Si fa presto a dire surrealismo. La verità è che si tratta più di una salita in montagna.
Sta facendo parlare di sé il Cristo di Salvador Dalí detto di Port Lligat, in esposizione – con relativo disegno-reliquia – nella chiesa di San Marcello al Corso, a Roma. Non potrebbe essere altrimenti, per un’opera che unisce genio e conversione dell’artista catalano all’ispirazione mistica di un santo, Giovanni della Croce.
Nel dipinto di Dalí vivono gli ingredienti di ogni storia, sia essa romantica o della salvezza: amore e distacco.
L’amore, che si cela nelle mani e nei piedi senza chiodi, neppure quelli del disegno di Juan de la Cruz: non il metallo costringe Cristo alla passione, ma la passione assoggetta volontariamente Cristo al ferro e al legno. Se i chiodi trafiggono e infiggono l’umanità di Gesù, la divinità sublimata nell’amore non si fa trattenere se non dall’amore. Nulla a che vedere con le atmosfere dell’egualmente straordinario Crocifisso miracoloso conservato abitualmente nella medesima chiesa.
E il distacco. Surrealista, certo. Una scena dai contorni metafisici. Anche un nuovo punto di vista: quello del Padre, è stato detto. Ma, di più, il senso di piena libertà suggerito da un croce che sembra librarsi in volo, unitamente alla luce che la circonda e insieme ha origine da essa, restituisce una sensazione di distacco dal piano dell’esistenza materiale. Un’ascensione prima dell’Ascensione. È oltre quelle nuvole che Colui che risorgerà termina, idealmente, il Salmo 23, iniziato con un grido dalla croce saldamente infissa a terra. Annunceranno la sua giustizia;
al popolo che nascerà diranno:
“Ecco l’opera del Signore!”.
Distacco dal mondo, con i suoi ricordi, le sue illusioni, i suoi affetti e i suoi dolori. Distacco per amore, però, agli antipodi di una lontananza dettata dal disinteresse. Se c’è un nuovo punto di vista è quello della redenzione, del Signore di tutto che torna a muoversi sopra le acque, completamento e compimento della creazione: Cristo sopra il mare, anche solo di Galilea.
Non è difficile immaginare l’importanza della libertà per Dalí, tornato alla fede cattolica proprio negli anni del Cristo di Port Lligat. Senza chiodi è anche il Cristo di Gala, opera dell’età più matura, sin troppo facilmente accostabile a quello in mostra a Roma. Maggiori affinità, anche per il percorso di crescita di Dalí, si scorge invece nella tensione fra l’umano e il divino che distingue l’Apparizione di Cristo nelle interpretazioni di Dalí della Divina Commedia. Una tensione tale che sembra attirare, per gravità, lo stesso Dante, innalzandolo.
In fondo, per Giovanni della Croce il cammino della santità ha l’asperità di una salita di montagna, dove la fatica non è vinta dalla forza, ma da coraggio e pazienza. Per giungere dove non sei, devi passare per dove non vuoi. Per giungere a possedere tutto, non voler possedere niente. Vie che gli sono proprie, che sono spesso il contrario di quelle che avremmo scelto, avrebbe detto Jean Guitton. Amore e distacco. Distacco per amore.
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