A Natale siete andati a Messa? Un’indagine dà ragione al Papa. Purtroppo

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A Natale siete andati in chiesa? Bene. E se credete anche in Dio, ancora meglio. Sembra paradossale, ma è questo il ritratto che emerge dall’ultima indagine sulla religiosità della popolazione in 34 Stati europei pubblicata dal Pew Research Center, un organismo di ricerca su tendenze sociali e opinione pubblica con sede a Washington.

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Nel complesso, è la Romania il Paese “più religioso” d’Europa, con il 55% della popolazione che si qualifica come “altamente religioso”, mentre sono i Paesi dell’Europa centro-settentrionale, e in particolare l’Estonia (7% di persone molto religiose), a chiudere la classifica.

E l’Italia? 13esima su 34 Stati, mostra tutti i segni di una religiosità superficiale, incapace di andare al di là delle porte della chiesa. Il ritratto del Belpaese, per come emerge dalla ricerca, ha infatti del paradossale. Terza in classifica per frequentazione della Messa dopo Polonia e Romania (43% almeno una volta al mese), crolla nelle altre rilevazioni. Solo il 21% degli italiani, infatti, dichiara che la religione è molto importante nella propria vita. Non stupisce, quindi, lo smarrimento che sopraggiunge quando la fede è chiamata a farsi momento personale: solo il 21% degli italiani dice di pregare quotidianamente e soltanto il 26% dichiara di credere in Dio con certezza.

Va da sé che un “buon” 17% di italiani vive la religiosità esclusivamente come fatto comunitario ed esteriore, probabilmente di consuetudine, certamente di quieto vivere. Un Cristianesimo che papa Francesco con grande acume ha definito «un’abitudine sociale», «un’ipocrisia dei giusti» che hanno «paura di lasciarsi amare» e che, finita la Messa, lasciano Gesù in chiesa.

Come stupirsi, allora, delle contraddizioni politiche di un Paese in crisi, del deficit vocazionale che erode seminari e conventi e, più ancora, della decadenza che caratterizza una parte del clero? Un’Italia nella quale la classe media è morta, ma dove il “borghese piccolo piccolo” è vivissimo. Nulla di nuovo, forse, ma un invito ad interrogarci finalmente sulla catechesi e sui metodi di trasmissione della fede, sugli esempi familiari ed intergenerazionali e, in ultima analisi, sul rapporto fra essenza ed apparenza, non solo nella fede. Italiani brava gente? Fra i banchi della chiesa di certo.

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