Domenica 6 novembre 2022. Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo. Commento al Vangelo di rito ambrosiano, di don Paolo Alliata.
✠ «In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».
(Mt 25, 31-46)
Il piccolo principe si trovava nella regione degli asteroidi 325, 326, 327, 328, 329 e 330. Cominciò a visitarli per cercare un’occupazione e per istruirsi. Il primo asteroide era abitato da un re. Il re, vestito di porpora e d’ermellino, sedeva su un trono molto semplice e nello stesso tempo maestoso. «Ah! ecco un suddito», esclamò il re appena vide il piccolo principe. E il piccolo principe si domandò: «Come può riconoscermi se non mi ha mai visto?». Non sapeva che per i re il mondo è molto semplificato. Tutti gli uomini sono dei sudditi. «Avvicinati che ti veda meglio», gli disse il re, che era molto fiero di essere finalmente re per qualcuno. Il piccolo principe cercò con gli occhi dove potersi sedere, ma il pianeta era tutto occupato dal magnifico manto di ermellino. Dovette rimanere in piedi, ma era tanto stanco che sbadigliò.
(A. De Saint-Exupéry, Il piccolo principe)
Il piccolo principe si trova di fronte al re, e non sa che davanti a certi sovrani tutti gli uomini sono dei sudditi, tutti gli uomini e le donne del mondo sono semplicemente servitori, rigorosamente soggiacciono all’etichetta di chi va soggetto al loro prestigio. Quei re sono così ingombranti, nel loro ego ipertrofico e debordante, che non c’è posto per altri nel loro mondo, tutto raccolto attorno al loro trono: il piccolo principe cercò con gli occhi dove potersi sedere, ma il pianeta era tutto occupato dal magnifico manto di ermellino.
Oggi celebriamo un Re che intende la sua regalità in modo molto diverso. Per lui tutti i figli e le figlie di Adamo sono non sudditi, ma principi e principesse. Il suo modo di regnare è quello di fare spazio ai figli del Regno, perché diventino liberi e forti. Così l’Amore esprime la sua regalità: lavorando per la regalità degli amati.
Per questo il Re che celebriamo è un re nascosto. Proprio perché i suoi figli e figlie possano crescere alla misura della loro regalità, lui scivola nei panni del mendicante, del carcerato, del malato: ritraendosi dall’espressione di una potenza soverchiante, lascia ai suoi lo spazio perché si assumano le loro responsabilità. Solo così si diventa partecipi della sua regalità: occupandosi del bisogno degli altri principi e principesse, figli dello stesso Re, quindi riconosciuti come fratelli e sorelle.
È una grande avventura quella di diventare principi e principesse del Regno di Dio. Cresciamo in questa regalità solo esercitando la responsabilità della cura fraterna. Come il nostro Re, diventiamo sovrani solo in ginocchio davanti a chi non sta bene.
Su questa via, una volta di più, il Signore ci accompagni.
Don Paolo Alliata
Don Paolo Alliata. Nato a Milano nel 1971, dopo la laurea in Lettere classiche all’Università degli Studi di Milano, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Attualmente è vicario della comunità pastorale Paolo VI per la parrocchia di Santa Maria Incoronata a Milano. Autore di testi teatrali sull’Antico e sul Nuovo Testamento, è responsabile dell’Ufficio per l’Apostolato Biblico della Diocesi di Milano. Fra le sue pubblicazioni, Dove Dio respira di nascosto. Tra le pagine dei grandi classici (Milano, Ponte alle Grazie, 2018) e C’era come un fuoco ardente. La forza dei sentimenti tra Vangelo e letteratura (Milano, Ponte alle Grazie, 2019). Da due anni le sue omelie sono raccolte su un canale YouTube.
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