Domenica 28 novembre 2021. III Domenica di Avvento. Le profezie adempiute. Commento al Vangelo di rito ambrosiano, di don Paolo Alliata.
✠ In quel tempo. Giovanni fu informato dai suoi discepoli di tutte queste cose. Chiamati quindi due di loro, Giovanni li mandò a dire al Signore: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Venuti da lui, quegli uomini dissero: «Giovanni il Battista ci ha mandati da te per domandarti: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”». In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi. Poi diede loro questa risposta: «Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!». Quando gli inviati di Giovanni furono partiti, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che portano vesti sontuose e vivono nel lusso stanno nei palazzi dei re. Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”. Io vi dico: fra i nati da donna non vi è alcuno più grande di Giovanni, ma il più piccolo nel regno di Dio è più grande di lui». (Lc 7, 18-28)
“Non avere maestro è non avere a chi domandare e, in un senso ancora più profondo, è non avere nessuno davanti a cui porsi delle domande. Vuol dire rimanere rinchiusi nel labirinto primario che è la mente di ogni uomo in origine; rimanere rinchiusi come il Minotauro, traboccanti di un impeto che non può avere sfogo […] Ogni vita è in principio prigioniera, aggrovigliata nel proprio impeto. E il maestro deve essere colui che apre la possibilità, la realtà di un altro modo di vita, quella vera”. (M. Zambrano, Per abitare l’esilio)
Se c’è un uomo che Gesù ha amato e stimato più degli altri, questi è Giovanni il Battista. Ne abbiamo evidenti testimonianze dal racconto dei Vangeli. Tra queste, anche la pagina che abbiamo oggi tra le mani. È il messaggero, l’araldo che il Padre mio, il Gran Re – dice Gesù – ha inviato davanti a me, per aprire il mio percorso. Un uomo dalla spina dorsale di granito, non una canna sbattuta dal vento delle convenienze o che si lasciasse piegare dalle ridicole minacce di qualche prepotente (Erode Antipa, che infatti lo farà imprigionare). Un asceta che raccoglie il magro pasto fuori, lontano dai palazzi dei re, e si muove nei ruvidi panni degli uomini del deserto alla ricerca della Parola del Dio vivente.
E soprattutto, Giovanni il Battista è stato il maestro di Gesù. Maestro e mentore. Alla sua scuola, intuiamo dai Vangeli, Gesù si è formato alla vita del profeta. Nella frequentazione del Battista, Gesù trova lo spazio interiore in cui andrà forgiandosi il desiderio di diventare annunciatore del Regno. Accadrà ad un certo punto, infatti, che il Dio vivente deborderà dagli altissimi cieli per dilagare nel cuore del giovane di Nazareth, distruggendo gli argini di ogni sua reticenza e costringendolo a rifugiarsi per un tempo lungo e denso nella solitudine del deserto. Gesù uscirà da quel tempo di ritiro con il vigore del giovane profeta, la fibra incandescente dell’uomo dello Spirito; lascerà il gruppo di Giovanni per aprire nuovi sentieri sotto il cielo.
Il suo maestro battezzava, Gesù lo farà solo poco e per poco tempo, e poi smetterà del tutto, concentrandosi sulla predicazione, l’insegnamento, la guarigione di malattie e l’esorcismo. Giovanni viveva nel deserto, lontano dalla vita civile; Gesù sceglierà invece di vivere tra la gente, nella cittadina di Cafarnao e dintorni, andando a cercare i figli e le figlie di Adamo, più che attendere che vadano da lui.
Gesù ribadirà sempre la sua gratitudine al suo maestro. Ma quando un maestro è grande, il suo discepolo diventerà adulto tracciando vie diverse da quelle di colui che l’ha preceduto. E Giovanni è stato un grande maestro.
Abbiamo bisogno di grandi maestri, uomini e donne dello Spirito. Chiediamolo con intensità per i nostri tempi disorientati.
Il Signore ci accompagni.
Don Paolo Alliata
Don Paolo Alliata. Nato a Milano nel 1971, dopo la laurea in Lettere classiche all’Università degli Studi di Milano, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Attualmente è vicario della comunità pastorale Paolo VI per la parrocchia di Santa Maria Incoronata a Milano. Autore di testi teatrali sull’Antico e sul Nuovo Testamento, è responsabile dell’Ufficio per l’Apostolato Biblico della Diocesi di Milano. Fra le sue pubblicazioni, Dove Dio respira di nascosto. Tra le pagine dei grandi classici (Milano, Ponte alle Grazie, 2018) e C’era come un fuoco ardente. La forza dei sentimenti tra Vangelo e letteratura (Milano, Ponte alle Grazie, 2019). Da due anni le sue omelie sono raccolte su un canale YouTube.
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