Domenica 22 dicembre 2019. Domenica dell’Incarnazione, Anno A. Solennità del Signore. Commento al Vangelo di rito ambrosiano, di don Paolo Alliata.
In quel tempo. L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». (Lc 1,26-38a).
«Il cammino, all’improvviso, si apre su una vista del tutto diversa. Su questa vita, la maggioranza della gente ha in testa idee formate su dei cliché, ma nell’intimo ci si deve liberare di tutto, di ogni comprensione preesistente, di ogni slogan, di ogni legame, si deve avere la forza di lasciar andare tutto, ogni norma e ogni punto di appoggio convenzionale, si deve osare il rischio del grande balzo nel cosmo e allora, allora la vita è così infinitamente traboccante, perfino nelle sue sofferenze più profonde» (Etty Hillesum, Diari).
La vita è traboccante e vuole dilagare dalle nostre radici, aprire spazi di vastità al fondo di noi, farci vibrare di impegno e gratitudine, pazienza passione forza.
Il Mistero invita la Serva del Signore ad affrontare con fiducia e determinazione il sentiero di grazia e oscurità che le si snoda davanti. «Si deve avere la forza di lasciar andare tutto», scrive Etty, «osare il rischio del grande balzo». Rispondere all’appello della vita. L’appello ad essere all’altezza della propria vocazione, che è sempre e solo quella di metter radici nell’amore.
«Occorre coraggio per essere creativi», scriveva Matisse. Il coraggio, che è una forma dell’amore, di natura sua vuole essere creativo: aprire spazi, avviare sentieri, suscitare dinamismi. È ciò che la Parola è impegnata a fare nel respiro e nel corpo di Maria.
Dal fondo di noi la vita spinge per aprirci al futuro. Da attorno a noi la vita ci attira perché compiamo il grande passo della fiducia.
La Parola suggerisce e mai non tace. Sii nella gioia, il Signore è con te.
Accoglierò l’invito?
Il Signore ci accompagni.
Don Paolo Alliata
Don Paolo Alliata. Nato a Milano nel 1971, dopo la laurea in Lettere classiche all’Università degli Studi di Milano, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Attualmente è vicario della comunità pastorale Paolo VI per la parrocchia di Santa Maria Incoronata a Milano. Autore di testi teatrali sull’Antico e sul Nuovo Testamento, è responsabile dell’Ufficio per l’Apostolato Biblico della Diocesi di Milano. Fra le sue pubblicazioni, Dove Dio respira di nascosto. Tra le pagine dei grandi classici (Milano, Ponte alle Grazie, 2018) e C’era come un fuoco ardente. La forza dei sentimenti tra Vangelo e letteratura (Milano, Ponte alle Grazie, 2019). Da due anni le sue omelie sono raccolte su un canale YouTube.
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