Una piaga mondiale e non solo cattolica. Un crimine umano, ma le cui cause prime sono da ricondurre al Maligno. Da combattere con azioni di repressione, ma anche di formazione e di selezione. E poi il vizio del potere e della pornografia. Un Francesco a tutto tondo – che domanda perdono, ma non accampa scuse – e restituisce la giusta dimensione ad una tragedia troppo spesso male interpretata.
«Siamo, dunque, dinanzi a un problema universale e trasversale che purtroppo si riscontra quasi ovunque. Dobbiamo essere chiari: l’universalità di tale piaga, mentre conferma la sua gravità nelle nostre società, non diminuisce la sua mostruosità all’interno della Chiesa». È un Francesco consapevole di dover chiedere perdono a nome dell’intera Chiesa, ma anche ben deciso a non farsi intrappolare da scuse e giustificazioni, quello che ha chiuso ieri l’incontro su “La protezione dei minori nella Chiesa”. Che rifiuta di chiudersi in difesa, ma che anzi apre ad un impegno globale a favore dei più piccoli.
«La prima verità che emerge dai dati disponibili – ha detto il Pontefice – è che chi commette gli abusi, ossia le violenze (fisiche, sessuali o emotive) sono soprattutto i genitori, i parenti, i mariti di spose bambine, gli allenatori e gli educatori». Tutt’altro che un tentativo di discolparsi, il riferimento di Francesco alle reali dimensioni del problema si attendeva da tempo e ora giunge nel momento più delicato e coraggioso. «La disumanità del fenomeno a livello mondiale diventa ancora più grave e più scandalosa nella Chiesa, perché in contrasto con la sua autorità morale e la sua credibilità etica».
Un credibilità troppo spesso messa in discussione in maniera indiscriminata, quasi che i problemi della pedofilia e della pederastia siano riconducibili alla Chiesa per sua stessa natura, con la pretesa di trovare in essa ideologicamente e strumentalmente delle “ragioni proprie”, prima fra tutte il celibato. Con il risultato di falsificare non soltanto la comprensione del fenomeno, ma anche di vanificare ogni possibile soluzione. Anzitutto nella lotta contro l’abuso di potere, una perversione che travalica ampiamente i confini della Chiesa gerarchica. «L’abuso di potere è presente anche nelle altre forme di abusi di cui sono vittime quasi 85 milioni di bambini, dimenticati da tutti: i bambini-soldato, i minori prostituiti, i bambini malnutriti, i bambini rapiti e spesso vittime del mostruoso commercio di organi umani, oppure trasformati in schiavi, i bambini vittime delle guerre, i bambini profughi, i bambini abortiti e così via».
È il tentativo di affrontare il problema nella sua complessità. «Nella Chiesa attualmente è cresciuta la consapevolezza di dovere non solo cercare di arginare gli abusi gravissimi con misure disciplinari e processi civili e canonici, ma anche affrontare con decisione il fenomeno sia all’interno sia all’esterno della Chiesa. Essa si sente chiamata a combattere questo male che tocca il centro della sua missione: annunciare il Vangelo ai piccoli e proteggerli dai lupi voraci». Dentro e fuori di essa.
Tale consapevolezza, che rischia di passare sotto silenzio, rappresenta invece la vera svolta impressa da Francesco agli scandali pedofilia e pederastia. «La Chiesa […] deve sollevarsi al di sopra di tutte le polemiche ideologiche e le politiche giornalistiche che spesso strumentalizzano, per vari interessi, gli stessi drammi vissuti dai piccoli». E in questo modo trasformare la stagione buia che attualmente vivono la Chiesa e la società, anche e soprattutto nei loro membri più giovani e fragili, in una nuova stagione di santità giovanile – nell’impegno verso i giovani e dei giovani stessi. Lo stesso che fu di Giovanni Bosco, Maria Goretti, Domenico Savio e Rolando Rivi, ma che già abita rinnovato nei molti esempi dei nostri giorni, da Chiara Badano a Carlo Acutis, fino a Chiara Corbella e ad Alexia Gonzáles-Barros y González. «Vorrei sottolineare – ha richiamato papa Francesco – l’importanza di dover trasformare questo male in opportunità di purificazione. Guardiamo alla figura di Edith Stein – santa Teresa Benedetta della Croce, con la certezza che “nella notte più oscura sorgono i più grandi profeti e i santi”».
