Domenica 30 ottobre 2022. II Domenica dopo la Dedicazione. Commento al Vangelo di rito ambrosiano, di don Paolo Alliata.
✠ In quel tempo. Il Signore Gesù riprese a parlare loro con parabole e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».
(Mt 22, 1-14)
Anche a voi, almeno una volta, sarà capitato. Una sera tornate a casa e vi dicono che c’è stata una persona a cercarvi. Ha chiesto di voi con una certa insistenza, ma non ha voluto aspettare, non ha detto chi era né perché vi cercava. Non riuscite a sapere niente di più. Al massimo arrivate a stabilire se era uomo o donna. Ricco o povero? Venuto o no da lontano? Giovane o vecchia? Bella? Inutile insistere. Chi andò ad aprire la porta non ricorda niente di preciso, si contraddice, alla fine vi accorgete che pur di rispondere inventa di sana pianta.
Tuttavia, da un complesso di piccole circostanze, capite che non si trattava di un comune seccatore, né di un postulante, né di uno sconosciuto qualsiasi. Bensì di un altro che portava qualcosa di insolito. Tornerà, concludete alla fine, rinunciando a fantasticare. E il giorno dopo avete già dimenticato.
Ma il visitatore non torna. E all’improvviso, parecchio tempo dopo, sorge un dubbio sottile: per caso quell’uomo (o donna) non era venuto per un motivo grande e decisivo? Non poteva essere quella, disgraziatamente, l’occasione che non avete mai cessato di sognare e dalla quale l’intera vostra esistenza sarebbe mutata? Ma voi non eravate in casa. Per questa stupidissima coincidenza siete mancati al destino.
Mai più lo sconosciuto si è fatto vivo. Tuttavia in alcune profondità dell’animo ancora aspettiamo che ritorni. Invecchiando aspettiamo. Questo forse il motivo perché certe scampanellate alla porta, esattamente identiche alle altre, ci fanno battere il cuore.
(Dino Buzzati)
Nell’annuncio che Gesù fa agli uomini e alle donne del suo tempo, e a quelli di ogni tempo, vibra fortissima e in molti modi questa urgenza: attraverso di me, nelle mie parole e nei miei gesti, Dio vi si fa vicino, vicinissimo. È la grande occasione, mancarla sarebbe un fallimento, perderla un’assurda imperdonabile mancanza. Accogliete il dono di Dio! È come essere invitati a un banchetto: cibo e bevande e gioia del cuore per giorni interi, un regalo senza condizioni nel faticoso tessuto dei vostri giorni. Io sono il banchetto del Signore, non coglierete l’occasione?
Anche Dino Buzzati scriveva pagine animate dalla vibrazione dell’urgenza. Nei suoi racconti e nei suoi romanzi respira spesso quel senso di fatalità: c’è “un mistero che preme per svelarsi” (Il Sistema Periodico), una grande occasione da non perdere (Il deserto dei Tartari). Quella grande occasione è data dal fatto che “c’è stata una persona a cercarvi”, ha mostrato di avere qualcosa di importante da dirvi o consegnarvi (“Ha chiesto di voi con una certa insistenza”), ma non ha consegnato ad altri il suo segreto (“Non ha detto chi era né perché vi cercava”).
Nel fondo del cuore porti con te il graffio, sepolto chissà dove, di quell’incontro mancato, e sempre silenziosamente presente nella forma di una malinconia, un interrogativo inquieto: ho forse perso la mia grande occasione? La sto forse ancora trascurando? C’è davvero uno che mi cerca?
Il grande annuncio biblico, e poi cristiano in particolare, è che c’è Uno cui sto a cuore, che mi cerca e non smette di bussare alla mia porta. La domanda è sempre di nuovo: dove sono io? Perché tanto spesso non sono in casa?
Alle volte la grande avventura è proprio quella di imparare a stare in casa, a scendere nel cuore, a stare pronto agli appelli della vita. A non scappare sempre altrove.
Nella grande avventura della disponibilità a stare vigili, a cogliere il segno della Presenza, il Signore ci accompagni.
Don Paolo Alliata
Don Paolo Alliata. Nato a Milano nel 1971, dopo la laurea in Lettere classiche all’Università degli Studi di Milano, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Attualmente è vicario della comunità pastorale Paolo VI per la parrocchia di Santa Maria Incoronata a Milano. Autore di testi teatrali sull’Antico e sul Nuovo Testamento, è responsabile dell’Ufficio per l’Apostolato Biblico della Diocesi di Milano. Fra le sue pubblicazioni, Dove Dio respira di nascosto. Tra le pagine dei grandi classici (Milano, Ponte alle Grazie, 2018) e C’era come un fuoco ardente. La forza dei sentimenti tra Vangelo e letteratura (Milano, Ponte alle Grazie, 2019). Da due anni le sue omelie sono raccolte su un canale YouTube.
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