Domenica 13 novembre 2022. I Domenica di Avvento. Commento al Vangelo di rito ambrosiano, di don Alessandro Noseda.
Con la prima domenica dell’Avvento ambrosiano 2022 e l’inizio del nuovo anno liturgico la rubrica “La Parola, la Chiesa, il mondo” si rinnova.
Don Paolo Alliata passa il testimone ad un altro presbitero dell’Arcidiocesi di Milano, don Alessandro Noseda. Classe 1974, appassionato di montagna e di musica, don Alessandro è stato cappellano all’Università Bicocca ed è oggi parroco della parrocchia Gesù a Nazaret, nella periferia milanese.
A don Paolo Alliata – che lettori e lettrici avranno presto modo di rincontrare in altri progetti, anche su queste pagine – va la gratitudine per il generoso servizio svolto in questi tre anni e l’augurio di un ministero sempre più fecondo, anche nel nuovo incarico di Rettore dell’Istituto Montini di Milano. «Ho iniziato la collaborazione con Caffestoria nel dicembre 2019. Sono molto grato di avere camminato con Simone e voi tutti, e vi auguro un cammino lieto e fecondo! Grazie del cammino condiviso».
A don Alessandro Noseda va un caloroso benvenuto. Insieme a lui, nelle prossime settimane contempleremo il cammino singolare del rito ambrosiano e “il mondo” preso in considerazione nella rubrica sarà sempre più anche quello dei giovani, della cura del creato, delle povertà e delle tante ricchezze nascoste nel quotidiano.
L’arte di educare richiede impegno, creatività, fantasia. Una varietà di linguaggi capace di unire sostanza dei contenuti, emozioni e azioni concrete. Abitiamo un tempo complesso, che ci chiama alla responsabilità.
Simone M. Varisco
Mt 24, 1-31 ✠ In quel tempo. Mentre il Signore Gesù, uscito dal tempio, se ne andava, gli si avvicinarono i suoi discepoli per fargli osservare le costruzioni del tempio. Egli disse loro: «Non vedete tutte queste cose? In verità io vi dico: non sarà lasciata qui pietra su pietra che non sarà distrutta». Al monte degli Ulivi poi, sedutosi, i discepoli gli si avvicinarono e, in disparte, gli dissero: «Di’ a noi quando accadranno queste cose e quale sarà il segno della tua venuta e della fine del mondo». Gesù rispose loro: «Badate che nessuno vi inganni! Molti infatti verranno nel mio nome, dicendo: “Io sono il Cristo”, e trarranno molti in inganno. E sentirete di guerre e di rumori di guerre. Guardate di non allarmarvi, perché deve avvenire, ma non è ancora la fine. Si solleverà infatti nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno carestie e terremoti in vari luoghi: ma tutto questo è solo l’inizio dei dolori. Allora vi abbandoneranno alla tribolazione e vi uccideranno, e sarete odiati da tutti i popoli a causa del mio nome. Molti ne resteranno scandalizzati, e si tradiranno e odieranno a vicenda. Sorgeranno molti falsi profeti e inganneranno molti; per il dilagare dell’iniquità, si raffredderà l’amore di molti. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato. Questo vangelo del Regno sarà annunciato in tutto il mondo, perché ne sia data testimonianza a tutti i popoli; e allora verrà la fine. [Quando dunque vedrete presente nel luogo santo l’abominio della devastazione, di cui parlò il profeta Daniele – chi legge, comprenda –, allora quelli che sono in Giudea fuggano sui monti, chi si trova sulla terrazza non scenda a prendere le cose di casa sua, e chi si trova nel campo non torni indietro a prendere il suo mantello. In quei giorni guai alle donne incinte e a quelle che allattano! Pregate che la vostra fuga non accada d’inverno o di sabato. Poiché vi sarà allora una tribolazione grande, quale non vi è mai stata dall’inizio del mondo fino ad ora, né mai più vi sarà. E se quei giorni non fossero abbreviati, nessuno si salverebbe; ma, grazie agli eletti, quei giorni saranno abbreviati. Allora, se qualcuno vi dirà: “Ecco, il Cristo è qui”, oppure: “È là”, non credeteci; perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno grandi segni e miracoli, così da ingannare, se possibile, anche gli eletti. Ecco, io ve l’ho predetto. Se dunque vi diranno: “Ecco, è nel deserto”, non andateci; “Ecco, è in casa”, non credeteci. Infatti, come la folgore viene da oriente e brilla fino a occidente, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Dovunque sia il cadavere, lì si raduneranno gli avvoltoi.] Subito dopo la tribolazione di quei giorni, “il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno sconvolte”. Allora comparirà in cielo il segno del Figlio dell’uomo e allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra, e vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi del cielo con grande potenza e gloria. Egli manderà i suoi angeli, con una grande tromba, ed essi raduneranno i suoi eletti dai quattro venti, da un estremo all’altro dei cieli».
Nelle comunità di rito ambrosiano oggi inizia il tempo di Avvento: sei settimane per prepararci al Natale.
“Mentre Gesù, uscito dal tempio se ne andava, gli si avvicinarono i suoi discepoli per fargli osservare le costruzioni del tempio”.
Sfasamento. Nei Vangeli si vede spesso, ma noi istintivamente vorremmo ridurlo, annullarlo, facendo saltar fuori un Gesù a tutti i costi accessibile e immediato, che ha sempre la risposta che scalda il cuore e che scioglie i nodi, senza quasi modificare le nostre traiettorie pregresse, o i nostri ritmi consolidati.
Qui però è sfasamento: Gesù accelera e i discepoli vorrebbero fermarlo: “Guarda le costruzioni!”.
In un altro momento, sempre davanti al tempio, erano stati i discepoli a passare veloci sulle persone, ma lì invece, Gesù li aveva fermati: “Guardate quella donna… ha offerto più di tutti”. Di nuovo, sfasamento.
Trovare e mantenere il sincronismo con l’andatura di Gesù non è mai uno scherzo, ma è mestiere di tutta la vita, scelta di passo che varia col variare del terreno dei nostri giorni.
Gesù, l’uomo che cammina, come l’ha definito Christian Bobin, cammina con noi (Lc 24,15), ma lo fa chiedendoci talvolta di fermarci, talvolta di passar via leggeri, come per andare più lontano.
Nel brano di oggi Gesù sembra dirmi di passare veloce sulle ansie collettive, sul sensazionalismo degli eventi spettacolari che nel bene e nel male vorrebbero rapire lo sguardo e sequestrare il cuore. Mi esorta invece a fermarmi nelle situazioni complesse, pietre diroccate del disordine della storia, perché “grazie agli eletti, quei giorni saranno abbreviati”.
Sfasamento. Ancora una volta! Ma stavolta è positivo. Sincronizzarci coi movimenti di Gesù, trovare il suo ritmo, accorcia la tribolazione degli altri, risana il tempo di tutti, sfasa la portata del male ridimensionando i suoi effetti e togliendogli l’ultima Parola che sarà invece della Grazia.
È un gioco di armonia, una danza, direbbe qualcuno, quella dei primi passi da muovere in questo Avvento.
Don Alessandro Noseda
Don Alessandro Noseda. Nato a Cantù nel 1974. Dopo gli studi classici e la formazione teologica nel Seminario di Venegono, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Svolge dapprima il suo ministero a Milano come assistente degli Oratori della parrocchia di San Giovanni Battista alla Bicocca e successivamente della parrocchia del Santissimo Redentore. Dal 2007 al 2011 è cappellano presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca. Attualmente è parroco nella parrocchia di Gesù a Nazaret, Quartiere Adriano.
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