La Parola, la Chiesa, il mondo. Commento al Vangelo di rito ambrosiano 14 novembre 2021

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Domenica 14 novembre 2021. I Domenica di Avvento. La venuta del Signore. Commento al Vangelo di rito ambrosiano, di don Paolo Alliata.


In quel tempo. Mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, il Signore Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta». Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine». Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo. Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita. Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che la sua devastazione è vicina. Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano verso i monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli che stanno in campagna non tornino in città; quelli infatti saranno giorni di vendetta, affinché tutto ciò che è stato scritto si compia. In quei giorni guai alle donne che sono incinte e a quelle che allattano, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo. Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri in tutte le nazioni; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti. Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina».
(Lc 21, 5-28)

Esistono certi spiriti che potremmo comparare a dei malati, a cui una specie di pigrizia o di frivolezza rende impossibile scendere spontaneamente alle regioni profonde di se stessi, dove comincia l’autentica vita dello spirito. Soltanto quando vi sono condotti sono finalmente capaci di scoprire ed esplorare le vere ricchezze. Ma senza questo intervento essi vivono in superficie, in un perpetuo oblio di se stessi, in una sorta di passività che ne fa balocchi per ogni piacere.
(M. Proust)

Varchiamo nuovamente la soglia del tempo di Avvento. Anche noi siamo spiriti pigri, riottosi a scendere i gradini verso l’intimità della vita, alle regioni profonde di noi stessi, dove – dice Proust – sono custodite le vere ricchezze. Il tempo dell’Avvento è, per così dire, una delle strategie pedagogiche che la tradizione della Chiesa mette in opera per accompagnare noi frivoli, noi storditi della superficie, ad esplorare le ricche profondità dell’esistenza.

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Perché, dice Gesù nella pagina di Luca, capita di sentirsi un po’ troppo a casa in questo mondo, tra le solidissime pietre del tempio, e invece c’è da tener desta la consapevolezza che il meglio deve ancora venire, e si sta già preparando. Ciò che appare solidissimo si sta già sbriciolando. La storia sta vivendo un travaglio, è sempre incinta di Colui che deve venire: le convulsioni di ogni tempo sono l’affannoso respiro di una partoriente, e la vita nuova che sta emergendo è quella del Figlio dell’uomo.

L’Avvento suggerisce, sempre di nuovo, almeno due cose.

La prima è che siamo tutti in attesa di una visita. Tutti attendiamo che l’Amore, il Figlio dell’uomo, venga in casa nostra. Perché sappiamo che una vita senza amore è come un tempio senza Presenza: crollerà presto. Nel tempo di Avvento si fa quindi più intensa e determinata l’invocazione che chiude tutta la Bibbia: “Vieni, Signore Gesù!” (Ap 22,20). Se tu non vieni, noi siamo come un tempio disabitato. Un buon esercizio del cuore potrebbe essere quello di portare in noi, respirandola nel segreto sacrario del nostro cuore, l’invocazione dei primi cristiani: Vieni, Signore Gesù… Respirarla cento, mille volte al giorno: per strada, al lavoro, a letto, sulle scale: Vieni (inspirando), Signore Gesù (espirando). In questo modo siamo noi stessi a diventare il tempio della Presenza.

La seconda è che, appunto, i dolori della storia sono sempre il travaglio di un parto. C’è sempre motivo di sperare, le ragioni della speranza sono solidissime e radicate, perché la vita nuova, la vita di Colui che sempre viene, sta emergendo, si sta facendo largo tra le convulsioni del mondo che tramonta. Vale anche nella vita di ognuno: ciò che è vecchio declina, in me, per lasciare spazio a che il nuovo sorga. Accompagnare questo processo è ciò che ci rende vitali per davvero. Cercare di trattenere il vecchio per paura del nuovo ancora sconosciuto è solo un modo per prolungare il travaglio e mettere a rischio la Vita che spinge per essere accolta.

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Buon ingresso nel nuovo anno liturgico, dunque!

Il Signore ci accompagni.

Don Paolo Alliata

Don Paolo Alliata. Nato a Milano nel 1971, dopo la laurea in Lettere classiche all’Università degli Studi di Milano, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Attualmente è vicario della comunità pastorale Paolo VI per la parrocchia di Santa Maria Incoronata a Milano. Autore di testi teatrali sull’Antico e sul Nuovo Testamento, è responsabile dell’Ufficio per l’Apostolato Biblico della Diocesi di Milano. Fra le sue pubblicazioni, Dove Dio respira di nascosto. Tra le pagine dei grandi classici (Milano, Ponte alle Grazie, 2018) e C’era come un fuoco ardente. La forza dei sentimenti tra Vangelo e letteratura (Milano, Ponte alle Grazie, 2019). Da due anni le sue omelie sono raccolte su un canale YouTube.

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