Domenica 13 gennaio 2019. Battesimo del Signore. Commento al Vangelo, di don Ezio Fonio.
In entrambi i riti, ambrosiano e romano, con la prima domenica dopo l’Epifania si chiude il Tempo di Natale. La riforma del calendario attuata da san Paolo VI nel 1969 ha trasferito a questa domenica la festa del Battesimo di Gesù che era celebrata a data fissa il 13 di gennaio. Occorre ricordare che nei Paesi cattolici il calendario aveva valenza anche di calendario civile o meglio esisteva solo un calendario per cui nei giorni liturgici di festa o solennità ci si asteneva dal lavoro, poi poco per volta le feste lavorative sono state ridotte di numero e molte sono rimaste solo nel calendario liturgico. Un tempo però i lavoratori non avevano le ferie come le intendiamo noi e perciò le feste erano veramente attese. La vita si svolgeva sul territorio ed era, senza dubbio, con meno stress di adesso.
Quest’anno la data coincide con quella del vecchio calendario, quindi anche chi segue la forma extraordinaria della Messa, celebra questa festa oggi. La riforma montiniana, con la collocazione di questa festa di domenica, ha voluto dare la possibilità anche a coloro che non frequentano la Messa quotidiana, di poter meditare su questo importante mistero del Signore. Siamo nell’anno C, nel quale si legge in entrambi i riti il Vangelo di san Luca e la pericope (cioè il brano) è lo stesso. Qualcuno potrà domandare: come si fa a sapere che siamo nell’anno C? La risposta non c’è da nessuna parte. È un semplice calcolo matematico che ha scoperto il sottoscritto (già professore di matematica nelle scuole medie): la regola riguarda anche l’Avvento, ma si calcola a partire dall’anno che comprende la maggior parte dei mesi. Prendiamo il 2019: è divisibile per 3, infatti la somma delle cifre è un multiplo di 3, anzi basta scartare il 9 e la somma di 2 + 1 fa 3 che è divisibile per 3; questo significa che la divisione dà un quoziente esatto con resto 0. Quando il resto è 0 siamo nell’anno C, il 2020 dà come resto 1, quindi il 2019-2020 ha come ciclo delle letture festivo l’anno A, e il 2020-2021 avrà come ciclo l’anno B, infatti il 2021 diviso per 3 dà come resto 2. Semplicissimo, vero?
Vangelo della Messa del Battesimo del Signore (Luca 3, 15-16. 21-22)
In quel tempo. Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco». Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».
Commento
Il Battesimo del Signore è la seconda epifania del Salvatore, ovvero la sua manifestazione (dal greco epì e faino, letteralmente “appaio sopra”). Nel Battesimo di Gesù si manifesta la Trinità: il Padre con la voce testimonia che Gesù è il Figlio e lo Spirito Santo sotto forma di colomba indica la consacrazione di Gesù come Messia. Da notare che il Padre dice che si tratta del Figlio amato, come se Dio avesse altri figli, per di più non amati. Nella Trinità il Padre è tutto nel Figlio e il Figlio nel Padre, per cui l’amore che Dio ha per le creature, per necessità logica, non potrà essere come quello che il Padre ha per Gesù. E gli altri figli sono ovviamente i figli adottivi non meno amati, ma non potranno essere amati con quella pienezza d’amore che c’è tra le Divine Persone.
Il modo di manifestarsi della Trinità può apparire come qualcosa di irreale agli occhi dell’uomo moderno: certamente la Trinità per noi è meglio rappresentata dai tre personaggi misteriosi che fecero visita ad Abramo (Genesi 18,1-5), ma dobbiamo collocarci nella mentalità del fedele del tempo di Gesù che conosceva la Bibbia: Dio nella storia della salvezza si era fatto sentire più volte con la sua voce e mai fatto vedere di persona, la colomba richiama quella dell’arca di Noè ed è simbolo di pace, quella pace interiore che Gesù viene a portare all’umanità.
