La Parola, la Chiesa, il mondo. Commento al Vangelo ambrosiano del 17 maggio 2020

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Domenica 17 maggio 2020. VI Domenica di Pasqua, Anno A. Commento al Vangelo di rito ambrosiano, di don Paolo Alliata.

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In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai discepoli: «Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate». (Gv 14, 25-29).

“Ho orrore di ogni sforzo, anche minimo. Non dico scrivere, ma perfino leggere una lettera è troppo. Perfino farmi la barba. Che importa ora se la mia guancia è liscia o ruvida? […] E intanto, dov’è Dio? Di tutti i sintomi, questo è uno dei più inquietanti. Quando sei felice, così felice che non avverti il bisogno di Lui, così felice che sei tentato di sentire le Sue richieste come un’interruzione, se ti riprendi e ti volgi a Lui per ringraziarlo e lodarlo, vieni accolto (questo almeno è ciò che si prova) a braccia aperte. Ma vai da Lui quando il tuo bisogno è disperato, quando ogni altro aiuto è vano, e che cosa trovi? Una porta sbattuta in faccia, e il rumore di un doppio chiavistello all’interno. Poi, il silenzio. Tanto vale andarsene. Più aspetti, più il silenzio ingigantisce. Non ci sono luci alle finestre. Potrebbe essere una casa vuota. È mai stata abitata? Un tempo, lo sembrava. Ed era una impressione altrettanto forte di quella di adesso. Che cosa significa? Perché il Suo imperio è così presente nella prosperità, e il Suo soccorso così totalmente assente nella tribolazione?” (C. S. Lewis, Diario di un dolore).

Lo scrittore Clive Staples Lewis ha da poco perso la moglie, spentasi per uno spietato tumore. Straziato dal dolore, comincia ad annotare qualche appunto su quadernetti che gli capitano a tiro in casa. Ne vien fuori un libretto, “Diario di un dolore”, da cui è tratto questo passo.

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Il tempo del dolore, dice Lewis, si distende con l’ampiezza e la mollezza immonda di una palude mefitica e sfiancante. Cerchi terreno solido e non lo trovi. Altrove, in un commento ai Salmi, Lewis scriverà che la gioia di chi prega è come “il piacere di chi ha trovato la stabilità; come quello provato camminando, quando ci si ritrova sotto i piedi un terreno solido dopo che una falsa scorciatoia ci ha a lungo trattenuto in campi fangosi”. Ma quando è immerso in quel dolore, Lewis non sente terreno solido sotto i piedi. Cerca l’abbraccio che lo accolga, e trova una porta chiusa a chiave; scruta la parola di conforto, e trova solo il silenzio che lo opprime.

Gesù sta lasciando i suoi discepoli. Nel Vangelo di Giovanni, i capitoli dal 13 al 17 sono un lunghissimo congedo, in gesti (la lavanda dei piedi) e parole. Gesù li sta salutando. Sta cercando di offrire loro il terreno solido su cui potranno camminare nel dolore, nello strazio della sua morte ingiusta e sconcia. “Lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome”, lui mi renderà presente nel tempo della mia assenza. “Vi lascio la pace, vi do la mia pace […] non sia turbato il vostro cuore”. La mia morte vi giungerà improvvisa e violenta, come una porta che sbattuta in piena faccia. Ma non abbiate timore: la porta si chiude, ma si apre il Respiro. Lì mi troverete: al fondo del vostro stesso fiato, dove lo Spirito (in greco la parola per “respiro” vale anche “Spirito”) intreccia il mio soffio al vostro.

Nel tempo del dolore, chiediamo di saperlo vivere. Di imparare a starci dentro per i passaggi di elaborazione necessari. Quel travaglio di maturazione, di elaborazione di un vissuto sofferente, lo attraversa il respiro della Vita, come trama di energia vivificante.

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Anche in questo, nell’impegno di elaborare il dolore del distacco, il Signore ci accompagni.

Don Paolo Alliata

Don Paolo Alliata. Nato a Milano nel 1971, dopo la laurea in Lettere classiche all’Università degli Studi di Milano, viene ordinato sacerdote nel 2000 dal card. Carlo Maria Martini. Attualmente è vicario della comunità pastorale Paolo VI per la parrocchia di Santa Maria Incoronata a Milano. Autore di testi teatrali sull’Antico e sul Nuovo Testamento, è responsabile dell’Ufficio per l’Apostolato Biblico della Diocesi di Milano. Fra le sue pubblicazioni, Dove Dio respira di nascosto. Tra le pagine dei grandi classici (Milano, Ponte alle Grazie, 2018) e C’era come un fuoco ardente. La forza dei sentimenti tra Vangelo e letteratura (Milano, Ponte alle Grazie, 2019). Da due anni le sue omelie sono raccolte su un canale YouTube.

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