La Parola, la Chiesa, il mondo. Commento al Vangelo di rito ambrosiano del 31 gennaio 2021

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Domenica 31 gennaio 2021. Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe. Festa del Signore. Anno B. Commento al Vangelo di rito ambrosiano, di don Paolo Alliata.

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In quel tempo. I genitori del Signore Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro. Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.
Lc 2,41-52

“AVVISO per mia madre e nessun altro.
Cara Madre, ho scritto questa lettera per dirti un segreto che mi tormenta. Non piangere quando lo leggi perché non è né colpa tua né colpa mia.
Mi sa che ora dovrò dirtelo senza giri di parole.
Innanzitutto, non sono fatto per essere un atleta. Sono fatto per essere un compositore, e lo diventerò, ne sono sicuro.
Devo domandarti un’altra cosa. Non chiedermi di dimenticare questa cosa spiacevole e di andare a giocare a calcio. Ti prego. Certe volte mi sono agitato così tanto per questo che mi sembrava di impazzire (non troppo).
Con affetto,

Sam Barber II”.

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Nel 1919, all’età di nove anni, un bimbo lascia sulla scrivania di camera sua una lettera, una specie di confessione, indirizzata alla madre, sperando che lei la trovi. La donna la trova e la legge. Il bimbo si chiama Samuel Barber.

L’anno dopo, a dieci anni, Samuel Barber comincia a comporre. Diventerà uno dei compositori  più importanti di tutti i tempi. Suo, ad esempio, “L’adagio per archi” che tanti di noi conoscono.

Sam Barber confessa con trepidazione alla madre il suo segreto. Lo fa con fatica e circospezione, ha paura di turbarla, di deludere le sue attese su di lui. Ha paura di non essere capito, di non esser preso sul serio. Di non essere accompagnato. “Non chiedermi di andare a giocare a calcio”.

Nel profondo del piccolo Sam si è acceso un fuoco. Cesare Pavese lo chiamava il punto infiammato, la consapevolezza improvvisa di una passione che orienta l’immaginazione e si impone come un orizzonte indiscutibile: “Sono fatto per essere un compositore, e lo diventerò, ne sono sicuro”. Un sentiero su cui deve inerpicarsi, un destino scritto nel profondo e da cui non si scappa, né si vuole scappare.
 
Come ogni anno, i pellegrini salgono dalla Galilea a Gerusalemme per celebrare la Pasqua. Gesù ha dodici anni, la soglia dell’età adulta. Suo padre è carpentiere. A quei tempi l’azienda di famiglia si tramanda di generazione in generazione. L’adolescente Gesù dovrà farsi carico della tradizione di lavoro che si ritrova sulle spalle: il suo futuro saprà di legno, ferro e pietra. 

Ma poi Gesù a casa non ci torna. Viene fuori che non è stato rapito e neanche si è perso (a dodici anni non ci si perde). È che si è nascosto. Ha elaborato una strategia di comunicazione ai suoi, ha come scritto la sua lettera, ha squadernato ai genitori il suo grande segreto. Gesù sta dicendo ai suoi: Guardate, in me si è acceso un fuoco, ho scoperto in me un punto di fiamma. Un tempio di fuoco, un tempio incandescente, una musica d’ardore, note di tempesta. Io ho davanti a me un sentiero di vita, e mi porta lontano da voi. Devo prendere in mano le cose del Padre mio.

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Come si è accesa questa  consapevolezza nel cuore di Gesù? Come si è accesa nel profondo di Sam Barber? Non lo sappiamo. È che il cuore di ognuno è tanto misterioso. Ma è certo che in quel fuoco arde una benedizione.

Siamo tutti in cerca di quel fuoco, e nessuno è tanto povero come chi non l’ha trovato.

Siamo tutti in cerca di quel fuoco.
La nostra preghiera è che lo Spirito accenda in noi, ci riveli, il quieto ruggito di quell’ardore.

Il Signore ci accompagni.

Don Paolo Alliata

Don Paolo Alliata. Nato a Milano nel 1971, dopo la laurea in Lettere classiche all’Università degli Studi di Milano, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Attualmente è vicario della comunità pastorale Paolo VI per la parrocchia di Santa Maria Incoronata a Milano. Autore di testi teatrali sull’Antico e sul Nuovo Testamento, è responsabile dell’Ufficio per l’Apostolato Biblico della Diocesi di Milano. Fra le sue pubblicazioni, Dove Dio respira di nascosto. Tra le pagine dei grandi classici (Milano, Ponte alle Grazie, 2018) e C’era come un fuoco ardente. La forza dei sentimenti tra Vangelo e letteratura (Milano, Ponte alle Grazie, 2019). Da due anni le sue omelie sono raccolte su un canale YouTube.

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