26 maggio 2019. Sesta Domenica di Pasqua, anno C. Commento al Vangelo, di don Ezio Fonio.
In questa sesta Domenica di Pasqua dell’anno C, nella Messa si legge il passo del discorso d’addio di Gesù in cui il divino Maestro annuncia ai discepoli la discesa dello Spirito Santo e la sua lontananza da loro per un po’ di tempo.
Vangelo della Messa (Giovanni 16, 12-22)
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete». Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: «Che cos’è questo che ci dice: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre”?». Dicevano perciò: «Che cos’è questo “un poco”, di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire». Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «State indagando tra voi perché ho detto: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”? In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia. La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia».
Commento
Continua in questa sesta Domenica di Pasqua nell’anno C il discorso d’addio che Gesù ha pronunciato nell’ultima Cena (Giovanni 13,21-17,26). Il testo odierno è composto di due parti: nella prima Gesù annuncia la venuta dello Spirito Santo e nella seconda annuncia la sua futura partenza per un po’ di tempo. Compito dello Spirito Santo è quello di guidare in primo luogo i discepoli alla Verità e di ammaestrali. Gesù non aveva detto tutto agli apostoli, perché non erano in grado di portarne il peso. Egli sapeva in anticipo che uno di loro l’avrebbe rinnegato per tre volte e che tutti sarebbero scappati e si preoccupa quindi che i discepoli non rimangano smarriti. Lo Spirito Santo è lo Spirito della verità né potrebbe essere diversamente, perché in Dio ens et veritas convertuntur (=l’Essere e la Verità si identificano). Lo Spirito guiderà i discepoli alla verità tutta intera e annuncerà anche le cose future, in altri termini continuerà l’opera di Gesù.
Noi sappiamo che la presenza dello Spirito Santo non è mai mancata alla Chiesa, ed è un grande conforto per ciascuno di noi in questa “valle di lacrime”, dove non mancano le prove. La presenza dello Spirito Santo nella Chiesa è diversa da quella dei santi, perché Egli agisce dall’interno di noi e sostiene tutta la capacità di bene che siamo in grado di compiere. Egli annuncerà lo stesso vangelo di Gesù, e così glorifica il Padre, cioè gli rende gloria, perché consente che il Vangelo non sia annuncio vuoto di significato.
Nella seconda parte del Vangelo di questa domenica Gesù spiega ai discepoli, perplessi rispetto all’affermazione che aveva fatto prima sul fatto che lo avrebbero visto ancora solamente per poco e poi lo avrebbero visto di nuovo dopo poco tempo, che è venuta la sua ora, evidentemente quella della sua dipartita. Gesù prepara i discepoli a quest’evento che li mette nella tristezza, annunciando che al suo ritorno essi saranno nella gioia e questa non potrà essere tolta loro da nessuno.
Applicazioni
Lo Spirito Santo guida la Chiesa da duemila anni e non abbiamo ragione di pensare che essa sia sbandata con l’attuale Pontefice. Proprio in questi giorni, un devoto cinquantenne impegnato come organista in più di una chiesa mi diceva che la fede è venuta meno in molti a partire dal post-concilio per gli abusi liturgici che avvengono in più luoghi troppo spesso nelle nostre chiese e, a sostegno della sua tesi, che ricorre parecchio anche in numerosi blog su internet, mi diceva che, cambiato parroco in una parrocchia anche a me nota, ne è venuto uno che celebra con devozione e la chiesa è tornata a riempirsi. Io gli ho fatto semplicemente notare che erano le stesse persone che erano a disagio con l’altro parroco che sono tornate a Messa nella propria parrocchia (fatto peraltro positivo) e quindi nessuno aveva perso la fede per gli abusi liturgici. Non è che siccome da qualche parte si danza in chiesa o si suona la batteria a Messa, alcuni decidono di non andare più a Messa, di convivere senza sposarsi in chiesa, di non far battezzare i figli. Sono decisioni personali dovute al cambio di mentalità delle ultime generazioni, non conseguenze di determinati metodi pastorali.
Nella seconda parte del Vangelo Gesù dice che nessuno potrà togliere la gioia ai discepoli perché Egli è risorto. Così in effetti è stato per gli apostoli che lo hanno potuto riconoscere come tale, e lo è anche per noi che lo riconosciamo risorto nella fede. Ciò che è stupefacente è proprio questa gioia interiore di coloro che hanno fede e che deriva essenzialmente dal fatto di essere in pace con se stessi, perché si è in pace con Dio e per conseguenza lo si è anche con il prossimo.
Domenica 26 maggio siamo chiamati a votare per il rinnovo del Parlamento europeo. Siamo consapevoli che il cristiano è chiamato a costruire anche con il proprio voto la casa comune e quindi è un peccato di omissione astenersi dal voto? Con l’aiuto dello Spirito Santo e con umiltà sappiamo riconoscere che votare una lista o l’altra non è cosa indifferente? Nella difficoltà di trovare una lista che si proponga un programma coerente con il vangelo sappiamo riconoscere le liste e le persone più vicine a quel programma evangelico che si basa sulla pratica dello spirito delle beatitudini e sulle opere di misericordia? Riconosciamo che non basta proclamare slogan populisti, ma occorre promuovere le politiche possibili con le risorse disponibili e nella consapevolezza che non si possono negare i diritti ad una vita dignitosa a tutti gli umani, migranti compresi?
Don Ezio
Nato a Caltignaga (No) il 12 febbraio 1953, mostra un precoce interesse per la comunicazione, coniugando opere parrocchiali, impegno sociale e la cronaca per il settimanale cattolico “L’Azione” e per il telegiornale dell’emittente cattolica Tele Basso Novarese. Spiccata la passione per l’ambiente, che nel 1976 lo vede tra i fondatori dell’Associazione “Pro Natura Novara”, nella quale mantiene tutt’ora un ruolo attivo. È stato vice-presidente della Federazione nazionale “Pro Natura”. Laureato in Scienze biologiche, da sacerdote salesiano svolge il proprio ministero in diverse case del Piemonte e in Svizzera, dove insegna matematica e scienze nelle scuole medie. Per trent’anni si occupa del Museo Don Bosco di Storia Naturale e delle apparecchiature scientifiche del liceo Valsalice di Torino. Nel 2016 fonda a Novara il Museo scientifico-tecnico “Don Franco Erbea”. Dall’ottobre 2018 è incaricato della Biblioteca salesiana ispettoriale nella Casa Madre di Valdocco, in Torino.
Nell’immagine: Ambrogio da Fossano detto il Bergognone, Cristo risorto, XV-XVI sec., Milano, Basilica di Sant’Ambrogio (particolare).
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