Ogni anno quasi mezzo milione di immigrati attraversano il confine fra Messico e Stati Uniti, fra i più caldi del mondo. Messico, Salvador, Guatemala, Honduras, i Paesi d’origine della maggior parte degli immigrati che passano illegalmente la frontiera, per alcuni di loro meta di un viaggio lungo oltre 8000 chilometri, nel quale la speranza si affida anche ad un coraggioso gruppo di donne: las Patronas.
Mentre in questi giorni si annunciano stanziamenti milionari per affrontare un’emergenza vecchia di decenni e una nuova siccità minaccia di aggravare le già precarie condizioni di vita della popolazione honduregna, fra le principali coinvolte da questo flusso migratorio, un gruppo di donne si occupa da anni, per lo più nel silenzio dell’anonimato, di migranti, bambini e adulti. Ogni giorno negli ultimi 15 anni.
Las Patronas, questo il nome che ha dato loro la comunità, collaborano ad offrire i semplici pasti per le centinaia di migranti che attraversano il loro territorio a bordo dei treni merci che corrono quotidianamente da sud a nord, direzione Stati Uniti. Qualche cucchiaio di riso in una borsa di plastica ben annodata e una bottiglia d’acqua. Il tutto lanciato con perizia dal bordo dei binari attraverso i portelloni aperti dei vagoni, con il loro carico di uomini, donne, bambini e speranze.
Nella desolazione del viaggio, un punto di speranza e ristoro è rappresentato dalla cittadina di Guadalupe (o La Patrona), nello Stato di Veracruz, nel Sud del Messico. Meno di quattromila abitanti fra montagna e foresta, una strada statale fra le cittadine di Amatlán de los Reyes, Coetzala e Cuichapa. E una linea ferroviaria collegata a Città del Messico, principale via di trasporto per centinaia di migranti provenienti dall’America Centrale, destinazione Stati Uniti.
La Bestia, come è chiamata comunemente a questa ferrovia, con il suo carico di treni e dolore, merita il suo nome. Morti e mutilazioni per incidenti sono all’ordine del giorno, insieme a estorsioni, omicidi e stupri. A migliaia sono i migranti che scompaiono semplicemente nel nulla. Bambini e donne i più esposti ai rischi del viaggio.
Sono decine di migliaia i bambini che dall’ottobre dello scorso anno sono stati arrestati dalla Border Patrol, la polizia di frontiera americana, per aver attraversato illegalmente il confine fra Messico e Stati Uniti, l’88% in più rispetto al 2012. Una misura drastica, ufficialmente messa in atto per cautelare i moltissimi minori non accompagnati, prevalentemente originari dell’America Centrale, per i quali la Segreteria di Stato statunitense è tornata recentemente ad appellarsi ai governi dei Paesi d’origine, chiamati a fare «tutto quello che possono» per prevenire una nuova ondata di bambini migranti.
Una parte dei bambini arrestati, ai quali è stato impedito il ricongiungimento con i genitori, sono stati accolti nuovamente dall’Honduras. Questo però non basta a frenare l’orrore, se è vero, come ha denunciato Ana García Carías, Primera dama dell’Honduras, che «il 70 per cento dei bambini che viaggiano verso gli Stati Uniti, sul tratto dall’Honduras a quel Paese, sono abusati sessualmente».
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