V Domenica di Pasqua. Davanti. Realmente sulla soglia del cuore. Commento al Vangelo di rito ambrosiano, di don Alessandro Noseda.
✠ Vangelo Gv 14, 21-24
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai discepoli: «Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui». Gli disse Giuda, non l’Iscariota: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?». Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato».
Come è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo? “Com’è accaduto”. Cominciano così le domande quando chiedono spiegazioni su un incidente, o uno spiacevole imprevisto. Come mai Gesù non si è manifestato chiaramente a tutti, specialmente a chi è più lontano dal credere in lui? Nonostante la risposta lieve di Gesù: “Se uno mi ama, noi verremo a lui”, questa domanda – insieme alla nostra difficoltà a comprendere – persiste lungo i secoli, ispirando anche i più grandi, come san Tommaso o Pascal.
Le risposte discrete e meno cerebrali, che sembrano seguire palmo a palmo le parole di Gesù, sono quelle che preferisco:
Ma se io, Signore,
tendo l’orecchio e imparo a discernere i segni dei tempi
distintamente odo i segnali
della tua rassicurante presenza alla mia porta.
E quando ti apro e ti accolgo
come ospite gradito nella mia casa
il tempo che passiamo insieme mi rinfranca.
[…]
E ritorno alla fatica del vivere
con indistruttibile pace.
(Carlo Maria Martini, Sto alla porta, lettera pastorale, 1992).
Si dice spesso che oggi più che al non-credente siamo davanti all’indifferente, ma raramente si mette in discussione la ferma convinzione di essergli realmente “davanti”. Eppure, il linguaggio delle argomentazioni irresistibili e delle evidenze inconfutabili, come anche la nuova apologetica della difesa a oltranza dei cosiddetti princìpi, si trovano in realtà non davanti, ma molto indietro e soprattutto molto lontano rispetto alle coscienze di oggi.
Stanchi del bailamme di informazioni ormai indistinguibili per peso e valore, stremati dalle chiacchiere che affollano i social senza mai dire nulla di vero, svezzati (e male) da decenni di cinismo degli adulti, i giovani rifuggono anche da questi “pensieri forti” come chi scappa da un locale dall’aria viziata, in cerca di qualcuno che sia realmente sulla soglia del loro cuore: lì davanti. A bussare discretamente.
Allora Eli comprese che il Signore chiamava il giovane. Eli disse a Samuele: «Vattene a dormire e, se ti chiamerà, dirai: “Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta”». Samuele andò a dormire al suo posto. Venne il Signore, stette accanto a lui e lo chiamò come le altre volte: «Samuele, Samuele!». Samuele rispose subito: «Parla, perché il tuo servo ti ascolta».
(1 Sam 3,8b-10)
Al pari del vecchio Eli, guida non perfetta ma sincera, la cura di chi ha il coraggio di porsi davanti a loro con una presenza attenta e con la forza di una domanda vera potrà destarli a un Dio che per primo sta sulla soglia e ci insegna qualcosa di nuovo sui “modi” lievi della verità.
Don Alessandro
Don Alessandro Noseda. Nato a Cantù nel 1974. Dopo gli studi classici e la formazione teologica nel Seminario di Venegono, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Svolge dapprima il suo ministero a Milano come assistente degli Oratori della parrocchia di San Giovanni Battista alla Bicocca e successivamente della parrocchia del Santissimo Redentore. Dal 2007 al 2011 è cappellano presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca. Attualmente è parroco nella parrocchia di Gesù a Nazaret, Quartiere Adriano.
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