La Chiesa in cucina. McDonald’s in Vaticano e un bar sul Duomo

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Castel Gandolfo diventa un museo e nei locali del Vaticano, a pochi passi da San Pietro, potrebbe aprire un McDonald’s. L’ira dei cardinali che vivono nello stabile. Un tempo fu il ristorante sul tetto del Duomo…

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Ha fatto scalpore in questi giorni il cambiamento di destinazione di Castel Gandolfo, da storico luogo di villeggiatura dei Papi a museo, ormai di prossima inaugurazione (21 ottobre). Il primo papa a risiedervi fu nel 1628 Urbano VIII, che da cardinale proprio a Castel Gandolfo si era fatto costruire una villa. Da allora gli appartamenti estivi erano sempre rimasti a disposizione dei pontefici, amati particolarmente da Pio XII, Giovanni Paolo II, fino a diventare l’ultimo rifugio di Benedetto XVI, dopo che il 28 febbraio 2013 ha lasciato in elicottero il Vaticano. Un pezzo di storia che sarà ora aperto anche a fedeli e turisti.

Proprio ai turisti sembra rivolgersi un’altra iniziativa immobiliare del Vaticano, con implicazioni decisamente meno storiche: l’apertura di un McDonald’s a pochi passi da San Pietro, a Borgo Pio, in locali di proprietà della Santa Sede. A sollevare pubblicamente la polemica contro la scelta di ospitare proprio lì un fast food è stato il card. Elio Sgreccia, presidente emerito della Pontificia Accademia per la Vita e portavoce di alcune delle posizioni più nette e scomode della Chiesa su aborto, contraccezione ed eutanasia.

«Una scelta a dir poco discutibile, aberrante, per niente rispettosa delle tradizioni architettoniche ed urbanistiche di una delle piazze più caratteristiche che si affacciano sul colonnato di San Pietro, meta ogni giorno di migliaia di pellegrini e di turisti», ha dichiarato il card. Sgreccia in una focosa – come nel suo stile – intervista a Repubblica. «Si deve essere profondamente prudenti nell’avallare certe scelte commerciali. Si va a proporre a turisti e pellegrini cibi che qualitativamente, oltre ad essere lontani dalla tradizione culinaria romana, stando ad analisi e studi fatti da non pochi nutrizionisti e medici, non offrono garanzie per la salute dei consumatori».

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Sgreccia non è l’unico a tuonare contro l’ipotesi dell’apertura. Cinque piani in Piazza della Città Leonina, lo stabile, di proprietà dell’Apsa (Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica), è una delle storiche residenze degli ecclesiastici a Roma – lì visse per un certo tempo anche Joseph Ratzinger – e ospita oggi 7 porporati. Proprio nei locali al piano terra dovrebbe sorgere la nuova «mega panineria» della multinazionale statunitense, aperta 24 ore su 24, 7 giorni su 7. E le polemiche, come prevedibile, non si sono fatte attendere, tanto da giungere sino a papa Francesco. Più di un porporato ha fatto notare che la nuova attività «porterà caos e snaturerà il luogo», per non parlare dell’aria, minacciata degli «odori sprigionati dalla canna fumaria» delle cucine. Proprio quest’ultima, in parte pagata di tasca propria dai cardinali insieme al resto dei lavori di ristrutturazione dell’edificio, passerà nel vano ascensore.

Il vantaggio dell’operazione immobiliare? Certamente economico, per 538 metri quadrati con affaccio su Borgo Pio, difficilmente affittabili. Prima in uso ad una banca, i locali erano da tempo sfitti. Repubblica, salvo smentite, parla di un canone mensile di 30mila euro. «Non basta pensare solo agli affari ed ignorare la natura finale delle attività che si vanno ad aggiungere al contesto», attacca il card. Sgreccia. «Ripeto, la mega panineria a Borgo Pio è un obbrobrio. Piuttosto sarebbe il caso di utilizzare quegli spazi per attività in difesa dei bisognosi della zona, spazi di ospitalità, di accoglienza e di aiuto per chi soffre, come insegna il Santo Padre». Proprio mentre da Porto Rico, in vista delle prossime elezioni, i vescovi richiamano la necessità di superare lo storico colonialismo degli Stati Uniti.

Non è la prima volta che l’amministrazione ecclesiastica – tradizionalmente amante della buona cucina – viene investita da polemiche riguardanti scelte immobiliari nel campo della ristorazione. Tre anni fa, terreno dello scontro era il tetto del Duomo di Milano, per il progetto di aprire un bar per i turisti fra le guglie della cattedrale, ai piedi della Madunina. Che il Duomo, di splendido e delicato marmo di Candoglia, abbia continuo bisogno di restauri e dunque di fondi, è risaputo, ma il progetto di finanziamento ideato dalla Veneranda Fabbrica del Duomo, la storica fabbriceria della cattedrale di Milano, incaricata dal Trecento del reperimento dei fondi e dell’amministrazione, ha diviso la città e la Diocesi. Alla fine non se ne è fatto nulla, complice anche l’opposizione della Soprintendenza dei Beni culturali e – si dice – del card. Angelo Scola, arcivescovo di Milano, tutt’altro che entusiasta dell’iniziativa. Proprio Milano ospita già da anni un McDonald’s su Piazza del Duomo, con vista sulla Cattedrale.

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In attesa della cerimonia di inaugurazione, prevista per il 21 ottobre con l’esibizione di un coro di musica popolare cinese, non resta che da chiedersi se anche il nuovo museo di Castel Gandolfo avrà un ristorante. Rigorosamente di cucina dei Castelli.

Aggiornamento 19 ottobre
Il Comitato Salvaguardia Borgo e il Codacons hanno indirizzato a Francesco una lettera chiedendo un suo intervento contro l’apertura del fast food. Dal Vaticano, il card. Domenico Calcagno, presidente dell’Apsa, fa sapere che «è tutto nella norma e l’iniziativa va avanti». Oltre alla lettera al Pontefice, il Codacons ha presentato una formale diffida al primo Municipio e al Comune di Roma e un esposto in Procura con la richiesta di bloccare qualsiasi autorizzazione all’apertura del fast food in Borgo Pio.

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