La Parola, la Chiesa, il mondo. Commento al Vangelo del 8 dicembre 2024

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IV Domenica di Avvento. L’ingresso del Messia. Slegare la pace. Commento al Vangelo di rito ambrosiano, di don Alessandro Noseda.

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✠ Vangelo
Lc 19, 28-38

All we are saying
Is give peace a chance!

Tutto quello che stiamo dicendo è:
Dai una possibilità alla pace!

(John Lennon, Yoko Ono, 1969)

Rito ambrosiano, quarta domenica di Avvento: “L’ingresso del Messia”.

Prima di stringere l’obiettivo sullo spettacolo di Natale, il rito ambrosiano prende tempo e ci costringe a guardare altrove tenendoci ancora sulle spine.

Entriamo in Gerusalemme al passo di asinello chiedendoci perché siamo qua, in un momento che accadrà solamente tanti anni dopo e in un posto lontano parecchie miglia dalla casa di Maria, dove avrà luogo l’Annunciazione. Potremmo pensare di essere fuori tempo e fuori strada, ma qualcosa di intonato c’è, e non punta a Nazaret, ma addirittura a Betlemme, il villaggio in cui è nato Gesù.

È un parallelo che non si nota subito, eppure è lì da vedere: come al tempo del suo ingresso nel mondo, anche a Gerusalemme il Messia entra in punta di piedi, con una semplicità disarmante, ma capace ancora una volta di catalizzare una gioia immensa.

Sono due scene quasi speculari.

Da un lato, i pastori del presepio: gente povera ed emarginata che ha visto qualcosa che Dio ha preparato per loro; dall’altro, i discepoli al seguito del Maestro: gente non istruita, che però esulta di gioia per i prodigi che ha visto davanti ai propri occhi.

Di quali prodigi si tratta? Sono i segni della pace che Gesù conferma con l’asinello di cui ha bisogno.

Ci sono dei gesti che fanno solo bene, parole che portano solo consolazione: quelle stesse opere di cui Gesù ha parlato a Giovanni dicendo: “Andate a dirgli quello che vedete: ai poveri è annunciato il Regno di Dio”.

Allora come oggi, Gesù propone di liberare la pace come ha sciolto l’asinello: la pace e i suoi segni.

Perché la pace è sempre imbrigliata, sempre legata da mille ragioni, anche quella che nessuno – paradossalmente – sia disposto a cavalcarla davvero.

Si preferiscono altri destrieri, si sciolgono altri animali che sempre evocano guerra.

Gesù no: non porta quel metodo. Mai.

Dal suo Avvento nel mondo fino al giorno in cui venne portato in alto, Gesù benedice, scioglie la pace, e raccoglie la benedizione dei piccoli, dei poveri, e dei semplici.

C’è bisogno di asinelli, di bestie e persone semplici, perché il Divino Maestro possa sciogliere di nuovo la pace, e Gerusalemme come il mondo essere finalmente visitata dalla benedizione che Dio ha in serbo da sempre.

Don Alessandro

Don Alessandro Noseda. Nato a Cantù nel 1974. Dopo gli studi classici e la formazione teologica nel Seminario di Venegono, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Svolge dapprima il suo ministero a Milano come assistente degli Oratori della parrocchia di San Giovanni Battista alla Bicocca e successivamente della parrocchia del Santissimo Redentore. Dal 2007 al 2011 è cappellano presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca. Attualmente è parroco nella parrocchia di Gesù a Nazaret, Quartiere Adriano.

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