La fame imposta al popolo ucraino dal regime comunista sarà ricordata domani in Duomo. Presenti la Chiesa greco-cattolica ucraina e l’Arcivescovo di Milano.
In ucraino e russo è l’holodomor: la grande carestia che affamò l’Ucraina fra il 1932 e il 1933. Non una sciagura naturale, bensì un evento cinicamente pianificato – secondo la risoluzione adottata dal Parlamento europeo che dal 2008 la riconosce come crimine contro l’umanità – dal regime di Stalin, allo scopo di forzare i contadini ucraini ad aderire alle politiche di collettivizzazione agricola propugnate dal comunismo sovietico. Sebbene le stime differiscano, tutte concordano nell’attribuire a questa carestia artificiale dagli uno ai quattro milioni di morti, che salgono a sette se si considerano anche le crudeli purghe inflitte dal regime comunista al popolo e all’intellighenzia ucraini e le persecuzioni contro i cristiani.
Proprio la Chiesa greco-cattolica ucraina è oggi fra le principali interpreti della memoria di quello che da molte parti è indicato come un genocidio dimenticato. «Un crimine nascosto al mondo», come lo definisce padre Volodymyr Voloshyn, coordinatore nazionale Migrantes della pastorale dei greco-cattolici ucraini in Italia, in una lettera inviata al card. Gualtiero Bassetti, presidente della Cei. Mentre l’Ucraina è ancora in guerra e «ha bisogno che si elevino a Dio preghiere per la pace», l’85° anniversario dell’holodomor sarà ricordato domani, domenica 26 novembre, a Milano. Alle ore 13 in Duomo gli ucraini d’Italia – 22mila nella sola diocesi ambrosiana – si uniranno per la prima volta nella celebrazione della Divina Liturgia da Requiem in rito bizantino. Presenti Sua Beatitudine Svjatoslav Ševčuk, arcivescovo maggiore degli ucraini greco-cattolici, e mons. Cyril Vasil’ sj, segretario della Congregazione per le Chiese Orientali, insieme a sacerdoti ucraini e italiani. L’intervento dell’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, è previsto per le 14.30 a nome della Chiesa ambrosiana.
Un momento per ricordare le molte ferite del passato, ma anche un monito alle nuove generazioni per non ripetere gli errori della storia. Dopo le parole pronunciate dal Pontefice a proposito del genocidio armeno in occasione della visita apostolica in Armenia dello scorso anno, mons. Voloshyn esprime «il desiderio che il Santo Padre Francesco possa ricordare le vittime di quella tragedia». Altri pontefici lo hanno fatto prima di lui, a cominciare da Pio XI, che nel 1933 denunciò l’holodomor come una delle conseguenze delle micidiali ideologie dei regimi sovietici, e Giovanni Paolo II, che crudeltà simili vide riservate al popolo polacco. Morti gemelle, inflitte dalla medesima disumanità.
Nella foto: il memoriale delle vittime dell’holodomor eretto a Kiev, Ucraina.
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