La Parola, la Chiesa, il mondo. Commento al Vangelo ambrosiano del 25 dicembre 2018

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25 dicembre 2018. Natale del Signore. Commento al Vangelo, di don Ezio Fonio.

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Con la domenica 23 dicembre nel rito ambrosiano si entra giĆ  nel clima natalizio: il colore dei paramenti ĆØ il bianco e non piĆ¹ il morello, la domenica ĆØ detta dell’Incarnazione. Vi si legge il Vangelo dell’Annunciazione (Lc 1,26-38). Con i primi Vespri del Natale, 24 dicembre, inizia giĆ  la solennitĆ  del Natale. Nella Messa vigiliare detta, secondo me impropriamente, ā€œprenataliziaā€, perchĆ© in realtĆ  ĆØ giĆ  Natale, si legge il Vangelo dellā€™Annunciazione a Giuseppe (Mt 1,18-25). Seguono le tre Messe del 25 dicembre: nella notte si legge una parte del Prologo del Vangelo di san Giovanni (1,9-14), alla Messa dellā€™aurora lā€™omaggio dei pastori a GesĆ¹ bambino (Lc 2,15-20) e nella Messa del giorno il racconto della nascita di GesĆ¹ (Lc 2,1-14). Si noterĆ  unā€™inversione cronologica tra la Messa dellā€™aurora e quella del giorno, probabilmente dettata dallā€™intento pastorale di raggiungere un maggior numero di persone. In effetti si tratta del passo del Vangelo piĆ¹ importante e per questo lā€™ho scelto per il commento di questa settimana.

Vangelo della Messa del giorno di Natale (Lc 2, 1-14)
In quei giorni. Un decreto di Cesare Augusto ordinĆ² che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria cittĆ . Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla cittĆ  di NĆ zaret, salƬ in Giudea alla cittĆ  di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perchĆ© per loro non cā€™era posto nellā€™alloggio. Cā€™erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando allā€™aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentĆ² a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma lā€™angelo disse loro: Ā«Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarĆ  di tutto il popolo: oggi, nella cittĆ  di Davide, ĆØ nato per voi un Salvatore, che ĆØ Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoiaĀ». E subito apparve con lā€™angelo una moltitudine dellā€™esercito celeste, che lodava Dio e diceva: Ā«Gloria a Dio nel piĆ¹ alto dei cieli / e sulla terra pace agli uomini, che egli amaĀ».

Commento
Anzitutto il Vangelo ci dĆ  la collocazione temporale della nascita di GesĆ¹: il tempo del censimento di tutti gli abitanti dell’Impero ordinato da Cesare Augusto, mentre Quirinio era governatore della Siria. Il fatto del censimento universale suggerisce che la nascita di GesĆ¹ non riguarda solo il popolo ebraico, ma tutto il mondo, in quanto lā€™impero si proponeva la sottomissione a Roma di tutto il mondo. Il territorio di Israele era allora soggetto alla provincia romana della Siria. Non cā€™ĆØ accordo tra gli studiosi sulla coincidenza del censimento ordinato da Augusto e il governatorato di Quirinio, ma quel che importa ĆØ il valore teologico della nascita di GesĆ¹ in un preciso momento storico. Si tratta di un censimento non residenziale, come altri attestati nellā€™antichitĆ : allā€™evangelista preme sottolineare come GesĆ¹, discendente per parte del padre adottivo da Davide, nasca nella cittĆ  di Davide, Betlemme, come annunciato dal profeta Michea (5,1).

