Sarà canonizzato il prossimo 16 ottobre José Gabriel del Rosario Brochero, il “prete gaucho” simbolo della Chiesa aperta alle periferie. Come con suor Blandina, la suora che sfidò Billy the Kid.
Nel messaggio che ne ha accompagnato la beatificazione, il 14 settembre 2013, papa Francesco lo definisce una «carezza di Dio al nostro popolo sofferente». Vissuto in Argentina fra Otto e Novecento, il Cura Brochero – il “parroco Brochero” – al secolo José Gabriel del Rosario Brochero, è fra i simboli della Chiesa argentina più amati dal Pontefice. La sua canonizzazione, dopo l’approvazione del secondo miracolo – la guarigione di una ragazzina – è stata fissata per domenica 16 ottobre.
Brochero era un «pastore che odorava di pecora, che si fece povero tra i poveri, che lottò sempre per stare vicino a Dio e alla gente», come emerge dalla breve biografia che ne ha tracciato papa Francesco. “Guai se il diavolo mi ruba un’anima!”, amava ripetere il Cura Brochero, percorrendo i sentieri aridi e desolati della valle di Traslasierra, lungo i 200 chilometri quadrati della sua parrocchia di Sant’Alberto, nella provincia di Córdoba, sempre in sella alla sua mula malacara, dalla frangetta bianca. Brochero «non rimase in sacrestia a pettinare pecore», ma visitò i malati e le famiglie della valle, organizzò carovane per portare i fedeli agli esercizi spirituali a Córdoba e celebrò con instancabile devozione la Messa, conquistando a Dio un gregge di gauchos, contadini e briganti.
L’attualità del Cura Brochero è «l’attualità del Vangelo», ricorda Francesco, quella di un pioniere pronto ad «uscire verso le periferie geografiche ed esistenziali per portare a tutti l’amore, la misericordia di Dio. Non rimase nell’ufficio parrocchiale, si logorò sulla mula e finì con l’ammalarsi di lebbra, a forza di uscire a cercare la gente, come un callejero – un “prete di strada” – della fede. È questo che Gesù vuole oggi, discepoli missionari, callejeros della fede!». Quasi cieco, all’evangelizzazione Brochero affiancò un’azione sociale e civile, spronando autorità e parrocchiani a costruire scuole, ponti, ferrovie e telegrafi per uscire da quell’isolamento di «abbandonati da tutti, ma non da Dio».
Nel suo aprirsi alle periferie, non per adeguarvisi, ma per cambiarle e portarle a Dio, José Gabriel del Rosario Brochero rifiutò di trincerarsi al riparo delle certezze di una comoda vita religiosa, ma resistette pure alla tentazione – egualmente comoda, solo più moderna ed insidiosa – di conformarsi al peccato. Un atteggiamento simile a quello di un’altra pioniera della Chiesa nelle Americhe, suor Blandina Segale, la suora del Far West.
Sentieri polverosi e diligenze non mancarono anche nella vita di suor Blandina. Era il 27 novembre 1872 quando l’appena 22enne Rosa Maria Segale, figlia di emigranti italiani nell’Ohio originari di Cicagna, in provincia di Genova, veniva inviata come missionaria nelle cittadine minerarie di Trinidad, Albuquerque e Santa Fe, ad insegnare a poveri e immigrati e a fondare ospedali, scuole e conventi. Alla dura vita del Far West, non solo suor Blandina non soccombette, ma seppe adattarsi con una fede pratica e avventure al limite di uno spaghetti western. Ai linciaggi, molto diffusi all’epoca, la giovane suora della Carità oppose la forza del perdono. Come il giorno in cui, per evitare l’impiccagione sommaria ad un carcerato, contro il parere della folla lo scortò dall’uomo al quale aveva sparato perché ne domandasse il perdono (e ne ottenesse un processo legale).
Viaggiando in diligenza e in treno fra Colorado e Nuovo Messico, frequenti furono anche i contatti di suor Blandina con i protagonisti dell’immaginario western: indiani e cowboy. Dei diritti dei nativi americani la suora si fece strenua interprete, mentre di mandriani e fuorilegge seppe cogliere il volto umano e la profonda solitudine. Come quando curò un membro della banda del famoso bandito Billy the Kid, ferito gravemente e abbandonato a morire da solo in una baracca dai pochi medici della cittadina: alla sua conversione suor Blandina seppe anteporre l’urgenza del servizio, accudendolo fino a salvarlo. Ne nacque anche l’occasione per un incontro con lo stesso capobanda.
Informata, infatti, che Billy the Kid, all’anagrafe Henry McCarty, stava progettando di uccidere i dottori che non avevano curato il suo uomo, suor Blandina gli andò incontro, convincendolo a desistere dai suoi piani omicidi. «Aveva gli occhi azzurro-grigi, la carnagione rosea e l’aria di un ragazzino: non gli si sarebbero dati più di 17 anni. Aveva un’espressione innocente, se non fosse per la ferrea fermezza di propositi, buoni o cattivi che fossero, che gli si leggeva nella coda dell’occhio. Avrebbe potuto scegliere la via giusta e invece ha scelto quella sbagliata», annotò la suora in una lettera alla sorella, anch’essa religiosa delle Suore della Carità in Ohio. Il loro intenso rapporto epistolare è anche diventato un libro (Una suora italiana nel West, Neri Pozza ed., 1996). Suor Blandina avrebbe incontrato Billy the Kid altre volte, visitandolo e curandolo anche in prigione. Quando apprese della sua morte, avvenuta in circostanze mai del tutto chiarite, la suora commentò: «Povero Billy the Kid. Termina così la carriera di un giovane che cominciò a scendere la china all’età di 12 anni, vendicando un insulto che era stato fatto a sua madre». Suor Blandina concluse la sua vita a 90 anni, assistendo gli immigrati italiani insieme alla sorella.
Nel 2014 la diocesi di Santa Fe ha annunciato l’avvio del processo di canonizzazione di suor Blandina. Famosa soprattutto negli Stati Uniti, la sua vita è stata più volte raccontata in letteratura. Numerose le trasposizioni in fumetto, come nella serie statunitense Treasure Chest of Fun & Fact. In Italia la “suora del Far West” si è guadagnata invece un posto nella celebre serie Magico Vento dell’editore Bonelli. Storie di una Chiesa di periferia, incredibili quasi come un romanzo.
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