La Parola, la Chiesa, il mondo. Commento al Vangelo di rito ambrosiano 22 maggio 2022

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Domenica 22 maggio 2022. VI Domenica di Pasqua. Commento al Vangelo di rito ambrosiano, di don Paolo Alliata.


In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete». Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: «Che cos’è questo che ci dice: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre”?». Dicevano perciò: «Che cos’è questo “un poco”, di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire». Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «State indagando tra voi perché ho detto: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”? In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia. La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia».
(Gv 16, 12-22)

Ho sempre dinanzi agli occhi l’immagine della mia prima notte di volo in Argentina, una notte scura in cui brillavano, come stelle, solo i radi lumi sparsi per la pianura. Ciascuno era come il segnale, in quell’oceano di tenebre, del miracolo di una coscienza. Nel tale focolare qualcuno leggeva, pensava, scambiava confidenze. Nel tal altro, forse, qualcuno cercava di sondare lo spazio, si logorava in calcoli sulla nebulosa di Andromeda. Là si amava.
Risplendevano di luogo in luogo nella campagna, queste luci che reclamavano alimento: anche le più discrete, quella del poeta, del maestro, del carpentiere. Ma, in mezzo a quelle stelle vive, quante finestre chiuse, quante stelle spente, quanti uomini addormentati… Bisogna pur tentare di riunirsi. Bisogna pur cercare di comunicare con qualcuna di queste luci che risplendono, di luogo in luogo, nella campagna.

(De Saint-Exupéry, Terre degli uomini)

All’inizio di “Terre degli uomini” l’autore del Piccolo Principe racconta del suo primo volo notturno sulle terre di Argentina. Vedere i piccoli fuochi nel mare di tenebra là in fondo gli fa pensare che siamo creature solitarie. “Bisogna pur tentare di riunirsi”. Trovare il modo di unir le fiamme, di stringere legami di comunione, che attraversino e rischiarino il grande abisso.

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Né si tratta solo di intrecciar le luci. Ci sono tante finestre spente, tante case vuote di vita, cuori addormentati nel buio. Come destarli? Come chiamarli all’avventura e alla responsabilità di esser vivi per davvero?

Gesù, nell’ultima cena, prepara i suoi al distacco da lui e promette: io sono come l’aviatore, troverò il modo di destare chi è addormentato, e di unire i fuochi che troverò accesi nella notte del mondo. Sto per andarmene, ma tornerò. La mia morte vi lascerà disorientati, come luci solitarie e sperdute ingoiate dalla sconfinata pianura, ma la mia presenza tornerà a farsi viva e vi desterà alla fede e alla comunione tra voi. “Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia”: perché tornerò da voi. “Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete”: sto per essere ucciso, ma il mio amore troverà il modo di tornare a casa, di tornar da voi.

“Qualunque dolore è sopportabile se inserito in un racconto” (K. Blixen). Questo fa Gesù: dà ai suoi la percezione che la sua tragica morte imminente non è una parola definitiva, ma un passaggio doloroso che conduce a nuovi sviluppi, tutti da esplorare, come avviene in un racconto, dove l’imprevisto o il fatto traumatico apre a nuove possibilità prima impensate. Viene la notte, luci si spegneranno e fuochi moriranno, ma il grande volo non è che all’inizio, e l’Aviatore troverà il modo di portare avanti la sua opera.

Don Paolo Alliata

Don Paolo Alliata. Nato a Milano nel 1971, dopo la laurea in Lettere classiche all’Università degli Studi di Milano, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Attualmente è vicario della comunità pastorale Paolo VI per la parrocchia di Santa Maria Incoronata a Milano. Autore di testi teatrali sull’Antico e sul Nuovo Testamento, è responsabile dell’Ufficio per l’Apostolato Biblico della Diocesi di Milano. Fra le sue pubblicazioni, Dove Dio respira di nascosto. Tra le pagine dei grandi classici (Milano, Ponte alle Grazie, 2018) e C’era come un fuoco ardente. La forza dei sentimenti tra Vangelo e letteratura (Milano, Ponte alle Grazie, 2019). Da due anni le sue omelie sono raccolte su un canale YouTube.

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