Domenica 4 dicembre 2022. IV Domenica di Avvento. L’ingresso del Messia. Commento al Vangelo di rito ambrosiano, di don Alessandro Noseda.
Mt 21, 1-9 ✠ In quel tempo. Quando furono vicini a Gerusalemme e giunsero presso Bètfage, verso il monte degli Ulivi, il Signore Gesù mandò due discepoli, dicendo loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito troverete un’asina, legata, e con essa un puledro. Slegateli e conduceteli da me. E se qualcuno vi dirà qualcosa, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma li rimanderà indietro subito”». Ora questo avvenne perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta: «Dite alla figlia di Sion: Ecco, a te viene il tuo re, mite, seduto su un’asina e su un puledro, figlio di una bestia da soma». I discepoli andarono e fecero quello che aveva ordinato loro Gesù: condussero l’asina e il puledro, misero su di essi i mantelli ed egli vi si pose a sedere. La folla, numerosissima, stese i propri mantelli sulla strada, mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla strada. La folla che lo precedeva e quella che lo seguiva, gridava: «Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!».
Gerusalemme non è l’orizzonte ultimo del Regno di Dio, ma certamente ne è l’epicentro sismico, il luogo esplosivo da cui tutto ha avuto inizio e in cui la rivelazione si compie. Da Gerusalemme, dunque, si diffonde il messaggio del Regno.
La IV domenica dell’Avvento ambrosiano si intitola “L’ingresso del Messia” ed è sottinteso che l’evento si compia in questa città. Dovrebbe essere – appunto – un evento straordinario: più organizzato di un 18° dei giorni nostri, più preparato di un matrimonio in Puglia!
E invece Gesù offre una sola indicazione: “Andate nel villaggio di fronte a voi e subito troverete un’asina, legata, e con essa un puledro”. Gli bastano quei due animali, ma li vuole entrambi. Come cavalcatura sarebbe stato sufficiente il puledro, ma Gesù vuole anche l’asina. Perché? Forse per dare a intendere la profezia anche ai meno attenti? Può essere, ma il mio pensiero corre verso altre suggestioni, come quella di questa canzone:
“Voglio che le cariche importanti vadano assegnate solo a donne madri di figli.
Sarei così curioso di vedere, se all’interno delle loro decisioni
Riuscirebbero a portarsi il loro futuro”.
(Fabi, Silvestri, Gazzè, Il padrone della festa)
Che carica importante per quei due protagonisti assoluti dell’ingresso del Messia nella sua città: l’asina, con il puledro figlio suo, permettono a Gesù di presentarsi come Re della pace, ma insieme non solo rappresentano l’opposto del cavallo da guerra, ma sono l’icona della maternità, senza la quale non esiste futuro, e non si capisce pienamente nemmeno il volto di Dio.
Don Alessandro Noseda
Don Alessandro Noseda. Nato a Cantù nel 1974. Dopo gli studi classici e la formazione teologica nel Seminario di Venegono, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Svolge dapprima il suo ministero a Milano come assistente degli Oratori della parrocchia di San Giovanni Battista alla Bicocca e successivamente della parrocchia del Santissimo Redentore. Dal 2007 al 2011 è cappellano presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca. Attualmente è parroco nella parrocchia di Gesù a Nazaret, Quartiere Adriano.
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