La Porta Santa della basilica di San Pietro ricorda Pio XII e gli orrori della seconda guerra mondiale. La sua apertura, il prossimo 8 dicembre, segnerà l’inizio ufficiale del Giubileo.
Una guerra mondiale a pezzi che fa a pezzi il mondo. Più volte papa Francesco è tornato sul tema di una «terza guerra mondiale ma a pezzi» da quel volo di ritorno dalla Corea, il 18 agosto dello scorso anno, fra le espressioni più note ed efficaci del suo pontificato. Una guerra che «si combatte a pezzetti, a capitoli», i cui frutti nefasti sono sotto gli occhi di tutti. Anche uno dei simboli del Giubileo, la Porta Santa della basilica romana di San Pietro, ricorda gli orrori della guerra. Una Porta Santa con una memoria da tramandare: quella di un conflitto che devastò l’Europa e il mondo.
Nel 1949, quattro anni dopo la fine della seconda guerra mondiale e ormai agli albori della Guerra fredda, il vescovo di Basilea e Lugano, mons. Franz von Streng, insieme ai suoi fedeli donò al papa Pio XII le nuove valve bronzee della Porta Santa, che sostituirono le precedenti, in legno, inaugurate da Benedetto XIV nel 1748. L’iniziativa del vescovo, in carica dal 1936 e che sarebbe stato fra i padri del Concilio Vaticano II, fu motivata dalla volontà di ringraziare Dio per aver risparmiato alla popolazione svizzera gli orrori del conflitto mondiale appena conclusosi. In una iscrizione incisa sul retro dell’anta di sinistra si legge: “E bellorum flamis / patria feliciter servata / servatori Deo / devotus / Pio XII Pont. Max. / populorum pacis sequestro / gratus / Franciscus de Streng / Basileen. ac Luganen. Episc. / cum fidelium suorum grege / huius Portae Sanctae valvas / A. Iubilaei Maximi MCML / D.D.” (Francesco de Streng, vescovo di Basilea e Lugano, essendo stata felicemente risparmiata la sua patria dalle fiamme delle guerre, devoto a Dio che la preservò, grato a papa Pio XII mediatore di pace tra i popoli, insieme ai suoi fedeli donò le valve di questa Porta Santa nell’anno giubilare 1950).
All’inizio del gennaio 1949 lo scultore toscano Vico Consorti, soprannominato “maestro degli usci” o “Vico dell’uscio” per le varie realizzazioni di porte celebrative, ricevette la committenza della Porta Santa da mons. Ludwig Kaas, amico personale di Pio XII e già membro di giuria nel concorso per la Porta di San Pietro. Il tema da rappresentare fu indicato dalle parole dello stesso Pontefice: che il Giubileo del 1950 – Anno Santo del dogma dell’Assunzione e delle canonizzazioni di Maria Goretti e Domenico Savio, ma anche delle polemiche per le possibili speculazioni politiche e commerciali sul Giubileo – fosse «l’anno del gran ritorno e del gran perdono, nella misura almeno che l’età nostra è stata, anche nel recente passato, epoca di apostasia e di colpa», come proclamato nel radiomessaggio del 23 dicembre 1949, riprendendo la preghiera pontifica del Natale dell’anno precedente.
Realizzata in solo undici mesi, la Porta Santa fu inaugurata la vigilia di Natale del 1949. Nel suo discorso ai rappresentanti delle arciconfraternite e confraternite dell’Urbe, pronunciato in occasione della cerimonia di apertura del Giubileo, Pio XII sottolineò come «le valve di bronzo, che abbiamo testé benedette, lodano con accento commovente le magnificenze della misericordia di Colui che è venuto a cercare ciò che si era perduto. La misericordia del Signore non si è stancata e il suo braccio non è divenuto troppo corto per salvare. Nessuno è escluso dalle sue promesse, né dalla soavità delle sue consolazioni».
Il ciclo scultoreo della Porta, composto da sedici formelle, narra la storia dell’uomo dalla Creazione al tempo presente. Con particolare attenzione ai temi del peccato e della riconciliazione, di formella in formella si passa attraverso il Peccato e cacciata dal Paradiso terrestre, l’Annunciazione, il Battesimo di Cristo nel Giordano, le parabole del Buon Pastore, del Figliol prodigo, del Paralitico e della Peccatrice, il Perdonare settanta volte sette, il Rinnegamento di Pietro e il Buon ladrone, fino a giungere all’Apparizione di Cristo risorto a Tommaso e agli Apostoli riuniti, alla Conversione di Saulo e al Cristo come porta di salvezza, reso con lo stesso Pio XII, raffigurato nell’atto di aprire la Porta Santa del Giubileo.
La Porta Santa di San Pietro non sarà comunque l’unica degna di nota, tanto più in un Giubileo della misericordia che nelle intenzioni si annuncia straordinario anche nel decentramento. Il 13 dicembre, terza domenica di Avvento, verranno infatti aperte le Porte Sante delle basiliche di San Giovanni Laterano, di San Paolo fuori le mura e di tutte le cattedrali del mondo. L’1 gennaio 2016 sarà invece la volta di quella di Santa Maria Maggiore. Per volontà del Pontefice è stabilito che per questo Giubileo ogni diocesi potrà istituire Porte Sante.
Per Milano, l’arcivescovo Scola ha stabilito che la Porta della misericordia sarà quella del Duomo, «chiesa madre di tutti i fedeli ambrosiani», insieme a quelle degli edifici individuati nelle diverse zone pastorali, alle quali si affiancheranno le chiese penitenziali, dove per tutto il periodo giubilare saranno presenti in modo speciale confessori. Nell’elenco delle chiese giubilari sono inoltre stati inclusi per la prima volta anche due santuari della sofferenza e della speranza: l’Istituto don Gnocchi di Milano e l’Istituto Sacra Famiglia di Cesano Boscone.
Nell’immagine: Papa Pio XII durante la cerimonia di apertura della Porta Santa. Roma, Basilica di San Pietro, 25 dicembre 1949.
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Il Sismografo