Domenica 23 gennaio 2022. III Domenica dopo l’Epifania. Commento al Vangelo di rito ambrosiano, di don Paolo Alliata.
✠ In quel tempo. Il Signore Gesù chiamò a sé i suoi discepoli e disse: «Sento compassione per la folla. Ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni, perché non vengano meno lungo il cammino». E i discepoli gli dissero: «Come possiamo trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?». Gesù domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette, e pochi pesciolini». Dopo aver ordinato alla folla di sedersi per terra, prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò e li dava ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà. Portarono via i pezzi avanzati: sette sporte piene. Quelli che avevano mangiato erano quattromila uomini, senza contare le donne e i bambini.
(Mt 15, 32-38)
A quanti seguirono Colombo e Cortés, il Nuovo Mondo doveva sembrare davvero incredibile a causa delle sue ricchezze naturali. La terra stessa si annunciava a miglia di distanza nell’oceano con la sua fragranza. Giovanni da Verrazzano nel 1524 poté sentire l’odore dei cedri della costa occidentale del Nord America da un centinaio di leghe di distanza. Gli uomini della Half Moon di Henry Hudson restarono disarmati per un po’ dal profumo della costa del New Jersey. Le barche che navigavano lungo la costa a volte passavano in mezzo a tappeti di fiori galleggianti; dovunque essi mettessero piede a terra trovavano una grande varietà di colori e suoni, di selvaggina e di vegetazione lussureggiante. Se fossero state persone diverse da quelle che erano, avrebbero potuto scrivere una nuova mitologia. Ma, essendo le persone che erano, si misero a compilare un inventario.
(F. Turner)
È del 1893 il celebre discorso di Frederick Turner sul “Significato della frontiera americana”, da cui è tratto il brano che ho riportato. È l’immagine di un mondo che ti si apre davanti, che ti invita dal fondo della sua misteriosa bellezza, e ti chiama alla grande avventura esplorativa, carica di rischi e prodiga di promesse.
Tale è il segno del pane e dei pesci, nelle intenzioni di Gesù. La compassione lo muove a soccorso di una folla ormai affamata, benché a lungo nutrita dal suo insegnamento e dai suoi racconti. Il fatto che il luogo in cui la gente si è raccolta attorno al Maestro sia deserto inviterebbe a congedarla, così che ognuno trovi modo di arrangiarsi, ma Gesù sprona i discepoli a farsi carico di quel bisogno. Sette pani e pochi pesci sono il trampolino di lancio per il grande segno della sovrabbondanza del Regno. Un segno: qualcosa che orienta ad altro, uno strappo nella banalità delle cose che fa intravedere un oltre sorprendente. Io vi dono cibo sovrabbondante per suggerirvi che il Padre dei cieli, attraverso di me, vuole destare il mondo a una ricchezza sconosciuta.
Nel parallelo del vangelo di Giovanni (6,1-15) troviamo esplicitata la reazione della folla al gesto prodigioso di Gesù. La folla, dice il quarto vangelo, va a cercare Gesù “per farlo re”. Un modo per garantirsi la sazietà anche per il futuro. Gesù rimane deluso: Voi volete farmi re perché vi siete riempiti la pancia. Io vi invito all’avventura di una immaginazione che si accende, vi indico il sentiero di un futuro che avvampa, di un Amore che vi viene incontro e vi apre alla fraternità, e voi vi ripiegate sul solo fatto di aver mangiato e digerito. Il segno vuole indicare molto di più. Perché vi fermate sulla soglia?
La gente, quel giorno, è come i primi avventurieri delle coste del Nuovo Mondo, gli esploratori della frontiera americana: non sanno cogliere l’occasione di entrare in una rinnovata immaginazione. Come quegli esploratori non seppero imparare “una nuova mitologia” dai nativi americani, ma li sterminarono e ne depredarono le terre e le sostanze, riducendosi “a compilare un inventario”, così i galilei del primo secolo raccolti attorno a Gesù non seppero andare oltre al nutrimento di quel giorno.
Siamo tutti sulla soglia della grande avventura. La vita è come il nutrimento di quel giorno in Galilea, come la soglia del Nuovo Mondo davanti ai piedi. Come affronterò il dono che mi è offerto? Con quale spirito? Con quello del predatore ottuso e stupido, o con il cuore dell’avventuroso e grato esploratore?
Sempre di nuovo, varcando la soglia delle nostre giornate, il Signore ci accompagni.
Don Paolo Alliata
Don Paolo Alliata. Nato a Milano nel 1971, dopo la laurea in Lettere classiche all’Università degli Studi di Milano, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Attualmente è vicario della comunità pastorale Paolo VI per la parrocchia di Santa Maria Incoronata a Milano. Autore di testi teatrali sull’Antico e sul Nuovo Testamento, è responsabile dell’Ufficio per l’Apostolato Biblico della Diocesi di Milano. Fra le sue pubblicazioni, Dove Dio respira di nascosto. Tra le pagine dei grandi classici (Milano, Ponte alle Grazie, 2018) e C’era come un fuoco ardente. La forza dei sentimenti tra Vangelo e letteratura (Milano, Ponte alle Grazie, 2019). Da due anni le sue omelie sono raccolte su un canale YouTube.
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