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GesĆ¹ nasce in una stalla e per culla ha una mangiatoia, in quanto non cā€™era posto nellā€™alloggio. GesĆ¹, quindi, si trova nella situazione di un immigrato non desiderato, nonostante fosse figlio di un cittadino della tribĆ¹ di Davide, e la madre fosse della tribĆ¹ di Levi, la tribĆ¹ sacerdotale. Coloro che non lā€™hanno accolto erano degli osservanti della Legge mosaica. Viene spontaneo lā€™accostamento della situazione di GesĆ¹ con quella dei migranti di oggi, fatta dallo stesso pontefice Francesco nellā€™omelia alla Messa nella notte di Natale. E il riferimento riguarda la responsabilitĆ  di tutte le nazioni dove arrivano i migranti. Lā€™Italia, per la sua posizione geografica nel Mediterraneo, non puĆ² scaricare le proprie responsabilitĆ  nei confronti di umani come noi, altrimenti si cade nel razzismo e questo ĆØ contro ogni principio etico e contro il Vangelo, ed ĆØ contro i principi sanzionati e sottoscritti dallā€™Italia nella Dichiarazione Universale dei Diritti dellā€™Uomo (1948). Certamente ci devono essere delle regole, ma queste non possono cancellare il principio di protezione umanitaria che fino ai governi precedenti lā€™attuale ha retto lā€™accoglienza degli immigrati, e anzitutto non puĆ² prescindere dal salvataggio dei naufragi, come richiesto dalle leggi internazionali.

Un angelo annunzia la nascita di GesĆ¹ ai pastori, una categoria di persone considerata impura, perchĆ© viveva a contatto con gli animali. GesĆ¹ viene annunciato come il Salvatore atteso dal popolo. Qui vediamo la predilezione di GesĆ¹ per i poveri (gli “scartati dalla societĆ ”, per usare lā€™espressione tipica di Francesco). I pastori stessi partecipano ad una visione di una moltitudine di angeli che loda Dio e annuncia la pace in terra agli uomini che egli ama. CosƬ suona la traduzione italiana della Bibbia adottata nel 1969 dai vescovi dellā€™Italia e che entrerĆ  anche nel testo della liturgia della Messa, dove invece fino ad ora vi ĆØ la traduzione letterale dal latino: Ā«Gloria a Dio nellā€™alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontĆ Ā». Concordo con il predicatore apostolico, padre Raniero Cantalamessa che osserva: Ā«Nel testo biblico si tratta degli uomini che sono benvoluti da Dio, che sono oggetto della buona volontĆ  divina, non che sono essi stessi dotati di buona volontĆ . In questo modo lā€™annuncio risulta ancora piĆ¹ consolante. Se la pace fosse accordata agli uomini per la loro buona volontĆ , essa sarebbe limitata a pochi, a quelli che la meritano; ma siccome ĆØ accordata per la buona volontĆ  di Dio, per grazia, essa ĆØ offerta a tutti. Il Natale non ĆØ un appello alla buona volontĆ  degli esseri umani, ma annuncio della buona volontĆ  di Dio per gli uomini.

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Per la gioia di questo dono divino noi cristiani ancor oggi celebriamo il Natale.

Don Ezio

Nato aĀ Caltignaga (No) il 12 febbraio 1953, mostra un precoce interesse per la comunicazione, coniugando opere parrocchiali, impegno sociale e la cronaca per il settimanale cattolicoĀ L’AzioneĀ e per il telegiornale cattolicoĀ Teleradiotrasmesse. Spiccata la passione per l’ambiente, che nel 1976 lo vede tra i fondatori dell’Associazione “Pro Natura Novara”, nella quale mantiene tutt’ora un ruolo attivo. ƈ stato vice-presidente dellaĀ Federazione nazionale “Pro Natura”. Laureato in Scienze biologiche, da sacerdote salesiano svolge il proprio ministero in diverse case del Piemonte e in Svizzera, dove insegna matematica e scienzeĀ nelle scuole medie. Per trent’anni si occupa del Museo Don Bosco di Storia Naturale e delle apparecchiature scientifiche del liceo Valsalice di Torino. Nel 2016 fonda a Novara il Museo scientifico-tecnico “Don Franco Erbea”. Dall’ottobre 2018 ĆØ incaricato della Biblioteca salesiana ispettoriale nella Casa madre salesiana di Valdocco, in Torino.

Nell’immagine: Camillo Procaccini, NativitĆ , XVI secolo, Milano, chiesa di sant’Alessandro (particolare).

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