La Parola, la Chiesa, il mondo. Commento al Vangelo di rito ambrosiano 4 luglio 2021

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Domenica 4 luglio 2021. VI Domenica dopo Pentecoste. Anno B. Commento al Vangelo di rito ambrosiano, di don Paolo Alliata.


In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, “e troverete ristoro per la vostra vita”. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
(Mt 11, 27-30)

“È tutto un mondo che va in pezzi. Ma il mondo continuerà ad andare avanti e per ora andrò avanti anch’io. Restiamo certo un po’ impoveriti, ma io mi sento ancora così ricca, che questo vuoto non mi è entrato veramente dentro. Però dobbiamo tenerci in contatto con il mondo attuale e dobbiamo trovarci un posto in questa realtà, non si può vivere solo con le verità eterne, così rischieremmo di fare la politica degli struzzi. Vivere pienamente, verso l’esterno come verso l’interno, non sacrificare nulla della realtà esterna a beneficio di quella interna e viceversa: considera tutto ciò come un bel compito per te stessa”.
(Etty Hillesum, Diari)

Etty vive nel campo di concentramento nazista di Westerbork, mentre gli artigli della spropositata violenza cominciano ad affondare nelle carni dell’Europa. Tutto un mondo che va in pezzi, dice. E tolgono a noi Ebrei, un po’ per volta, lo spazio del respiro: ci vietano di andare in bicicletta, passeggiare nei boschi, frequentar le biblioteche. Sì, diventeremo un po’ più poveri di vita, ma tanta ancora ne custodisco in me stessa, il vuoto che mi circonda non mi è ancora strisciato in cuore.

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Altrove Etty chiama questa ricchezza con il nome di “vastità”. Dalle pagine dei suoi Diari affiora una continua gratitudine per l’estensione dei suoi spazi interiori, “quella vastità che non è poi nient’altro che il mio essere colma di Te, mio Dio”.

Leggevo la pagina di Matteo che la liturgia ci consegna per questa Domenica, e ho visto emergere dai miei ricordi queste righe di Etty. Trovo nelle sue parole la stessa gratitudine di Gesù, che sente la pienezza della presenza del Padre e tutta la ricchezza di umanità che ne deriva. “Tutto mi è stato dato dal Padre mio […] Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro”. Gesù sente la responsabilità di condividere la potenza d’amore che lo abita, e che si è riversata in lui nel battesimo al Giordano.

La storia umana è spesso tormentata da vaste plaghe di mancanza d’amore, soffre di un angoscioso vuoto di bene. Ma, come poi Etty, anche Gesù può dire: “Questo vuoto non mi è entrato veramente dentro”. Sono venuto per riversare acqua sul deserto, per dare ristoro d’oasi agli assetati della storia. Del vuoto d’amore mi faccio carico, non gli permetto di assorbirmi nel suo languore.

Gli uomini e le donne di benedizione si facciano carico della realtà esterna, scrive Etty: per nutrirla dell’Amore che li abita, senza lasciarsi svuotare dalla povertà d’amore che dissecca il mondo.

È la grande avventura dei discepoli di Gesù. Il Signore ci accompagni.

Don Paolo Alliata

Don Paolo Alliata. Nato a Milano nel 1971, dopo la laurea in Lettere classiche all’Università degli Studi di Milano, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Attualmente è vicario della comunità pastorale Paolo VI per la parrocchia di Santa Maria Incoronata a Milano. Autore di testi teatrali sull’Antico e sul Nuovo Testamento, è responsabile dell’Ufficio per l’Apostolato Biblico della Diocesi di Milano. Fra le sue pubblicazioni, Dove Dio respira di nascosto. Tra le pagine dei grandi classici (Milano, Ponte alle Grazie, 2018) e C’era come un fuoco ardente. La forza dei sentimenti tra Vangelo e letteratura (Milano, Ponte alle Grazie, 2019). Da due anni le sue omelie sono raccolte su un canale YouTube.

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