La Parola, la Chiesa, il mondo. Commento al Vangelo del 5 gennaio 2025

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Domenica dopo l’Ottava del Natale del Signore. La differenza. Commento al Vangelo di rito ambrosiano, di don Alessandro Noseda.

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✠ Vangelo
Lc 4, 14-22

I will hold the candle
till it burns up my arm
oh, I will stare the sun down
until my eyes go blind
hey, I won’t change direction
and I won’t change my mind
…How much difference does it make?

Terrò in mano la candela
finchè non mi brucerò il braccio
oh! Fisserò intensamente il sole
finchè i miei occhi non diventeranno ciechi
hey! Non cambierò direzione
e non cambierò idea
…Che differenza fa?

Pearl Jam, Indifference (Vs, 1993)

Domenica dopo l’Ottava del Natale. Il rito ambrosiano ci presenta un Gesù agli esordi del suo ministero pubblico.

La sua fama ha già raggiunto tutta la regione e un bel giorno torna a Nazaret, la piccola città in cui era cresciuto come un “ebreo marginale”, incubatrice di un processo segreto in cui prende forma una decisione, e dunque una presa di posizione.

Il Vangelo di oggi si conclude con questa nota: “Tutti… erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca”.

Personalmente, vedo la grazia di queste parole nella loro capacità di manifestare la fermezza con cui Gesù dice la sua scelta irrevocabile: compiere la “scrittura” espressa nel libro di Isaia.

C’è un bellissimo brano dei Pearl Jam, che forse dal punto di vista tematico è uno di quelli che preferisco in assoluto, che si intitola “Indifferenza”. Il titolo non fa riferimento al disinteresse, ma al contrario, alla differenza che possiamo fare, giorno per giorno, attraverso le nostre scelte. Il brano è pieno di decisioni: di “I will” (ovvero “farò!”) e di “I won’t” (ovvero “non farò!”).

Che differenza può fare tutto questo? Nella canzone la domanda rimane aperta, ma i Pearl Jam, quando scelgono il brano come finale del concerto, lo suonano sempre a luci accese (accendere le luci, invece, avviene ovviamente quando il concerto si è concluso), proprio perché ci si possa guardare negli occhi mentre quelle parole sfilano come un proclama che sentono appartenere anche a loro.

Pure Gesù snocciola l’elenco delle profezie che riguardano colui su cui lo Spirito del Signore è sceso, dicendo in modo solenne una parola irrevocabile: io le porterò a compimento.

Questa decisione è grazia. E se il progetto di Dio è quello che Gesù ha proclamato, allora Dio ha deciso di fare la differenza con noi.

Che ci rimane da fare?

Cito Laura Faccenda, che mi ha ispirato questa lettura di “Indifference”:

“…tenere accesa una scintilla, seppur impercettibile. Farsi strada anche attraverso le difficoltà. Stringere nel palmo di una mano il fuoco che alimenta la passione, fino a bruciarsi se necessario. Prendere pugni, fino a farli stancare. Fissare il sole, fino ad accecarsi. Ingoiare veleno, per diventarne immune. Urlare a pieni polmoni, riempendo i vuoti siderali dei silenzi. Fare la differenza. Essere la differenza, sempre”.

Don Alessandro

Don Alessandro Noseda. Nato a Cantù nel 1974. Dopo gli studi classici e la formazione teologica nel Seminario di Venegono, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Svolge dapprima il suo ministero a Milano come assistente degli Oratori della parrocchia di San Giovanni Battista alla Bicocca e successivamente della parrocchia del Santissimo Redentore. Dal 2007 al 2011 è cappellano presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca. Attualmente è parroco nella parrocchia di Gesù a Nazaret, Quartiere Adriano.

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