Quando, poco prima di morire, Giovanni XXIII varcò il Quirinale

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Nel 1939 vi si era recato Pio XII, ma ad accoglierlo c’erano ancora i sovrani d’Italia. Bisogna attendere l’11 maggio 1963 perché un pontefice, con Giovanni XXIII, varchi per la prima volta le porte del simbolo per eccellenza della Repubblica italiana. Una storia ricca e complessa, quella del Quirinale: dal Cinquecento e per tre secoli residenza cardinalizia e in seguito pontificia, dal 1870 palazzo dei re d’Italia e dal 1946 “casa” del presidente della Repubblica. A registrare lo storico evento, le agende private di mons. Loris Capovilla.

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L’importanza dell’avvenimento non sfugge a Giovanni XXIII. «11 maggio, sabato. Messa ore 7. Riceve mons. Cavagna e card. Aloisi Masella. Dalle 15 alle 17 in cappella, in ginocchio. Esortato a non stancarsi risponde: “Un eccezionale avvenimento sta per compiersi: bisogna pregare”». Ad annotarlo nella propria agenda privata – negli stralci pubblicati nel 2015 dall’Osservatore Romano – è il segretario di papa Roncalli, mons. Loris Capovilla.

L’occasione della visita è offerta dal conferimento al Papa del Premio Blazan per la pace, l’umanità e la fratellanza tra i popoli. In verità, la presenza di Giovanni XXIII in Quirinale non era strettamente necessaria, dato che il premio gli era già stato consegnato il giorno precedente, 10 maggio, nella Basilica di San Pietro. Ad incaricarsene Giovanni Gronchi, ex presidente della Repubblica e allora presidente della Fondazione Internazionale Balzan.

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«Alle 17.15 il corteo papale si avvia da piazza San Pietro per la visita al Quirinale. Sul limitare del territorio italiano, l’omaggio di una speciale missione presidenziale; all’altezza di Santa Maria della Traspontina, quello del sindaco di Roma. Alle 17.35 il Papa varca l’ingresso del Quirinale. Riesce a tenere in disciplina il dolore fisico che lo affligge. Oltre i confini del protocollo, si intrattiene con i familiari del presidente Segni, si affaccia al balcone di piazza del Quirinale, indugia tra i componenti il corpo diplomatico accreditato in Italia», annota mons. Capovilla. A ricevere il Papa al Quirinale l’11 maggio c’è il presidente della Repubblica Antonio Segni, che quello stesso giorno premia con il Balzan Samuel Eliot Morison (per la storia), Paul Hindemith (musica), Karl von Frisch (biologia), Andrej Kolmogorov (matematica). Con tutti loro Giovanni XXIII si intrattiene in una conversazione «particolarmente cordiale».

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Rispetto alle due giornate, mons. Capovilla commenta: «La duplice cerimonia di ieri alla Sala Regia e in Vaticano, e di questa sera la visita del Papa al Quirinale, coi relativi convenevoli discorsi dei due presidenti Gronchi e Segni e del Papa, segnano due giornate storiche e benefiche nella vicenda della mia vita e del mio servizio della Santa Sede e dell’Italia. A pensarci anch’io — pure sempre un po’ freddo in queste cose — non so trattenere la mia commozione e la mia riconoscenza al Signore».

Dopo il congedo – «A Lei e all’Italia», sussurra commosso il Papa a Segni, abbracciandolo – le condizioni fisiche di Giovanni XXIII tornano a mostrarsi in tutta la loro gravità. Da tempo afflitto da un tumore allo stomaco, sulla via del ritorno il Pontefice è prostrato. Rientrato in Vaticano alle 19.30, ha ancora la forza di ricevere il segretario di Stato, card. Amleto Giovanni Cicognani. Ritirandosi in camera, dopo cena, il Papa commenta: «Poche ore fa complimenti ed acclamazioni; adesso eccomi qui, coi miei dolori, e mi sta bene, perché questo è il compito primo del Papa: pregare e soffrire». Ne giorni successivi torna a ripetere: «Fuori il mondo mi esalta, mentre il Signore mi inchioda qui in un letto. Così egli vuole, così sono contento anch’io». Quello al Quirinale si sarebbe rivelato l’ultimo impegno pubblico di Giovanni XXIII: il Papa sarebbe morto ventitré giorni dopo, il 3 giugno 1963.

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