Domenica all’inizio di Quaresima. Rievangelizzare se stessi. Commento al Vangelo del rito ambrosiano, di don Alessandro Noseda.
✠ Vangelo
Mt 4, 1-11
Senza quella parola non potevamo continuare a fare lo spettacolo,
perché niente più aveva senso.
Era la parola che tiene unite tutte le cose fra loro.
Comprende bella Signora? Da allora siamo in cammino per ritrovarla
(Michael Ende, racconto breve)
La signora scostò la tendina nera dal finestrino della carrozza
(Lo specchio nello specchio, 1989)
È la domenica “all’inizio della Quaresima” e il rito ambrosiano ci propone il brano di Matteo in cui Gesù viene condotto dallo Spirito Santo nel deserto, per essere tentato dal diavolo.
Come nota giustamente Carlo Maria Martini, precisare che fu lo Spirito a condurre Gesù in quel luogo così inospitale vuole indicare “che non si recò volentieri nel deserto per essere tentato, ma ci volle una spinta speciale proprio dello Spirito Santo”, che lo portò laggiù “non tanto per lui ma per noi”.
Questa spinta ci dice che all’inizio di qualcosa di importante (come il ministero di Gesù o la costituzione del popolo di Dio, o anche il ri-orientamento della nostra vita), serve il deserto, o più precisamente bisogna passare il vaglio della tentazione.
C’è un facile esperimento che prima o poi leggendo la Bibbia viene quasi spontaneo: impostare un viaggio da “Il Cairo” a “Gerusalemme” per vedere quanto ci si mette a piedi. Risposta di internet: servono 163 ore di cammino.
Israele ci ha messo 40 anni.
Che senso ha un tempo così assurdamente lungo? Che quel deserto è un’incubatrice dove prende forma una nuova identità, non più di un popolo schiavo, ma libero.
Se la libertà che Dio aveva in mente fosse stata semplicemente quella dall’Egitto, il cammino sarebbe durato veramente pochi giorni. Se invece ad essere in gioco c’è la libertà del cuore, il cammino dura 40 anni.
I 40 giorni di Gesù nel deserto mi aiutano quindi a trovare la strada per fare lo stesso cammino senza perdermi. Nel confronto con Satana si esce vincitori solo cercando scrupolosamente dove passa la Parola di Dio.
I botta e risposta: “Sta scritto” e “Sta scritto anche…” indicano che Gesù cerca una Parola in grado di riabilitare e guidare il cuore perché si faccia strada tra le tentazioni e le illusioni della vita.
Non è un caso, inoltre, che quella Parola sia proprio Lui, e dunque potremmo dire che nel deserto Gesù trova se stesso, o meglio conferma la sua identità, oltre ogni tentazione.
Affrontare la tentazione non è dunque una questione muscolare, di resistenza, ma una questione di orientamento, che ha luogo quando il cuore viene rievangelizzato, ovvero di nuovo abitato da Gesù, la “Parola vivente” che traccia il cammino. Sembra che la Quaresima sia lo spazio in cui tutto questo può avvenire. Avanti allora! E buon cammino.
Don Alessandro
Don Alessandro Noseda. Nato a Cantù nel 1974. Dopo gli studi classici e la formazione teologica nel Seminario di Venegono, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Svolge dapprima il suo ministero a Milano come assistente degli Oratori della parrocchia di San Giovanni Battista alla Bicocca e successivamente della parrocchia del Santissimo Redentore. Dal 2007 al 2011 è cappellano presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca. Attualmente è parroco nella parrocchia di Gesù a Nazaret, Quartiere Adriano.
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