo, diventano parte integrante della vita.
Rispetto agli anni precedenti, nel 2014 in Italia è diminuito il numero di immigrati e aumentato il numero di emigrati, questi ultimi in gran parte italiani. Eppure di questo si parla poco. Perché?
In realtà forse se ne parla troppo e male! La Migrantes ha questo come obiettivo primario da portare avanti: la corretta informazione della realtà delle cose. All’interno di una informazione carente, superficiale, corrotta, alterata vi sono protagonisti che sfruttano per loro tornaconto personale e professionale l’indirizzamento dell’opinione pubblica verso interpretazioni fuorviate che mettono in campo atteggiamenti nervosi o vere e proprie chiusure mentali. A ciò si aggiunge la ormai risaputa considerazione che l’Italia ha della emigrazione come di qualcosa da dimenticare, di cui non fare memoria perché legata alla povertà, ai volti emaciati dalla fame, alla guerra e alla carestia. Si stenta nel nostro Paese a vedere l’emigrazione come occasione di riscatto, opportunità di rivalsa, come vantaggio per scambio interculturale all’interno di una casa comune, l’Europa, e di un mondo sempre più globalizzato.
Al centro del Rapporto Italiani nel Mondo c’è l’emigrazione italiana. Che valore assume un’opera come questa in un 2015 segnato da promesse di accoglienza, dall’impegno della Chiesa, ma anche dal ritorno delle barriere in seno all’Europa?
Il valore del Rapporto deriva dal fatto che si tratta di un progetto che la Chiesa italiana vuole e persegue attraverso la Fondazione Migrantes, suo strumento pastorale, da ben dieci anni. Significa cioè che la Chiesa, grazie al suo lavoro costante e meticoloso sul territorio, ma anche all’estero ha un occhio privilegiato sui fenomeni della mobilità. Vede e segue, ha contezza delle trasformazioni sociali in anticipo. L’accoglienza è un valore intrinseco all’umanità e alla cristianità e questo valore oggi viene ad essere protagonista indiscusso. Siamo chiamati a mettere a frutto questo nostro dovere di fratellanza e ad essere esempio in un momento in cui la paura del diverso, anch’essa profondamente umana, si pensa possa avere la meglio. I tempi cambiano, ma la migrazione resta e sempre ci sarà. Ci si augura che la storia o meglio le storie nazionali di ciascun popolo, siano d’esempio per comprendere che la chiusura non porta rimedio, alzare i muri crea solo astio e rancore. L’accoglienza governata e voluta è l’unica strada possibile e percorribile.
La presentazione del volume avrà luogo il 6 ottobre 2015, alle ore 10.00, presso l’Auditorium “V. Bachelet” del Church Palace Domus Mariae, via Aurelia 481 – 00165 Roma. Maggiori dettagli e il programma dell’evento sul sito di Fondazione Migrantes.
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Il Sismografo