Padre Federico Lombardi, l’ombrello del Papa. Prime e ultime volte

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Lo scandalo pedofilia, «il momento più difficile e sofferto». Ma anche Vatileaks, la rinuncia di Benedetto XVI e il primo papa gesuita della storia. E la riforma dei mezzi di comunicazione vaticani. Ma qual è stata la prima volta di padre Federico Lombardi? E quale sarà l’ultima? Con in mezzo un libretto.

Negli ormai oltre 10 anni alla guida della Sala Stampa della Santa Sede, nel ruolo che un po’ impropriamente viene indicato come di “portavoce del Papa” – «Il Papa parla per sé stesso e non ha portavoce. Si deve andare direttamente alle fonti delle parole del Papa, a ciò che lui ha detto», ha ribadito qualche tempo fa padre Lombardi – sole e tempeste non sono certo mancate sulla Chiesa. E padre Lombardi ha saputo reggere l’ombrello con entrambi i climi, con quello stile del tutto personale – un po’ piemontese e un po’ gesuita – che fra qualche settimana condurrà molti commentatori agli inevitabili confronti con l’appeal “nordamericano” del nuovo Direttore.

Vatileaks, la criticata revoca della scomunica dei vescovi lefebvriani, l’ecumenismo e la crisi dei rapporti con l’islam dopo Ratisbona, lo scandalo della pedofilia – «il momento più difficile e sofferto» – la rinuncia di Benedetto XVI e l’elezione del primo papa gesuita della storia – «ci ho messo un’ora per riprendermi dopo l’annuncio!» – non sono che alcuni dei momenti chiave della storia di padre Lombardi alla Sala Stampa.

Proprio durante il pontificato di Bergoglio la comunicazione ha assunto un’importanza senza precedenti. Certamente la Chiesa ha sempre avuto un ruolo comunicativo unico e globale, ma la disponibilità del Pontefice – qualitativa e quantitativa – ad interfacciarsi con i mezzi di comunicazione, unita allo stile bergogliano nell’approccio ai media e alle persone, hanno posto questioni e punti di forza nuovi con i quali rapportarsi.

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Non è un caso che proprio sotto il pontificato di Francesco si sia avviata quella riforma dei media vaticani che non ha potuto non coinvolgere lo stesso Lombardi. Riformato? Certamente no, ma la leadership di mons. Dario Edoardo Viganò è palpabile, dalla Radio Vaticana – lasciata da padre Lombardi alla fine del febbraio scorso – fin forse ai nomi dei nuovi responsabili della Sala Stampa.

Il nuovo fenomeno dello snaturamento delle parole di Francesco, messo in atto a più riprese da una consistente parte dei media, la fuga di notizie e i nuovi “corvi”, fino al confronto con un’opposizione a Francesco, interna ed esterna alla gerarchia ecclesiastica, che talvolta si è fatta spinosa, hanno rappresentato una sfida per padre Lombardi. Se molti pensavano che la sua storia alla guida della Sala Stampa si sarebbe conclusa con la dura presa di posizione di Francesco nei confronti del card. Sarah, reo di alcune esternazioni «male interpretate» sulla liturgia ad Orientem – dovranno ricredersi. Come prevedibile, sarà ancora padre Lombardi ad accompagnare papa Francesco in Polonia, ad incontrare i giovani della GMG 2016. E i giornalisti sul volo di ritorno. Croce e delizia.

Sarà forse questo l’atto conclusivo del grande timoniere della Sala Stampa. Ma quale fu il primo? Certamente un appuntamento non meno spinoso. Era il 12 luglio 2006 e il neo-direttore – da un giorno – della Sala Stampa presenziava alla conferenza di presentazione del bilancio consuntivo consolidato della Santa Sede per l’anno 2005. Ore 11.30, Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede. Insieme a lui il card. Sergio Sebastiani, allora presidente della Prefettura degli affari economici della Santa Sede, e mons. Franco Croci, segretario della Prefettura degli affari economici.

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Nel 2005 il bilancio della Santa Sede si era concluso con un risultato positivo di 9,7 milioni di euro, con un miglioramento di circa 6,6 milioni di euro rispetto al 2004. Non così per la Radio Vaticana, in negativo di circa 23,5 milioni di euro, e per l’Osservatore Romano, di 4,6 milioni. Anche allora si parlava di necessarie riforme, fra le quali una «graduale riduzione di personale» della Radio da attuarsi in 10 anni. Una transizione morbida, perché «è il tempo necessario che consente di agire senza fare interventi negativi sul personale. Non sono previsti né licenziamenti né prepensionamenti», chiariva allora padre Lombardi. E neppure la pubblicità, perché «nella situazione attuale la cosa non è concretamente realistica. I nostri ascoltatori, infatti, si attendono l’informazione sulla vita del Papa e della Chiesa». Un punto fermo di padre Lombardi in questi 10 anni.

In conclusione, mi permetto una nota personale. L’ultima partecipazione di padre Lombardi alla presentazione di un libro è al momento quella del 13 maggio scorso, alla Radio Vaticana. Si parlava di migranti e padre Federico Lombardi portava l’esperienza del Papa e la propria. Il libro era il mio. Un grande regalo.

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