La Parola, la Chiesa, il mondo. Commento al Vangelo di rito ambrosiano 29 gennaio 2023

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Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe. Famiglia allargata. Un nonno come Simeone. Commento al Vangelo di rito ambrosiano, di don Alessandro Noseda.


✠ Vangelo Lc 2, 22-33
In quel tempo. Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio «una coppia di tortore o due giovani colombi», come prescrive la legge del Signore. Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele». Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui.

E il vecchio diceva, guardando lontano:
“Immagina questo coperto di grano,
Immagina i frutti e immagina i fiori
E pensa alle voci e pensa ai colori

(Il vecchio e il bambino – Francesco Guccini)

L’immagine di una cavalcatura,
il bastone di Giuseppe,
un velo sul capo di entrambi.
Quella dei genitori di Gesù è una giovane coppia che sembra non volersi fermare mai, proprio nel momento in cui la maternità di Maria esigerebbe solo tranquillità e quiete.

Per questi nomadi non ci sono se non amici e parenti acquisiti: i Magi venuti da lontano prendono il posto del clan e un vecchio di nome Simeone diventa il nonno acquisito di Gesù, in barba al leggendario Gioacchino, sposo di Anna.

La famiglia si allarga in modo inusuale, e si allarga anche la prospettiva di un futuro che coinvolge da sempre i disegni dello Spirito. Nessuna meraviglia, dunque, se in uno scenario simile, qualche anno dopo, la domanda di Gesù sarà: “Non sapevate che devo occuparmi delle cose del padre mio?”. Prima ancora di intendere e di volere il progetto di Dio su di lui, il piccolo Gesù sente su di sé le parole di un nonno che ha nei suoi confronti una paternità degna del segreto che custodisce.

Lo sguardo profondo di Simeone, nella Festa della Famiglia che il rito ambrosiano celebra oggi, è quello di tutti i nonni che hanno raggiunto la saggezza, definita dal cardinal Martini come “la capacità di tenere insieme il categoriale e il trascendentale”, e cioè gli ideali con la vita, i sogni, con la realtà.

La scintilla di uno sguardo che trasmette la passione per cose mai viste passa dal vecchio Simeone al piccolo Gesù, che tanti anni dopo inviterà i discepoli, in un assolato deserto, ad alzare gli occhi per contemplare i campi di grano, pronti per la mietitura. Ogni bambino ha bisogno di un nonno come Simeone.

Don Alessandro Noseda

Don Alessandro Noseda. Nato a Cantù nel 1974. Dopo gli studi classici e la formazione teologica nel Seminario di Venegono, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Svolge dapprima il suo ministero a Milano come assistente degli Oratori della parrocchia di San Giovanni Battista alla Bicocca e successivamente della parrocchia del Santissimo Redentore. Dal 2007 al 2011 è cappellano presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca. Attualmente è parroco nella parrocchia di Gesù a Nazaret, Quartiere Adriano.

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