Domenica della Samaritana. II Domenica di Quaresima. Imprevisto. Protagonisti inediti di un incontro irripetibile. Commento al Vangelo di rito ambrosiano, di don Alessandro Noseda.
✠ Vangelo Gv 4, 5-42
In quel tempo. Il Signore Gesù giunse a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te». In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui. Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete ». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: “Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura”? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica». Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».
“E ora che ne sarà
del mio viaggio?
Troppo accuratamente l’ho studiato
senza saperne nulla. Un imprevisto
è la sola speranza. Ma mi dicono
che è una stoltezza dirselo.
Eugenio Montale
Se quel pozzo avesse potuto parlare! Chissà quante ne avrebbe raccontate di storie, che poi, alla fine, sono sempre le stesse: versioni innumerevoli dell’eterno ritorno dell’uguale. «Quel che è stato sarà e quel che si è fatto si rifarà; non c’è niente di nuovo sotto il sole», dice Qoelet.
Sì, il pozzo avrebbe potuto raccontare mille tipi di incontri in fondo tutti uguali, ma non quello di oggi: perché questo è diverso! L’evangelista sembra metterla proprio in questi termini: il brano è pieno di consuetudini che crollano una ad una: è consuetudine che un Giudeo non parli ad una donna Samaritana, ma questo Giudeo lo fa. È consuetudine che nessuno sia mai passato da quel pozzo proclamandosi più grande di Giacobbe, e quest’uomo dice di esserlo. È consuetudine che nessuno sappia con esattezza “tutto quello che quella Samaritana ha fatto…”, ma Gesù mostra di saperlo, come solo un profeta potrebbe. È consuetudine, a proposito di profeti e di “cose religiose”, che i veri adoratori si trovino a Gerusalemme o su questo monte, mentre per questo Tale i veri adoratori non avranno bisogno di nessun luogo preciso per il loro culto.
Crolla tutto! E in mezzo alle macerie dell’eterno ritorno, germoglia un’inedita possibilità: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva».
Questo dono di poter incontrare Dio, atteso eppure imprevisto, impossibile da conoscere e tuttavia concreto, bussa alla porta, e non è una cattiva notizia, bensì la sola speranza. Infatti la donna riprende il viaggio, correndo in città per dire che qualcosa di nuovo è finalmente accaduto. Gesù resta là, ma improvvisamente non si ricorda più della stanchezza né della fame, e questa forse è la cosa più sorprendente: l’incontro è un “imprevisto” anche per lui, come se la Samaritana, intimamente conosciuta, restasse ai suoi occhi una gradita sorpresa.
Penso che non abbiamo ancora chiesto quest’acqua come chi sta morendo di sete. Credo che siamo troppo impegnati a studiare accuratamente il nostro viaggio senza capirci nulla. Penso alla complicità con cui il Signore ci rivolge la parola per primo, abbattendo ogni consuetudine, per svelarci che non aspetta altro che incontrarci. Credo che possiamo essere, insieme a Lui, protagonisti inediti di un incontro irripetibile.
Don Alessandro Noseda
Don Alessandro Noseda. Nato a Cantù nel 1974. Dopo gli studi classici e la formazione teologica nel Seminario di Venegono, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Svolge dapprima il suo ministero a Milano come assistente degli Oratori della parrocchia di San Giovanni Battista alla Bicocca e successivamente della parrocchia del Santissimo Redentore. Dal 2007 al 2011 è cappellano presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca. Attualmente è parroco nella parrocchia di Gesù a Nazaret, Quartiere Adriano.
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