La Parola, la Chiesa, il mondo. Commento al Vangelo del 10 novembre 2024

Leggi in 4 minuti

Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo. Lei e l’io. Commento al Vangelo di rito ambrosiano, di don Alessandro Noseda.

Ascolta l'articolo

✠ Vangelo
Lc 23, 36-43

Non sarà mica l’ego l’unico nemico vero di questo universo?
Niccolò Fabi, Io (Ecco, 2012)

Nel rito ambrosiano questa domenica è la solennità di Nostro Signore Gesù Cristo, Re dell’Universo. Il Vangelo che la liturgia ci propone è quello della crocifissione narrata da Luca, nella scena che contempla Gesù accanto ai due malfattori.

L’accostamento è per noi sconcertante? Lo è in massimo grado. Ma il brano non è citato per l’azzardo di qualche liturgista, ma perché effettivamente, proprio nel momento della morte, Gesù accetta finalmente il titolo che sempre, in vita, aveva rifiutato.

«Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno» lo supplica il malfattore pentito, e il Re lo accoglie: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

Come mai solo nell’ora della sua morte Gesù non si tira più indietro di fronte a chi lo invoca come re?

Perché solo allora è chiara la differenza tra il “suo” e gli altri regni: una differenza che non riusciamo mai pienamente ad accettare, avendo associato irrimediabilmente l’idea di vittoria a quella della sconfitta di qualcun altro: “salva te stesso!” propone la logica della tentazione, che poi è – delle tentazioni – quella che possiamo considerare “l’ultima”, nel senso di “decisiva”, come Martin Scorsese aveva giustamente espresso nel suo tanto chiacchierato film L’ultima tentazione di Cristo.

Un bellissimo commento di Angelo Casati illumina questo passaggio:

“Il re, o se volete il vincente, per i militanti ma anche per tanta mentalità d’oggi, è uno che ha in mente se stesso. Invece sotto la croce si assiste al paradosso, il paradosso di uno che non gli interessa di salvare se stesso, ma ha in mente gli altri”.

C’è una canzone di Niccolò Fabi, contenuta nell’album che poi fu premiato come Miglior disco dell’anno 2012 che si intitola “Io” e contiene un’inquietante domanda, di quelle che mettono un tarlo nella testa: non sarà mica l’ego l’unico nemico vero mio questo universo?

E continua dicendo: “Non è mestiere mio assomigliare a Dio per quanto bella sia l’idea… Sì, si chiama egomania la nuova malattia di questa società dell’io”.

Grazie al cielo, però, il fatto è questo: che la festa di questa domenica afferma a chiare lettere che assomigliare a Dio non significa affatto essere egomaniaci, perché Dio ha in mente l’altro, e la sua salvezza ha in mente anche te.

Dunque venga il tuo Regno Signore, quello in cui per grazia ti possiamo chiedere di essere salvati anche noi. Tutti noi.

Don Alessandro

Don Alessandro Noseda. Nato a Cantù nel 1974. Dopo gli studi classici e la formazione teologica nel Seminario di Venegono, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Svolge dapprima il suo ministero a Milano come assistente degli Oratori della parrocchia di San Giovanni Battista alla Bicocca e successivamente della parrocchia del Santissimo Redentore. Dal 2007 al 2011 è cappellano presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca. Attualmente è parroco nella parrocchia di Gesù a Nazaret, Quartiere Adriano.

Restiamo in contatto

Iscriviti alla newsletter per aggiornamenti sui nuovi contenuti

© Vuoi riprodurre integralmente un articolo? Scrivimi.

Sostieni Caffestoria.it


Lascia un commento

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.