Domenica 16 ottobre 2022. I Domenica dopo la Dedicazione. Il mandato missionario. Commento al Vangelo di rito ambrosiano, di don Paolo Alliata.
✠ In quel tempo. Gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che il Signore Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».
(Mt 28, 16-20)
E il suo dubbio può trasformarsi in una buona qualità, se lei lo educa. Deve diventare sapienza, deve diventare capacità critica. Gli chieda, ogni volta che esso cerca di rovinarle qualcosa, per quale mai ragione quella realtà dovrebbe essere spregevole, esiga delle motivazioni, lo metta alla prova […] e verrà il giorno in cui, da sabotatore qual è, si trasformerà in uno dei migliori che lavorano per lei; il più accorto, forse, tra quelli che stanno costruendo la sua vita.
(R. M. Rilke, Lettere a un giovane)
L’ultimo verbo che il vangelo di Matteo riferisce ai discepoli, in particolare agli undici (Giuda ha già preso un’altra strada) è quello del dubbio. “Essi però dubitarono”. Siamo “sul monte che il Signore Gesù aveva loro indicato”: lì è fissato il luogo dell’incontro di Gesù con i suoi.
La presenza del Risorto si mostra, i discepoli “lo videro”, e si fa udire: “disse loro”. I segni della Presenza ci sono, ma il cuore degli undici è abitato dal dubbio. Qual è il contenuto di quel dubbio? Matteo non ce lo dice, ma si può forse immaginare… Davvero il crocifisso è risorto?
C’è posto per il dubbio nella vita di fede?
Questa pagina, che chiude l’intero racconto del primo vangelo, è straordinariamente consolante. I discepoli dubitano. C’è posto, nella comunità dei discepoli, anche per chi dubita. Addirittura, se qualche dimensione di dubbio è aperta in noi, è buon segno: pare significare che stiamo davvero cercando la Presenza, e che a noi Gesù ripete il comando: “Andate e fate discepoli tutti i popoli”.
Raccontate di me e accompagnate ognuno a esplorare il Mistero dell’amore crocifisso e risorto, che già lo ha raggiunto nel profondo e di cui ancora non è forse consapevole.
E il dubbio, dice Rilke, maturi in domanda. Il dubbio va educato, dice il poeta al giovane cui scrive. Poni domande ai tuoi dubbi, interrogali, chiedi ragioni. Il tirocinio di quel confronto ti accompagnerà forse a riconoscere, un giorno, che quel dubbio è diventato un alleato: non ti ha permesso di accontentarti di poco, ti ha spinto a cercare meglio e più in profondità, ti ha tenuto lontano da facili consolazioni di superficie.
Quanto al rapporto con il Signore Gesù, si tratterà forse di rimanere aperti alle sorprese della vita, vigilando sulla tentazione di ridurre il Dio vivente dentro schemi troppo angusti e controllabili. Del nostro modo riduttivo di stare in relazione con il Mistero occorre sempre davvero dubitare. Solo il fondamentalista non dubita mai.
Sul sentiero di una fede che matura, attraversando anche l’esperienza del dubbio che matura in domanda, il Signore ci accompagni.
Don Paolo Alliata
Don Paolo Alliata. Nato a Milano nel 1971, dopo la laurea in Lettere classiche all’Università degli Studi di Milano, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Attualmente è vicario della comunità pastorale Paolo VI per la parrocchia di Santa Maria Incoronata a Milano. Autore di testi teatrali sull’Antico e sul Nuovo Testamento, è responsabile dell’Ufficio per l’Apostolato Biblico della Diocesi di Milano. Fra le sue pubblicazioni, Dove Dio respira di nascosto. Tra le pagine dei grandi classici (Milano, Ponte alle Grazie, 2018) e C’era come un fuoco ardente. La forza dei sentimenti tra Vangelo e letteratura (Milano, Ponte alle Grazie, 2019). Da due anni le sue omelie sono raccolte su un canale YouTube.
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