Domenica 30 maggio 2021. Santissima Trinità. Anno B. Commento al Vangelo di rito ambrosiano, di don Paolo Alliata.
✠ In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Se non avessi compiuto in mezzo a loro opere che nessun altro ha mai compiuto, non avrebbero alcun peccato; ora invece hanno visto e hanno odiato me e il Padre mio. Ma questo, perché si compisse la parola che sta scritta nella loro Legge: “Mi hanno odiato senza ragione”. Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio».
(Gv 15, 24-27)
Perciò l’amore più alto che dobbiamo imparare consiste in questo per lui [Rilke]: lasciare libera la persona amata. Nel Requiem Rilke si è espresso così: «“Perché, se c’è una colpa, è questa: non accrescere la libertà della persona amata offrendole tutta la libertà che in noi matura. Noi che amiamo abbiamo solo questo da offrire: lasciarci liberi l’un l’altro, perché trattenerci è facile, e non è arte da imparare”». Portare con sé l’altro, sempre e ovunque, chiuso in se stessi, e lì vivere con lui. E non solo con uno, ma con molti. Accogliere l’altro nel proprio spazio interiore e lì lasciare che fiorisca, dargli un posto dove possa crescere e svilupparsi. Vivere davvero insieme all’altro, anche se non lo si vede per anni, lasciare che l’altro ci continui a vivere dentro e vivere con lui, questa è la cosa essenziale. E così si può continuare a vivere insieme a qualcuno, al riparo dagli eventi esteriori di questa vita. Ciò è una grande responsabilità”.
(Etty Hillesum, Diari)
Nelle pagine dei Diari di Etty Hillesum, la giovane donna ebrea olandese internata e uccisa ad Auschwitz, torna spesso la percezione della propria crescente vastità interiore. Uno spazio di accoglienza profondo e accudente, dove accogliere e custodire fatti e persone, letture e pensieri. “Accogliere l’altro nel proprio spazio interiore e lì lasciare che fiorisca, dargli un posto dove possa crescere e svilupparsi”. La relazione tra persone configura (ed esige) spazi interiori in cui poter mettere radici.
Mi vien da pensare che il mistero della Trinità, che oggi celebriamo, abbia a che fare con questo. Dio è intimamente relazione. Il Padre si dona al Figlio, che si dona al Padre, nel movimento di dono e ridono che si chiama Spirito Santo. L’intimità di Dio è lo spazio dove i Tre si ospitano l’un l’altro, offrendosi l’un l’altro “tutta la libertà che in loro matura”.
Etty ama pensare Dio come il proprio spazio di intimità segreta e feconda. Gesù chiede di essere accolto in quello spazio umano, proprio mentre se ne sente escluso. “Essi hanno odiato me e il Padre mio”: avevano tutte le ragioni per accogliermi, avendo visto le mie opere, “opere che nessun altro ha mai compiuto”, e che erano un appello a lasciarmi entrare nel profondo. E si sono chiusi, con pervicacia ottusa e violenta.
Apritevi, dice Gesù ai suoi nelle ultime ore della vita: disponetevi a fare del vostro spazio interiore il luogo in cui il mio Spirito possa venire a respirare. Genererà in voi la vita feconda che continuamente attinge dal rapporto tra me e il Padre mio. La grande avventura di divenire spazio di intimità aperto alla relazione.
Il Signore ci accompagni.
Don Paolo Alliata
Don Paolo Alliata. Nato a Milano nel 1971, dopo la laurea in Lettere classiche all’Università degli Studi di Milano, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Attualmente è vicario della comunità pastorale Paolo VI per la parrocchia di Santa Maria Incoronata a Milano. Autore di testi teatrali sull’Antico e sul Nuovo Testamento, è responsabile dell’Ufficio per l’Apostolato Biblico della Diocesi di Milano. Fra le sue pubblicazioni, Dove Dio respira di nascosto. Tra le pagine dei grandi classici (Milano, Ponte alle Grazie, 2018) e C’era come un fuoco ardente. La forza dei sentimenti tra Vangelo e letteratura (Milano, Ponte alle Grazie, 2019). Da due anni le sue omelie sono raccolte su un canale YouTube.
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