La Parola, la Chiesa, il mondo. Commento al Vangelo di rito ambrosiano Santa Pasqua 2023

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Domenica di Pasqua. Nella Risurrezione del Signore. Sorriso. Il segno di un volto nuovo. Commento al Vangelo di rito ambrosiano, di don Alessandro Noseda.


✠ Vangelo Gv 20, 11-18
In quel tempo. Maria di Màgdala stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto». Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» – che significa: «Maestro!». Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”». Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto.

E dirò a tutti:
avete visto il Signore?
Ma lo dirò in silenzio
e solo con un sorriso.

David Maria Turoldo, “Per il mattino di Pasqua”

I quattro vangeli non raccontano mai le cose nello stesso modo. Sembra ovvio, ma qualche volta non lo è, al punto che qualcuno rimane sconcertato nel rendersi conto che pure per il racconto della risurrezione ci sono storie diverse. Tutti, però, sono unanimi in una constatazione: le donne furono le prime a portare l’annuncio che poi sarà il cuore della fede, Gesù è veramente risorto.

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Come lo hanno saputo? Perché per prime? Lasciamo che sia la Maddalena a rappresentarle tutte. Lei, che aveva compreso l’amore di Gesù al punto da non mettere violentemente le mani su di lui come gli altri, ma rompendo ai suoi piedi il vasetto di un profumo preziosissimo; lei, che rimane presso il sepolcro, così da accogliere per prima l’invito fatto dal Signore ai discepoli: “Rimanete nel mio amore”; lei, che è naturalmente in anticipo anche in questa visione di Lui, tornato dalla morte. La risurrezione non si vede che con il cuore, e il cuore pronto a contemplarla è quello che ha creduto all’amore che Dio ha per noi (1Gv 4,16).

Il Vangelo ambrosiano del mattino di Pasqua ci presenta ogni anno l’incontro della Maddalena con il risorto nella pagina di Giovanni 20. Da come l’evangelista scrive, si capisce che tale esperienza ha a che fare con l’amicizia e l’amore per Gesù: il pianto di Maria, la voce del Maestro che lei riconosce al sentirsi chiamare per nome e i toni delicati con cui si sottende un legame fortissimo con Lui non fanno che ribadire quanto poi Giovanni dirà nella sua Prima lettera a proposito dei cristiani: sono anzitutto i credenti nell’amore (1 Gv 4,16).

Mi chiedo: come è possibile comunicare questa esperienza oggi, tanto più a chi non ha conosciuto l’amore di Cristo? Come possiamo proclamare la risurrezione di Gesù se manca questo pregresso? Da dove devo cominciare affinché l’annuncio non sembri la ripetizione un po’ stentata di una ormai vecchia “verità di fede”?

Ogni anno a Pasqua leggo una poesia di David Maria Turoldo, composta proprio per questo splendido giorno. Il poeta si immagina di girovagare nelle strade di periferia e compiere un gesto diverso per ciascuno di coloro che incontra: un gesto nuovo, intriso di quella gioia che solo chi ha fatto lo stesso incontro di Maria può avere. A tutti il poeta vorrebbe fare però un’identica domanda: “Avete visto il Signore?”. Ma non parla. Perché lo dice soltanto con un sorriso.

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Mi sembra la strada giusta: le parole non bastano. Serve un volto nuovo, in cui l’incontro con il Risorto abbia lasciato il segno. È così che voglio dire la risurrezione di Gesù: con una domanda lieta, scritta su un sorriso.

Don Alessandro

Don Alessandro Noseda. Nato a Cantù nel 1974. Dopo gli studi classici e la formazione teologica nel Seminario di Venegono, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Svolge dapprima il suo ministero a Milano come assistente degli Oratori della parrocchia di San Giovanni Battista alla Bicocca e successivamente della parrocchia del Santissimo Redentore. Dal 2007 al 2011 è cappellano presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca. Attualmente è parroco nella parrocchia di Gesù a Nazaret, Quartiere Adriano.

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