La Parola, la Chiesa, il mondo. Commento al Vangelo del 2 marzo 2025

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Ultima Domenica dopo l’Epifania. Del perdono. L’orrenda malattia. Commento al Vangelo del rito ambrosiano, di don Alessandro Noseda.

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✠ Vangelo
Lc 19, 1-10

Erano anche quelli tempi bui
Tempi in cui soffiava più che mai
Il cattivo vento di un’orrenda malattia
Fu così che il principe pensò
Di chiudersi nel suo castello
Solo con gli amici suoi.

Eros Ramazzotti, Lettera al futuro (Dove c’è musica, 1996)

Edgar Allan Poe in un racconto dal titolo “La maschera della morte rossa” (1842), racconta del tentativo di un principe di sfuggire ad una terribile malattia chiudendosi in un castello insieme a mille amici. La malattia li raggiungerà anche lì?

Eros Ramazzotti riprende questo racconto in una bella canzone degli anni Novanta, che diventa un appello al futuro, in cui l’artista auspica una società più giusta, capace di non chiudersi in se stessa nella falsa speranza di vincere i mali che la opprimono.

Il racconto e la canzone mi hanno fatto pensare a Gesù e ai suoi modi di guarire le nostre piaghe del corpo e del cuore.

Siamo nell’ultima domenica dopo l’Epifania secondo il rito ambrosiano, e ci viene proposto un celebre racconto: un uomo che sembra molto ricco, e forse è molto solo, rischia di mettersi in ridicolo pur di vedere Gesù che passa. Si chiama Zaccheo e sale su un albero per sporgersi verso qualcosa di nuovo, il famoso “imprevisto” che può fare la differenza e farlo uscire dalla spirale di isolamento che gli ha fatto accaparrare di tutto allontanandolo da tutti.

Gesù vede nel suo buio e gli corre incontro.

Potrebbe passare oltre senza degnarlo di uno sguardo, ma invece lo “vede”.

Lo vede dentro, lo vede oltre il punto dove arrivano i commenti e gli sguardi malevoli della gente, lo vede nel suo futuro possibile, non più confinato nel suo peccato, ma protagonista di una vita nuova.

La fiducia in questa possibilità tuttavia è ancora solo del Maestro: Zaccheo non ne sa nulla, forse nemmeno sospetta che sia possibile per lui cambiare l’esistenza che ha.

E Gesù rompe lo schema e si auto-invita a casa dell’esattore per riscuotere la sua stessa vita.

Si racconta solo questo gesto, solo questa assurda apertura con cui il Maestro gioca l’unica carta possibile: quella della comunione. Pare che a Zaccheo non sia stato rinfacciato né chiesto nulla, eppure il Vangelo riporta le sue parole, chiare come un testamento: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto».

Il commento che ne segue è una sentenza di vita: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza».

L’ennesima lezione di come si cura la più grande malattia: quella del peccato che imprigiona il cuore degli uomini. Dio ha deciso di non rinchiudersi nel suo castello, ma di entrare nella casa del peccatori, e facendosi prossimo, di riscuotere la loro salvezza.

Ancora una volta, l’orrenda malattia si vince con la comunione.

Don Alessandro

Don Alessandro Noseda. Nato a Cantù nel 1974. Dopo gli studi classici e la formazione teologica nel Seminario di Venegono, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Svolge dapprima il suo ministero a Milano come assistente degli Oratori della parrocchia di San Giovanni Battista alla Bicocca e successivamente della parrocchia del Santissimo Redentore. Dal 2007 al 2011 è cappellano presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca. Attualmente è parroco nella parrocchia di Gesù a Nazaret, Quartiere Adriano.

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