Domenica 1° maggio 2022. III Domenica di Pasqua . Commento al Vangelo di rito ambrosiano, di don Paolo Alliata.
✠ In quel tempo. Il Signore Gesù parlò agli scribi e ai farisei e disse: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita». Gli dissero allora i farisei: «Tu dai testimonianza di te stesso; la tua testimonianza non è vera». Gesù rispose loro: «Anche se io do testimonianza di me stesso, la mia testimonianza è vera, perché so da dove sono venuto e dove vado. Voi invece non sapete da dove vengo o dove vado. Voi giudicate secondo la carne; io non giudico nessuno. E anche se io giudico, il mio giudizio è vero, perché non sono solo, ma io e il Padre che mi ha mandato. E nella vostra Legge sta scritto che la testimonianza di due persone è vera. Sono io che do testimonianza di me stesso, e anche il Padre, che mi ha mandato, dà testimonianza di me». Gli dissero allora: «Dov’è tuo padre?». Rispose Gesù: «Voi non conoscete né me né il Padre mio; se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio».
(Gv 8, 12-19)
Quando sono stato messo in isolamento, fui affidato a cinque guardie: a turno, due di loro erano sempre con me. I capi avevano detto loro: «Vi sostituiremo ogni due settimane con un altro gruppo, perché non siate “contaminati” da questo pericoloso vescovo». In seguito hanno deciso: «Non vi cambieremo più; altrimenti questo vescovo contaminerà tutti i poliziotti». All’inizio le guardie non parlavano con me. Rispondevano solo sì e no. Era veramente triste. Volevo essere gentile e cortese con loro, ma era impossibile. Evitavano di parlare con me. Una notte mi è venuto un pensiero: «Francesco, tu sei ancora molto ricco, hai l’amore di Cristo nel tuo cuore; amali come Gesù ti ha amato». L’indomani ho cominciato a voler loro ancora più bene, ad amare Gesù in loro, sorridendo, scambiando con loro parole gentili. Ho cominciato a raccontare storie sui miei viaggi all’estero, su come vivono i popoli in America, in Canada, in Giappone, nelle Filippine…, sull’economia, sulla libertà, sulla tecnologia. Questo ha stimolato la loro curiosità e li ha spinti a pormi moltissime domande. Pian piano siamo diventati amici. Hanno voluto imparare le lingue straniere: il francese, l’inglese… Le mie guardie sono diventate miei scolari!
(F. X. Nguyen Van Thuan)
È spesso rimarcata, soprattutto dall’evangelista Giovanni, la solitudine di Gesù, l’incapacità dei suoi interlocutori (discepoli compresi) a intendere in profondità il senso dei suoi discorsi. Gesù è impegnato ad aprire orizzonti davanti a chi lo ascolta, a spalancare il loro sguardo verso un altro modo di stare al mondo; vuole accompagnare chi gli sta davanti e gli accorda almeno un credito iniziale dentro un mondo più vasto, il mondo di Dio, il regno del Padre suo: dentro un modo di vivere, cioè, in cui le energie profonde sono quelle che Dio continuamente riversa nella sua creazione, per farla maturare al meglio. “La tua testimonianza non è vera”, lo accusano scribi e farisei lì presenti. “Voi non conoscete né me né il Padre mio”, constata desolatamente Gesù.
La stessa triste solitudine è raccontata anche dal cardinale vietnamita Van Thuan, segregato nelle carceri comuniste in durissimo isolamento per dodici anni. La pagina su riportata è tratta dalla sua predicazione a Giovanni Paolo II e alla Curia romana, durante un corso di Esercizi. I suoi ricordi raccontano di un isolamento gradualmente attenuato dall’avvicinarsi delle sue guardie, attirate dal suo modo di vivere. In sua presenza respirano aria nuova, sentono vibrare orizzonti dilatati. “Ho cominciato a raccontare storie sui miei viaggi all’estero… sull’economia, sulla libertà, sulla tecnologia […] questo ha stimolato la loro curiosità e li ha spinti a pormi moltissime domande. Pian pino siamo diventati amici”.
È quello che Gesù cerca di fare nei Vangeli: raccontare di un altro modo di stare al mondo. È quello che continua a fare al fondo di noi, nelle parole dello Spirito e per le pagine della Scrittura. Ce ne lasceremo fecondare?
Lo Spirito del Signore ci accompagni.
Don Paolo Alliata
Don Paolo Alliata. Nato a Milano nel 1971, dopo la laurea in Lettere classiche all’Università degli Studi di Milano, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Attualmente è vicario della comunità pastorale Paolo VI per la parrocchia di Santa Maria Incoronata a Milano. Autore di testi teatrali sull’Antico e sul Nuovo Testamento, è responsabile dell’Ufficio per l’Apostolato Biblico della Diocesi di Milano. Fra le sue pubblicazioni, Dove Dio respira di nascosto. Tra le pagine dei grandi classici (Milano, Ponte alle Grazie, 2018) e C’era come un fuoco ardente. La forza dei sentimenti tra Vangelo e letteratura (Milano, Ponte alle Grazie, 2019). Da due anni le sue omelie sono raccolte su un canale YouTube.
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