A loro appartiene il domani, insieme «a tutti i sacerdoti e ai consacrati che servono il Signore fedelmente e totalmente e che si sentono disonorati e screditati dai comportamenti vergognosi di alcuni loro confratelli […], la stragrande maggioranza dei sacerdoti che non solo sono fedeli al loro celibato, ma si spendono in un ministero reso oggi ancora più difficile dagli scandali di pochi (ma sempre troppi) loro confratelli. E grazie anche ai fedeli che ben conoscono i loro bravi pastori e continuano a pregare per loro e a sostenerli».
Né il riferimento alla santità appare fuori luogo. Di fronte alla pedofilia e alla pederastia «ancora una volta l’ermeneutica positivistica dimostra il proprio limite. […] Quale sarebbe, dunque, la “significazione” esistenziale di questo fenomeno criminale? Tenendo conto della sua ampiezza e profondità umana, oggi non è altro che la manifestazione attuale dello spirito del male. Senza tenere presente questa dimensione rimarremo lontani dalla verità e senza vere soluzioni. […] Oggi siamo davanti a una manifestazione del male, sfacciata, aggressiva e distruttiva. Dietro e dentro questo c’è lo spirito del male, il quale nel suo orgoglio e nella sua superbia si sente il padrone del mondo e pensa di aver vinto. […] Dietro a questo c’è satana».
Per questa ragione la lotta contro i crimini sessuali non può esaurirsi sul solo piano materiale. «E così come dobbiamo prendere tutte le misure pratiche che il buon senso, le scienze e la società ci offrono, così non dobbiamo perdere di vista questa realtà e prendere le misure spirituali che lo stesso Signore ci insegna: umiliazione, accusa di noi stessi, preghiera, penitenza. È l’unico modo di vincere lo spirito del male. Così lo ha vinto Gesù». Da qui la necessità di unire alle altre best practice (La tutela dei bambini, Serietà impeccabile, Una vera purificazione, Rafforzare e verificare le linee guida delle Conferenze Episcopali, Accompagnare le persone abusate, Il mondo digitale, Il turismo sessuale), una particolare attenzione alla formazione, «ossia le esigenze della selezione e della formazione dei candidati al sacerdozio con criteri non solo negativi, preoccupati principalmente di escludere le personalità problematiche, ma anche positivi nell’offrire un cammino di formazione equilibrato per i candidati idonei, proteso alla santità e comprensivo della virtù della castità».
Il protagonismo mediatico e la sovraesposizione digitale di molti uomini e donne di Chiesa, in tal senso, non aiutano. «I seminaristi, i sacerdoti, i religiosi, le religiose, gli operatori pastorali e tutti devono essere consapevoli che il mondo digitale e l’uso dei suoi strumenti incide spesso più profondamente di quanto si pensi». In particolare, la pornografia «sta dilagando rapidamente nel mondo attraverso la Rete. La piaga della pornografia ha assunto dimensioni spaventose, con effetti deleteri sulla psiche e sulle relazioni tra uomo e donna, e tra loro e i bambini», dentro e fuori dalla Chiesa.
Uno sguardo di insieme, quello proposto da Francesco, che dà nuovo significato anche alla denominazione del summit, “La protezione dei minori nella Chiesa”: non un ossimoro, né più semplicemente parole che, nel restituire il ritratto di una realtà sconvolgente, addolorano chi i minori li ha sempre creduti, e ancora vorrebbe crederli, “protetti” per definizione nella Chiesa e dalla Chiesa. Bensì l’impegno programmatico – anzi, la missione – di «ascoltare, tutelare, proteggere e curare i minori abusati, sfruttati e dimenticati, ovunque essi siano». E nello scandalo, ricominciare dall’amore.
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Finalmente un po’ di sapienza, in mezzo a tanta superficialità unidirezionale, sia a destra sia a sinistra.
Grazie dell’apprezzamento