Domenica 9 ottobre 2022. VI Domenica dopo il Martirio di san Giovanni il Precursore. Commento al Vangelo di rito ambrosiano, di don Paolo Alliata.
✠ In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».
(Mt 10, 40-42)
Noi cerchiamo un ampliamento del nostro essere […], vogliamo vedere anche con occhi diversi dai nostri, immaginare con immaginazioni diverse dalle nostre, sentire con orecchie diverse dalle nostre. Non ci accontentiamo di essere soli e chiusi su noi stessi. Chiediamo delle finestre: la letteratura è una serie di finestre, o addirittura di porte […]. Perché l’uomo che si accontenta di essere solo sé stesso è come in prigione.
(C. S. Lewis)
“Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta”. È un detto che ci porta al tempo della primitiva predicazione cristiana: i discepoli di Gesù giravano di villaggio in villaggio, in Galilea, Giudea e dintorni, per annunciare la Parola, tener viva la memoria del passaggio di Gesù ed alimentare il senso della sua presenza di Risorto nelle comunità. Alcuni dei discepoli si sono visti riconoscere il ruolo di “profeti”, di chi gode di uno sguardo particolarmente profondo sulle cose e ne offre una prospettiva secondo il cuore di Dio.
“Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta”. Se accogli in casa tua il profeta e lo ascolti, ne avrai gran vantaggio. Di quale “ricompensa” si tratta? Della possibilità di vedere le cose come le vede il profeta, cioè di vederle in profondità. Di riconoscere i movimenti segreti della storia, quelli che all’uomo obnubilato, a noialtri, rimangono oscuri e incomprensibili.
Il profeta ci offre una parola che spalanca gli orizzonti, che accende visioni nuove, permette di varcarne la soglia con passo più consapevole e impegnato. È un ampliamento di prospettiva. Le parole vive e nutrienti lo fanno sempre: aprono spazi di profondità. Vale per la Parola del Signore, che ha preso corpo e fiato nelle parole del profeta, e vale per la grande letteratura – dice Lewis – che ci offre porte e finestre per guardare oltre, dentro il cuore pulsante del Dio vivente.
Abbiamo bisogno di essere accesi da quella parola profetica, da quella Parola che spesso respira di nascosto nella grande letteratura, che scandagli i recessi della creatura umana.
Il Signore ci accompagni.
Don Paolo Alliata
Don Paolo Alliata. Nato a Milano nel 1971, dopo la laurea in Lettere classiche all’Università degli Studi di Milano, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Attualmente è vicario della comunità pastorale Paolo VI per la parrocchia di Santa Maria Incoronata a Milano. Autore di testi teatrali sull’Antico e sul Nuovo Testamento, è responsabile dell’Ufficio per l’Apostolato Biblico della Diocesi di Milano. Fra le sue pubblicazioni, Dove Dio respira di nascosto. Tra le pagine dei grandi classici (Milano, Ponte alle Grazie, 2018) e C’era come un fuoco ardente. La forza dei sentimenti tra Vangelo e letteratura (Milano, Ponte alle Grazie, 2019). Da due anni le sue omelie sono raccolte su un canale YouTube.
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