Il Battista predicava la conversione dei peccati, di cui il battesimo nell’acqua era un segno esterno. Gesù non aveva alcun peccato, ma il suo battesimo significa il suo impegno ad opporsi al male e lo fa mettendosi in coda come un qualsiasi peccatore. Un esempio di umiltà che anche il suo vicario attuale, Francesco, attua mettendosi in coda alla mensa dei dipendenti del Vaticano e pagando il biglietto, un esempio per tutti.
Era necessaria una manifestazione ufficiale della messianicità di Gesù per togliere ogni ambiguità tra il Battista e Gesù stesso. I sandali erano una calzatura di lusso, i più camminavano a piedi nudi, come si usava ancora ai primi anni Sessanta del secolo scorso nei nostri paesi di campagna e slegare i lacci dei sandali era compito della servitù per chi ne poteva disporre. Il Battesimo che avrebbe istituito Gesù non sarebbe stato un semplice impegno a rinunciare al peccato, ma un Battesimo nello Spirito Santo e nel fuoco, cioè un Battesimo che dà la vita vera, il germe della vita eterna, dono dello Spirito Santo, e che estingue il peccato ad opera di un fuoco purificatore, simbolo della Potenza divina. Il Battesimo cristiano, dunque, è il momento dell’incontro di due volontà: quella salvifica di Dio e quella dell’uomo peccatore che si impegna a lottare contro il male.
Se così è, ci si domanda allora come possa giustificarsi la prassi del battesimo dei neonati. Questa forma di Battesimo rappresenta l’impegno educativo dei genitori e/o dei padrini e della Chiesa perché il bambino viva, appena possibile, la vita di fede ed è un segno dell’amore preveniente di Dio che vuole tutti salvi (Prima Timoteo, 2,14). Questo non significa che i bambini morti senza battesimo non possano salvarsi. Infatti, non esiste nella Chiesa Cattolica alcuna definizione dogmatica sul limbo e sulla sua eternità. La grazia di Dio può agire anche in forma extrasacramentale.
Infine, una parola sullo sbattezzo, una pratica assurda propugnata dalle organizzazione atee contemporanee. Come non è possibile che il sottoscritto chieda la cancellazione della propria laurea, così non è possibile cancellare un fatto storico esistito, e, infatti, i parroci sono solo obbligati ad annotare nel registro degli atti di battesimo la dichiarazione di abbandono della fede a chi lo richiede. Si tratta del peccato di apostasia, che comporta la scomunica automatica. Quest’ultima, invece, potrà essere tolta in caso di ripensamento dell’apostata, che volesse ritrattare l’abiura, perché Dio misericordioso non può venir meno al suo progetto d’amore verso ciascun uomo.
Don Ezio
Nato a Caltignaga (No) il 12 febbraio 1953, mostra un precoce interesse per la comunicazione, coniugando opere parrocchiali, impegno sociale e la cronaca per il settimanale cattolico L’Azione e per il telegiornale cattolico Teleradiotrasmesse. Spiccata la passione per l’ambiente, che nel 1976 lo vede tra i fondatori dell’Associazione “Pro Natura Novara”, nella quale mantiene tutt’ora un ruolo attivo. È stato vice-presidente della Federazione nazionale “Pro Natura”. Laureato in Scienze biologiche, da sacerdote salesiano svolge il proprio ministero in diverse case del Piemonte e in Svizzera, dove insegna matematica e scienze nelle scuole medie. Per trent’anni si occupa del Museo Don Bosco di Storia Naturale e delle apparecchiature scientifiche del liceo Valsalice di Torino. Nel 2016 fonda a Novara il Museo scientifico-tecnico “Don Franco Erbea”. Dall’ottobre 2018 è incaricato della Biblioteca salesiana ispettoriale nella Casa madre salesiana di Valdocco, in Torino.
Nell’immagine: Camillo Procaccini, Natività, XVI secolo, Milano, chiesa di sant’Alessandro (particolare).
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