II Domenica dopo il martirio di san Giovanni il precursore. Lo slancio e le lunghe paralisi. Commento al Vangelo di rito ambrosiano, di don Alessandro Noseda.
✠ Vangelo Gv 5, 19-24
In quel tempo. Il Signore Gesù riprese a parlare e disse: «In verità, in verità io vi dico: il Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo. Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, perché voi ne siate meravigliati. Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole. Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato. In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita».
“Sono orfano di tempo e silenzio, di uno slancio che ci porti verso l’alto”.
Niccolò Fabi, Una buona idea
Seconda domenica dopo il martirio del Precursore nel rito ambrosiano. Gesù riprende a parlare con chi aveva avuto da dire sulla guarigione di un paralitico, da 38 anni prigioniero della sua immobilità. Quando lo aveva incontrato, Gesù gli aveva detto: “Vuoi guarire?”. Una domanda pazzesca, che dice molto di più di quel che potrebbe sembrare a prima vista. Il paralitico non risponde subito di sì, ma si giustifica dicendo di non aver mai ricevuto aiuto da nessuno.
Questo aiuto ora gli viene dal Signore che lo mette in cammino. Nel brano di oggi, Gesù svela che lo slancio di quell’alzarsi viene dall’alto e ha origine nel Padre, perché il Figlio da sé non può fare nulla, ma “fa ciò che vede fare dal Padre”.
Mi chiedo dunque: cosa si è rotto, quando nulla si muove? Quando le cose non cambiano? Quando i cammini non hanno inizio? Quando i giovani si lasciano andare a lunghe paralisi apparentemente insanabili? La lezione di Gesù ci indica che, quando nulla si muove, quel che si è rovinato è il rapporto con il Padre.
Il paralitico, dunque, giovane orfano invecchiato nell’abbandono (nessuno lo sollevava!), rappresenta la paralisi che intrappola i cammini e i desideri di pienezza dell’umanità di sempre, e certamente di quella di oggi. Se dunque io imito Gesù, che a sua volta fa quel che ha visto fare da Dio, non è se non perché proprio da qui nasce lo slancio che fa passare dalla morte alla vita.
Don Alessandro
Don Alessandro Noseda. Nato a Cantù nel 1974. Dopo gli studi classici e la formazione teologica nel Seminario di Venegono, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Svolge dapprima il suo ministero a Milano come assistente degli Oratori della parrocchia di San Giovanni Battista alla Bicocca e successivamente della parrocchia del Santissimo Redentore. Dal 2007 al 2011 è cappellano presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca. Attualmente è parroco nella parrocchia di Gesù a Nazaret, Quartiere Adriano.
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