La coincidenza di due date: il Natale e il battesimo di Jorge Mario Bergoglio. Ma anche di due realtà fondamentali per papa Francesco: il sacramento e la comunità cristiana. Soprattutto laddove questa è perseguitata, come accaduto in Iraq.
Il prossimo 25 dicembre, in concomitanza con il Natale, per papa Francesco ricorrerà l’84esimo anniversario del proprio battesimo, avvenuto nel 1936, otto giorni dopo la nascita, presso la parrocchia San Carlo Borromeo, basilica di Maria Ausiliatrice, nel quartiere Almagro di Buenos Aires.
Il legame affettivo e di fede di papa Francesco con il battesimo è strettissimo, doppiamente rinsaldato dalla duplice ricorrenza della nascita di Cristo e della propria personale “nascita” a membro della comunità cristiana. «Un altro compleanno, quello della rinascita», sottolinea il Pontefice nell’aprile 2018, all’inizio di un ciclo di catechesi nuovamente incentrato, come già quattro anni prima, proprio sul battesimo. Occasione per rinnovare l’appello a fare memoria, una volta di più anche attraverso genitori e nonni. «Sono sicuro che noi tutti ricordiamo la nostra data di nascita – dice a braccio Francesco – ma mi domando se ognuno di voi ricorda qual è la stata quella del suo battesimo […] e quel giorno ringraziare il Signore».
Fondamentale, per il Papa, è la dimensione comunitaria del battesimo. «Immergendoci in Cristo, il battesimo ci rende anche membra del suo Corpo, che è la Chiesa, e partecipi della sua missione nel mondo», spiega Francesco. «Alcuni pensano: “Perché battezzare un bambino che non capisce? Speriamo che questo cresca capisca e sia lui a volerlo”. Ma questo significa non avere fiducia nello Spirito Santo. Lo Spirito Santo dona le virtù cristiane che poi fioriranno, sempre. A tutti i bambini si deve dare questa opportunità. Non dimenticate di battezzare i bambini».
Comunità, certamente, ma con i dovuti limiti. È dell’agosto scorso la stretta imposta da papa Francesco ai battesimi “fai da te” introdotti da presbiteri troppo creativi, che hanno seguìto formule del rituale giudicate forse più innovative, declinate al plurale per coinvolgere l’assemblea e ammantare il rito di un’aura politically correct e al passo con i tempi, ignorando le implicazioni teologiche che l’utilizzo della fantasiosa formula avrebbe creato. Addio, dunque, a quel troppo elitario “Io ti battezzo” e benvenuto al più democratico “Noi ti battezziamo”, dove quel pronome personale al plurale sta per papà e mamma, padrino e madrina, nonni, familiari, amici oppure l’intera comunità? Di tutt’altro parere sono il Papa e la Congregazione per la Dottrina della Fede, che quest’estate hanno indicato che «coloro per i quali è stato celebrato il battesimo con la suddetta formula devono essere battezzati in forma assoluta». Vale a dire: battesimo da rifare, che sia di pochi giorni fa o vecchio di decenni, questa volta con l’unica formula prevista dalla tradizione, al singolare. E via con la caccia al filmino d’epoca per quanti hanno fondate ragioni per dubitare dell’accuratezza del proprio battesimo (o della fantasia del proprio parroco).
Perché battesimo e comunità sono cose dannatamente serie, entrambe, per Francesco. Lo dimostra la perseveranza con la quale il Pontefice intende recarsi in visita ai cristiani dell’Iraq. Una comunità di quasi un milione e mezzo di fedeli prima del 2003, anno del conflitto che segna la caduta del regime di Saddam Hussein, ridotti oggi – dopo la propagandata “esportazione della democrazia” e nuovi conflitti – a meno di 400 mila.
Un desiderio ricorrente, questa visita, che papa Francesco esprime almeno dallo scorso anno, e ha rinnovato il 25 gennaio scorso, ricevendo in Vaticano Barham Salih, presidente della Repubblica d’Iraq. La pandemia di Covid-19 ha in seguito imposto di rinviare il viaggio apostolico, che però da alcuni giorni ha una nuova data: dal 5 all’8 marzo 2021, quando Francesco dovrebbe visitare Baghdad, la Piana di Ur (area natale di Abramo), così come le città di Erbil, Mosul e Qaraqosh, nella Piana di Ninive martoriata dalle violenze del sedicente Stato Islamico, l’Isis. Per il viaggio si terrà conto «dell’evoluzione dell’emergenza sanitaria mondiale», si chiarisce in una dichiarazione del direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni. Ma il rinnovato segno di speranza, così come il legame di papa Francesco con il battesimo e con le membra del corpo di Cristo, è forte.
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